Rendere alla parole il loro vero significato: ecco un’impresa che andrebbe fatta, o almeno tentata. Non c’è niente di più Politico (in senso alto) che interrogarsi su quello che diciamo e che facciamo, e capirne il vero significato. Per le parole non serve molto, il più delle volte basta un buon dizionario, di quelli che si usano alle medie inferiori.
Comincio con questa parola: CLANDESTINO. (l'illustrazione viene dal dizionario Zingarelli)
Si sta facendo passare l’equazione clandestino = criminale, ma così non è: il dizionario ci spiega che il significto della parola clandestino è "nascosto, segreto".
Il più delle volte, la condizione di clandestino nasce dall’ignoranza. E’ stato fatto notare che ai clandestini non conviene pagare 5000 euro per un passaggio in barca, col rischio di annegare o morire di stenti: un biglietto d’aereo costa molto meno, e se i clandestini lo sapessero non ricorrerebbero ai passatori.
Il che ci porta al secondo punto: essere clandestini dipende anche dalla possibilità di avere, oltre ai soldi, anche i permessi. Molte nazioni vietano ai propri cittadini di espatriare; molte nazioni vietano agli stranieri di entrare. In ambedue i casi, se uno si vuole muovere o se è costretto a farlo, deve ricorrere alla clandestinità anche se non ha nessuna intenzione di delinquere.
Si può essere clandestini anche per caso o per sbadataggine: chi ama la montagna sa che, sulle Alpi, è facile espatriare senza rendersene conto; e la stessa cosa può capitare in mare. Oggi siamo in tempo di pace e ci si chiarisce in fretta, ma in altri tempi poteva essere un problema.
I delinquenti, quelli non sono quasi mai clandestini. La delinquenza organizzata sa dove e come procurarsi i permessi; i delinquenti arrivano quasi sempre in prima classe, sugli aerei e sugli eurostar, e lo dimostra alla perfezione la tragedia delle Torri a New York (tutti i dirottatori e i piloti suicidi avevano i permessi in perfetto ordine, avevano studiato negli USA, quasi tutti erano ricchi e di buona famiglia).
I dibattiti in tv hanno spesso un aspetto surreale, si parla molto ma non si ascolta mai. Da una parte, forze governative che ribadiscono l’equiparazione tra clandestino e criminale, dall’altra giovani uomini e donne che portano la loro testimonianza: “siamo arrivati come clandestini, oggi siamo perfettamente integrati”. Il più delle volte, si scopre che gli ex clandestini esercitano professioni rispettate ed invidiabili; e che molti di quelli finiti in prigione non avevano nessuna intenzione di delinquere, sarebbe bastato aiutarli e assisterli al momento dell’ingresso nel nostro Paese.
Conclusione: il governo dovrebbe invece dire “perseguiamo fermamente la delinquenza e la criminalità”: ma così sembra troppo banale, va a finire che il prodotto non si vende e la gente pensa che chi sta al governo è debole e anche un po’ fregnone. Meglio colorire il tutto, magari dando alla lotta alla criminalità un bel tocco di razzismo, il che non guasta. (E se venite derubati da un italiano, gioite e state sereni, che di sicuro non era un clandestino).
(Giuliano, anno 2008)
PS: Questo post l’ho scritto tre anni fa, nel 2008. Nel frattempo alcune cose sono cambiate: per esempio, il governo Bossi-Berlusconi ha introdotto un reato che prima non c’era, il reato di immigrazione clandestina; e ha stipulato un’alleanza con Gheddafi finendo perfino col baciargli la mano (di persona lo ha fatto il capo del governo, quindi è come se lo avesse fatto anche la Lega, eccetera). A seguito di questo accordo, che bloccava in Libia le barche degli emigranti, il ministro degli Interni, il leghista Maroni, dichiarò definitivamente risolto il problema e chiuse il centro di accoglienza di Lampedusa. Quanto fosse “definitivamente risolto”, lo si è visto in questi giorni...
Un altro effetto di queste nuove leggi è stato questo: che se arriva una barca con seimila persone, come è successo l’altro giorno, la magistratura è obbligata ad aprire seimila pratiche, e a portarle avanti. Se ne arrivano diecimila, saranno diecimila nuovi faldoni. La vocazione alla burocrazia della Lega e di Berlusconi è dunque salva, il problema dell’immigrazione clandestina un po’ meno.
Antonio MONTICO
9 ore fa
6 commenti:
Sono trascorsi tre anni e la situazione è peggiorata. Povera patria.
Annarita
Tra clandestini e cantanti lirici come Christoff & C. non so da dove cominciare.
