«La parola “zingaro” viene dall’Egitto – spiega con compunzione l’esperta in tv, una giovane conduttrice di non so più quale programma – l’etimologia è chiarissima, del resto.» E conclude con un bel sorriso convinto.
Beh, a dire il vero da “zingaro” ad “Egitto” c’è una bella differenza, non è mica tanto chiara quest’etimologia. Si tratta, con tutta probabilità, di qualcosa che è stato mal tradotto dall’inglese, e adattato all’italiano senza fare il minimo controllo: in inglese, zingaro si dice “gypsy”, e qui direi che ci siamo: da “egyptian” a “gypsy” il passo è davvero breve, anticamente si pensava che gli zingari venissero dall’Egitto, e forse qualcosa di vero c’è, perché anche la parola spagnola “gitano” somiglia molto a “egiziano”.
Metto qui di seguito altre traduzioni affrettate e incomprensibili che, sia pur con quel poco di inglese che conosco (davvero poco) nel corso degli anni sono infine riuscito a decifrare:
- La “teoria delle stringhe” esiste in Fisica e se ne è parlato molto in questi ultimi anni: ma “string” in inglese è la corda degli strumenti musicali, dei violini, delle chitarre. “String theory” è una teoria che sarebbe complicato riassumere qui, ma che si basa proprio sulla somiglianza con la vibrazione e la risonanza delle corde dei violini, dei violoncelli, della chitarra. La stringa delle scarpe è invece “lace”, laccio.
- In inglese, “to shoot” è sparare ma è anche fare una foto, girare un film: ricordo in un dibattito tv un deputato scandalizzato che andò avanti per un quarto d’ora a dire «...hanno perfino girato un film che si chiama “Berlusconi shooting”, “sparare a Berlusconi!!”», e questo senza che nessuno dei presenti (conduttore incluso) glielo facesse notare. Eppure al cinema era appena uscito “Palermo shooting” di Wim Wenders...
- Un altro errore comune è tradurre “sceneggiatura” invece di “scenografia”, e viceversa: ma “sceneggiatura” sono i dialoghi, e “scenografia” sono gli arredi, i fondali dipinti. Due cose diverse: qui è facile fare confusione perché anche in inglese e in francese i termini si prestano a ingarbugliarsi, quindi si può capire l’errore. Però mi ha fatto molta impressione trovare stampato “scenografia” invece di “sceneggiatura” per ben due volte a pag.80 di un libro di Ingmar Bergman (Lanterna Magica) tradotto e stampato da Garzanti nel 1987. Una volta passi, può scappare: ma due volte di fila nella stessa pagina...
- E infine (chiedo scusa per la volgarità, che cercherò di attenuare) nei film inglesi e americani si dice spesso “fuck”, che è un imperativo o un infinito, e che andrebbe tradotto, più o meno, “fottere” oppure “fottiti” (nel qual caso la frase completa è “fuck you”). Invece nei film italiani “fuck” diventa sempre “babangala” (spero che si capisca, mi sono censurato) vale a dire che non siamo più all’infinito o all’imperativo, ma ci si mette un complemento oggetto, cioè si fornisce una destinazione precisa a qualcosa che nell’originale non era invece stato specificato. Questo complemento oggetto, questa destinazione precisa quando nell’originale si rimane sul vago, meriterebbe un’attenta psicoanalisi, ma è un compito che un po’ mi spaventa e che delego volentieri ad altri, magari a qualche studente di etnologia o di sociologia che sta cercando un argomento per la sua tesi di laurea.
Life History of the Forget-me-not
5 ore fa
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