Tra le erbe che crescono spontanee, nei prati e ai bordi delle strade, molte appartengono alle graminacee, cioè producono spighe e chicchi, varianti selvatiche e talvolta antenati di specie che vengono da secoli selezionate e coltivate. Una di queste è stata uno dei miei giochi da bambino, una spiga molto appuntita che si usava come freccetta: si infilava benissimo nei maglioni e nelle magliette tipo quelle che oggi si chiamano polo, la maglieria si prestava benissimo, le camicie e le magliette di cotone molto meno.
Ho scoperto non molti anni fa (da adulti a tante cose si smette di pensarci, ed è un peccato) che è una variante dell’orzo, addirittura il nome è molto simile: Hordeum disticum è la spiga selvatica, Hordeum volgare è l’orzo coltivato (la differenza sta in quel “disticum”, ma spiegarlo bene è roba da botanici). In italiano, la mia spiga selvatica prende il nome di “forasacchi”, una parola che io non ho mai sentito usare. Anzi, a dire il vero, non mi risulta che qui da noi questa spiga abbia un nome, nemmeno in dialetto: è una spiga, un’erbaccia, e basta. Se una cosa non è buona da mangiare, o non serve per qualcosa di utile, per i nostri vecchi non meritava nemmeno un nome.
C’è anche un’avena selvatica, tra le erbacce: ne esistono anzi diverse varietà, che si chiamano Avena fatua (bel nome), Avena pratensis, Avena pubescens, Avena sativa. Molte di queste varietà “infestanti” sono l’alimentazione delle mucche al pascolo, però per giocare con le freccette l’avena non va bene; al massimo, si possono raccogliere i chicchi nella mano e poi buttarli addosso agli altri bambini, ma così è molto meno divertente.
Le illustrazioni vengono da Wikipedia, e da vari siti in rete che al momento non saprei rintracciare (me ne scuso).
Turno di notte - Carmen Giardina
8 ore fa
4 commenti:
Ho sentito spesso gli anziani di campagna chiamare furasacchi quelle piccole spighe che anche noi bambini tiravamo addosso ai compagni, credo sia una variante dialettale laziale, ma non ne ho la certezza. È sempre piacevole e istruttivo leggerti :-)
Annarita
sì, in effetti "forasacchi" suona molto toscano, o comunque dell'Italia centrale. gli adulti dicono sempre di stare attenti a non tirarle in un occhio, e hanno ragione
:-)
http://amareproduzioniagricole.blogspot.com/2011/05/nasce-orto-di-emilio-settimo-san-pietro.html
questo è l'orto sciale/urbano che abbiamo aperto nel paese dove abito, ho tutto da imparare:)
ho messo il link nella colonnina qui a fianco!
ciao franz
:-)
però tengo a precisare: l'orto lo cura mia mamma, io so fare poco o niente...sai come dicono qua, a quelli come me? "...guarda che la terra l'è bassa!" (nel senso che bisogna piegare la schiena, e lavorare!)
:-)
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