mercoledì 23 marzo 2011

Traduzioni ( III )

Un altro esempio di traduzioni “strane” è quando si traduce qualcosa che è già in italiano. I risultati possono essere divertenti, e Umberto Eco nei suoi libri ne ha raccolti molti; ma il più delle volte escono cose un po’ tristi, come queste due che ho trovato io:

- Ho letto per la prima volta “Cuore di cane” di Bulgakov, un romanzo breve molto divertente, quando ancora non sapevo niente di musica; e mi ero incuriosito leggendo del dottore che canticchiava in continuazione. Cosa cantava, quel dottore, novello Frankenstein, che tramuta un cane in un uomo? Cantava l’Aida, e anche se non ne sapevo niente di niente era abbastanza facile capirlo: “Su, del Nilo al sacro lido...”, c’era scritto. Lo aveva scritto Bulgakov, in russo, e il traduttore aveva semplicemente messo i versi giusti, quelli del lecchese Antonio Ghislanzoni, anno 1871.
Parecchi anni dopo, invece, dopo aver letto anche “Uova fatali” e “Il maestro e Margherita” mi era venuto in mente di cercare altre cose di Bulgakov: e così avevo comperato un libro dove c’erano molti racconti che non conoscevo, e dove c’era anche una diversa traduzione di “Cuore di cane”. E lì ho avuto una sorpresa, perché era stata tradotta dal russo anche l’Aida di Giuseppe Verdi. I versi che canta il Re, alla fine del primo atto, erano diventati così: “alle sacre rive del Nilo”. Una traduzione magari corretta, ma perché tradurre in italiano una cosa che era già in italiano? L’Aida è famosissima, bastava poco, bastava chiedere, informarsi...
(Per i curiosi: l’edizione corretta è quella della BUR 1975, traduzione di Giovanni Crino curata da Angelo M. Ripellino; quella che ha riscritto Verdi è l’edizione Einaudi traduzione Clara Coisson, volume dei Racconti pag.182) (magari nel frattempo hanno corretto l’errore...)

- La stessa cosa, cioè la traduzione di versi che nell’originale sono già in italiano, e anche molto famosi, l’ho trovata in una biografia del medico ipnotista Mesmer scritta da Jean Thuillier, edizione Bur 1996, traduzione di Maria Grazia Meriggi. Mesmer mi interessava perché fu contemporaneo di Mozart, e lo aiutò a mettere in scena la sua prima opera, a Vienna: Mozart aveva dodici anni. Mozart, vent’anni dopo, ricorderà Mesmer prendendolo amabilmente in giro nell’opera “Così fan tutte”, dove si simula una guarigione tramite “fluidi magnetici”, usando una calamita. Tutto questo è ampiamente citato a pagina 337 del libro, eppure mi è toccato leggere questa cosa qui: «ecco, il magnete ve lo dimostrerà; è questo magnete che Mesmer ha usato un tempo, Mesmer originario dei cantoni di Germania e così celebre in Francia.»
L’originale del “Così fan tutte” è in italiano, e in italiano è cantato in tutto il mondo, da più di duecento anni, senza interruzioni. I versi originali, scritti da Lorenzo Da Ponte, sono questi:
«Questo è quel pezzo / di calamita / pietra mesmerica / ch’ebbe l’origine / nell’Alemagna / e poi sì celebre / là in Francia fu.» (atto primo scena 16). Tra l’altro, per chi non lo sapesse, Da Ponte scriveva in un italiano magnifico, che non è affatto invecchiato: qui sta imitando un medico e il suo linguaggio aulico e non si nota molto, ma anche solo leggersi il “Don Giovanni” o “Le nozze di Figaro” sarebbe utile e divertente.
Le perle di questo volume non sono però finite: a pag.69 si legge di una “Cecchina” musicata da Puccini (Puccini è nato cent’anni dopo Mozart: il musicista in questione è Piccinni), e a pag.150 di un quartetto a corde, che naturalmente sarà stato un quartetto d’archi: è la stessa cosa, ma in italiano “quartetto a corde” non l’ho mai sentito dire da nessuno.