La prima suggestione alla quale rispondo è quella sugli sconfinamenti, vero e proprio terrore dei gitanti domenicali sul Carso sino a pochi anni fa: negli anni 60 e 70 si rischiava il processo a Capodistria. I graniciari appostati tra i cespugli tre metri dopo il confine italiano erano lesti come i levri (le lepri, qui a Trieste) e trovarsi in manette era questione di un attimo.
E tutto per quattro funghi o bruscandoli (asparagi selvatici), quando non per un asfittico mazzetto di ciclamini.
Poi c’erano gli sconfinamenti volontari, oggi tornati di moda, per acquistare la carne a prezzi stracciati in quella che era la Yugoslavia. Tutto bene sino al momento del ritorno alla frontiera italiana, quando i finanzieri ti smontavano l’automobile per trovare quel mezzo kg di roastbeef nascosto nella custodia del triangolo per segnalare gli incidenti.
E così via.
Papà mi diceva che Christoff aveva una voce di volume impressionante, ma un po’ dura e legnosa, a lui piaceva Siepi. Però vedi, non è che a quei tempi per apprezzare un cantante bisognava per forza affossarne un altro, si poteva dire senza essere tacciato d’eresia che ti piacevano entrambi ma che preferivi Tizio invece di Caio.
Ci pensavano gli artisti tra loro, a non volersi troppo bene, come fu il caso proprio di Ghiaurov e Christoff.
Britten è un compositore fantastico, mi ricordo ancora l’enorme impressione che mi fece il Peter Grimes quando lo sentii la prima volta, tanti anni fa.
Ora, dopo questa sintetica carrellata di ricordi che mi ha suscitato la lettura dei tuoi post, ti prego di esonerarmi di parlare anche di politica, di questa politica. Grazie.
Ciao Giuliano :-)
P.S.
Io ci do dentro col Parsifal diretto da Boulez, oggi. Bello, ma io sono più per la magniloquenza di altri direttori.
ciao Annarita!
:-)
a me dà fastidio soprattutto la faciloneria. Ovviamente, soluzioni non ne ho e sono anche un bel po' preoccupato, come tutti. Ma i discorsi come quelli di Borghezio e di LePen siamo capaci di farli tutti, sorgono spontanei in chiunque; i politici avrebbero il dovere di mantenere la calma, di far ragionare. Invece accade il contrario, e questo è preoccupante anche e più del fenomeno dell'immigrazione.
Questi qua si indignano (fingono di indignarsi) per i cori razzisti negli stadi, ma dagli ultrà degli stadi pescano e hanno pescato una gran quantità di voti alle elezioni. Non solo la Lega, ma anche Alemanno a Roma: il giochino è chiarissimo e scoperto, e si è anche visto che molti di quegli ultrà hanno poi ottenuto posti in Comune, a Roma e non solo a Roma...
ciao Paolo! Qui da noi c'è la Svizzera, mai avuti troppi problemi... però c'è tutta l'epica degli spalloni, quelli che portavano merce di contrabbando sulle spalle: ma ormai sono cose del passato, al massimo oggi controllano se porti qualche chilo di banconote nei doppifondi (ne trovano!!!)
:-)
Concordo in pieno col giudizio di tuo padre su Christoff, anche Ghiaurov (che alla Scala c'era sempre, una gran fortuna!) aveva una voce molto più bella; ma ho dedicato il post a Christoff perché Christoff ha avuto più influenza nella mia vita. Come ti dicevo l'altro giorno, il mio primo disco d'opera è stata l'Aida con Bjoerling diretta da Perlea, e tu sai bene come comincia l'Aida: comincia con la voce di Boris Christoff, nel mio caso personale!
per il resto, concordo appieno, e anzi a Boulez dovrò dedicare un altro dei miei ricordi - bei ricordi, datati primi anni '80
una delle parole più crudeli per chiamare un essere umano, sans papier è molto più dignitosa.
è vero che dipende dai soldi, come assassino o eroe dipende dall'esito del combattimento
eppure in letteratura ci sono tante belle figure di clandestino, in Conrad per esempio, ma anche il Titanic, i fratelli Marx nel baule di Groucho...(Una notte all'opera)
C'è poco da sorridere, anche se ci provo non mi viene, perché è un problema molto grande, non so nemmeno se sia risolvibile.
La domanda vera è: ci sono risorse per tutti? Ce la poniamo da sempre, ma è una domanda che non porta a prendere voti e non fa andare al governo. La gente cerca risposte facili, ma le risposte facili qui non esistono.
Magari esistessero...
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