mercoledì 1 giugno 2011

Il caso Zapatero, e dintorni

POVERTÀ: ecco la parola che non si vorrebbe mai pronunciare, nei dibattiti tv e nelle dotte analisi economiche e politiche dei giornali. Spagna, Italia, Grecia, Portogallo, Irlanda, sono sempre stati paesi poveri, per secoli. Non è stato così per tutta la seconda metà del Novecento, ora il problema della povertà è tornato a riproporsi: il vero problema è che non ci siamo più abituati. Siamo invece abituati a vestirci bene, all’automobile di proprietà, alla casa ben riscaldata d’inverno e al condizionatore acceso d’estate, alle vacanze a Sharm e alle Maldive, tutte cose che stanno per finire e che in molti casi sono già finite.
Se si ascolta un dibattito sugli immigrati, fateci caso, nessuno mai dice la cosa più importante: che i primi ad emigrare sono stati i nostri industriali. E’ ormai vecchia di un decennio la notizia degli industriali del Veneto che tengono le loro riunioni in Romania: perché sono tutti lì, le fabbriche venete sono tutte emigrate. La stessa cosa, la fuga dall’Italia, l’ho sentita spiegare da alti dirigenti della Confindustria, che spiegavano che è bello e giusto chiudere qui e trasferirsi in Bosnia o in Montenegro o in Turchia, o magari direttamente in Cina. Gli operai e gli impiegati guadagnano troppo, lo dice anche Marchionne: ma questo significa povertà.
E’ un calcolo abbastanza semplice: se alla Fiat c’erano cinquantamila dipendenti e oggi ce ne sono cinquemila (sono cifre che sto facendo a puro titolo di esempio), e non si sono aperte nuove fabbriche, questo vuol dire che Torino e il Piemonte sono diventati poveri. Ci si vuol nascondere dietro a un dito? Tutti i governi dovranno preoccuparsi di questa emergenza, chi non lo fa rischia grosso, che sia Spagna, Grecia, Italia, Portogallo, Irlanda.
E vengo al caso Zapatero: l’altra sera non sapevo se ridere o se piangere, davanti al giornalista furbo e sveglio che diceva “sì, ma Zapatero??” e aspettava ghignando che il leader “della sinistra” cadesse nella trappola, ammettendo finalmente che sì, che anche “loro”, e non solo noi, perdono le elezioni... Ma Zapatero in Spagna è in difficoltà perché la Spagna si è impoverita, Papandreu in Grecia è in difficoltà perché la Spagna si è impoverita, Berlusconi in Italia è in difficoltà perché l’Italia si è impoverita (compreso il Nord, si badi bene).
Ma qui si continua a ragionare in termini di colore politico, lo fanno anche commentatori dei quali avevo molta più stima, e non solo gli stupidi al servizio di questo e di quello. E invece per una volta il colore politico non c’entra: quando mancano i soldi, quando mancano le risorse, non si può pretendere che la gente sia anche contenta.
Sono queste le situazioni che, storicamente, hanno portato a sommosse, rivolte, rivoluzioni. Non tenerne conto significa preparare guai grossi. Qui da noi, mi spaventa vedere che “la ripresa” viene ancora associata alla riduzione delle tasse per le imprese: ma le imprese italiane sono già altrove, sono in Romania, in Albania, in Turchia, in Bosnia, in Polonia, in Cina. Cosa vuoi detassare, che sono già scappate da un pezzo. Qui servono idee, finanziamenti certi dalle banche, sostegno a chi vuole comunque continuare a produrre qui, attendo ancora qualcuno che mi spieghi a cosa serve detassare se hai il magazzino pieno di merce che non riesci a vendere. Con una classe politica come quella che abbiamo avuto in questi ultimi decenni, l’unica cosa garantita è la crisi economica, e di conseguenza la povertà. Con dirigenti come quelli partoriti dalla Bocconi e dalle altre facoltà economiche in questi ultimi decenni, capaci solo di ragionare sul costo del lavoro e sulla delocalizzazione, sui derivati bancari e sui tassi di interesse, sugli sconti e sugli sgravi fiscali, l’unica cosa garantita è la fuga di tutti quelli che hanno qualche capacità e qualche idea vera.

2 commenti:

franz ha detto...

la fine è la parte più inquietante, dall'Africa emigrano i giovani, chi ha più idee, più voglia, non parlo solo dei poveri che arrivano coi barconi, ma di tutti quegli africani che affollano le università del mondo occidentale, che fondano imprese qua, la fuga dei cervelli italiani cos'ha di diverso?

Giuliano ha detto...

hai presente quando hai il mal di gola, e trovi ancora qualcuno che ti dice "fai gli sciacqui"? Ecco, mi sembra di essere in una situazione simile. Gli "sciacqui" possono anche essere utili, ma se vai dal dottore ti dà gli antibiotici. Idem se hai "i funghi" sulle unghie dei piedi: i medici non ti danno una pomata, ti danno una pastiglia da prendere a ore precise per qualche giorno.
Però pensare ai gargarismi e alle pomate è più divertente...
Mah!