E, per finire, ancora sottotitoli: a dicembre accendo la tv e c’è in diretta “La Valchiria” di Wagner, dalla Scala, con i sottotitoli per capire: è una moda che si è diffusa da qualche anno, lo si fa anche in teatro. “Così gli spettatori capiscono anche se non hanno mai letto il libretto”, spiegano gli esperti. Tutto bene, in teoria; peccato che poi sul video escano cose come questa: DIODISCHIERE A TE ATTENDE...(“diodischiere” tutto attaccato), ed altre che mi sfuggono. E’ un’antica versione ritmica, quindi non una traduzione; ma forse in questo caso era meglio lasciar perdere il libretto originale e scrivere un riassunto...
Già che c’ero, mi sono immaginato altri libretti “sottotitolati per far capire meglio”: per esempio le famose “cimbe natanti sovra il mar degl’anni”, dall’Ernani di Giuseppe Verdi e F.M.Piave (anno 1844). O magari l’Aida: uno si guarda l’opera in tv, legge L’ABORRITA RIVALE A ME SFUGGÌA e comincia a interrogarsi: che mai vorrà significare? Ora che ha capito cosa ha letto e comincia a raccapezzarsi, è finito l’atto ed è calato il sipario. Spero che un po’ di musica gli sia rimasta in testa, magari proprio quel “Su, del Nilo al sacro lido / accorrete egizi eroi...” dal quale ero partito per scrivere queste mie riflessioni.

5 commenti:

Mauro ha detto...

Giuliano, è sempre molto interessante leggere queste tue riflessioni. Grazie di cuore.
Di queste pecche di traduzione se ne trovano di continuo, purtroppo, ed è fastidioso. anche perchè magari quelle di cui ci accorgiamo noi sono solo una piccola parte, spesso perchè ci toccano sul vivo andando ad "invadere" una nostra sfera di competenza o di passione particolare.

Giuliano ha detto...

con l'inglese o con il francese, magari con le lingue iberiche, magari ce ne accorgiamo; ma col russo, con l'arabo, con il cinese?? boh...
e poi, come ben sai, ci sarebbe tutto il capitolo delle traduzioni scientifiche: dall'eterno casino fra silicio e silicone, al nitrogeno e al natrio, alle volte basterebbe usare il dizionario...

Mauro ha detto...

Già, a volte ci si imbatte in cose che, per quanto piccole, infastidiscono e sminuiscono immediatamente la qualità di quello che si sta leggendo, e ci si chiede "ma se c'è questo errore marchiano, chissà il resto". Ad esempio leggendo "Alta fedeltà", di Nick Hornby, ci si imbatte in più di uno di questi "errorini" che però danno abbastanza sui nervi. Ad un certo punto c'è uno dei personaggi che indossa una maglietta di un gruppo musicale, i Sonic Youth (Gioventù sonica, tradotto), e il testo recita, più o meno: "Barry aveva addosso una T-shirt della Sonic Youth", che non vuole dire nulla e irrita non poco, soprattutto perchè il libro ruota attorno alla musica pop, e certe cose andrebbero per lo meno verificate.

Mauro ha detto...

Ah, poi c'è un'altra clamorosa categoria nella quale la traduzione sbagliata si tramanda più o meno da generazioni, come una tradizione: i menù dei ristoranti.
Una volta sono stato negli USA per lavoro, e nella camera d'albergo avevo una specie di catalogo con una trentina di ristoranti della zona che fornivano il cibo a domicilio, con relativo menù. Alcuni di essi erano italiani (o presunti tali) e prevedevano piatti misteriosi quali Linguini alla Alfredo, Spagetti allo scolio, Capprese salad, Tirramisu (mi spiace di non aver strappato la pagina, era un capolavoro di comicità involontaria).
Un ultimo appunto, questo Alfredo deve essere molto famoso in America (e solo lì, penso) dato che ogni ristorante italiano che mi è capitato di incontrare (non ci sono mai entrato ma ho sempre sbirciato i menù) ha almeno un piatto col suo nome.

Giuliano ha detto...

tra le cose simpatiche (che si scoprono da quando sono usciti i dvd con l'audio originale) metterei Groucho Marx che canta "ridi pagliacci" in "Una notte all'opera". (Pagliacci al plurale è il titolo dell'opera), ma non so nemmeno se si possa considerare un errore, dato il contesto.
Il "broccolino" è comunque ricco di cose divertenti, come "la stretta" per dire la via, e tante altre cose buffe che però - disdetta - mi sono dimenticato...