Due notizie recenti che vengono dagli USA: la prima riguarda la crisi economica dell’orchestra di Philadelphia, che l’ha costretta al fallimento; la seconda notizia è che nello Stato dell’Indiana da oggi in avanti i bambini a scuola non avranno più carta e penna, ma solo il computer.
L’orchestra di Philadelphia è una delle più famose nel mondo: e la conosciamo davvero tutti perché è quella che si esibisce in “Fantasia” di Walt Disney. Ha una storia più che centenaria (111 anni, per la precisione) ed ha avuto alla sua guida alcuni tra i più grandi direttori d’orchestra del mondo: non sto qui a farne la lista completa ma basta cercare su internet per avere altre notizie. Il caso della Philadelphia Orchestra mi ha sorpreso e non poco, ma poi è bastato ragionarci sopra un attimo per capire che non c’era alcuna ragione di stupirsi, ero io che mi ero distratto e non ero stato al passo con i tempi. In USA, e non poteva essere diversamente, sta succedendo la stessa cosa che capita qui da noi: le nuove generazioni hanno perso interesse alla grande musica, e alla cultura in generale. Da sempre ci hanno raccontato le meraviglie dei privati americani, i grandi mecenati che finanziavano teatri, scuole, orchestre, musei; come Peggy Guggenheim, tanto per fare un nome solo. Ed era veramente così, ma evidentemente le cose stanno cambiando. Forse anche i ricconi americani stanno diventando come i nostri e come gli arabi del petrolio, vale a dire che se hanno una decina di milioni da parte li usano per pagare l’ingaggio a un calciatore? E’ presto per dirlo, ma temo che sia proprio così.
L’altra notizia prevede uno scenario ancora più drastico, e cioè il taglio netto non con una storia lunga un secolo ma con una storia vecchia di migliaia di anni, vecchia come l’umanità. Usare il computer al posto della penna significa eliminare l’ultimo residuo di manualità a noi rimasto, o quasi: alle nuove generazioni diventerà difficile non solo fare un disegno anche dei più semplici, o mettere la propria firma, ma anche girare una maniglia. L’unica attività fisica diventerebbe così lo sport, la palestra, il jogging, la mountain bike con il casco il testa, tutto rigorosamente con abiti e attrezzature costosissimi e firmati. Possibile? Io direi che ci siamo già, già la mia generazione quanto a manualità è stata un disastro, adesso andiamo sempre peggio, e il futuro a base di apps e di tastiere virtuali lascia intendere che proprio in quella direzione stiamo andando. Mi permetto di aggiungere: in quella direzione lì c’è un disastro mica da poco.
Non c’è mai stato prima, nella storia dell’umanità, un taglio così netto e drastico con il nostro passato e con le nostre tradizioni; e il taglio con la tradizione e con la nostra storia avviene proprio mentre sono al governo partiti e movimenti che della Tradizione fanno il loro cavallo di battaglia. Paradossalmente, negli anni ’60, gli anni passati alla storia come quelli in cui si contestava la tradizione, Bob Dylan cantava le canzoni tradizionali americane, e tutti gli artisti, anche quelli a prima vista più trasgressivi, avevano radici ben solide nella cultura dei loro antenati. Ma, se si smette di scrivere a mano, se si usa un mezzo elettronico e virtuale invece di penne, carta ed inchiostri, non sarà più così. Che sia un bene o che sia un male lo lascio decidere ad altri (per me è un male), però siamo ormai di fronte al fatto compiuto, la storia va in questa direzione e solo un drammatico colpo alle nostre attuali fonti energetiche potrà cambiare il senso di questa marcia. Già oggi in Giappone e in Cina molti giovani non sono in grado di leggere gli ideogrammi; e anche da noi il corsivo rischia di essere dimenticato in fretta, molti giovani già scrivono soltanto in stampatello.
Il rischio, come è già successo con la tv e con i videogiochi, è perdere la capacità di attenzione e di concentrazione. Per esempio, oggi va di moda “scaricare”: mentre Stanley Kubrick impiegava degli anni a progettare e realizzare un film, io lo “scarico” in venti secondi, salto le parti che considero noiose, guardo un pezzettino qui e uno là, leggo velocemente qualche parere in proposito (quello che mi fa più comodo, naturalmente) e così facendo penso di aver capito tutto, confortato in questo dai pareri di più o meno illustri commentatori che pensano che sia questo il futuro. E’ancora civiltà tutto questo?
Il futuro invece, se si vuol continuare a parlare di civiltà, è nel tornare a insegnare come comprendere un testo, un film o una sinfonia; insegnare ad avere costanza e pazienza, insegnare che un libro di mille pagine vale la pena di essere letto, insegnare che la Quinta Sinfonia di Beethoven non è solo quelle tre note iniziali, insegnare (come si fa coi bambini piccoli) che un acino d’uva non va fatto girare in bocca e poi sputato, se si fa così è solo un oggetto liscio e insapore, l’acino d’uva va morsicato.
Però, alla fin dei conti, questo è solo un post su un piccolo blog, io sono ormai una persona di età avanzata (dai trent’anni in su nessuno più ti offre un lavoro, e io i trent’anni li ho compiuti nel millennio scorso), che fare: in definitiva, sto solo perdendo tempo – mi prendo solo un’altra riga per ricordare che Leonardo da Vinci si fabbricava da solo sia l’inchiostro che le penne, e così si è fatto per secoli. Forse un po’ di fatica è necessaria, forse è necessario continuare a sporcarsi le dita per ottenere qualche risultato.
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2 commenti:
"Ho dedicato la mia vita alla scienza e alla tecnologia, ciononostante mi considero uno scettico; la mia perplessità non ha tuttavia origine da un disgusto per l'informatica, ma dall'amore che nutro per i computer. Rimango stupito di fronte alle previsioni iperboliche che li circondano, a certe assurde predizioni che creano eccessi di aspettative e in fin dei conti una perdita di credibilità. ... È facile parlare di velocità dei computer, di memorie Ram e di novità tecnologiche. Più difficile è gestire le frustrazioni che queste cose generano. i loro costi (diretti e indiretti) e i loro effetti collaterali. Questi aspetti negativi possono essere più significativi di quei super pubblicizzati benefici. Che cosa si perde quando si adotta una nuova tecnologia? Chi viene emarginato? Quali preziosi aspetti della realtà rischiano di venire calpestati?" ...
Il problema di fondo è dunque questo: davvero la scuola si riforma in meglio e l'istruzione dei giovani migliora, introducendo nelle scuole i computer su larghissima scala? ... La risposta di Stoll è categorica: una buona scuola, se è davvero tale, non ha bisogno di computer; se invece è una scuola mediocre, non migliora adottando i computer. ...
Stoll scrive: "Vogliamo una nazione di stupidi? Basta centrare sulla tecnologia il curriculum di studi; insegnamento attraverso videocassette, computer, sistemi multimediali. Si punti al massimo risultato possibile nei test di verifica standardizzati e si tolgano di mezzo quelle materie non di massa come la musica, l'arte, la storia, avremo una nazione di stupidi". E ancora: "È facile scambiare per intelligenza la semplice familiarità con i computer, ma saper manovrare un computer non significa acutezza mentale. E incompetenza informatica ancor meno significa stupidità"...
(http://www.pennabilli.org/CARAPACE/edu/Stoll_PC_scuola.htm)
da una recensione a:
Clifford Stoll Confessioni di un eretico high-tech Garzanti
è un libro che ho letto qualche anno fa, davvero interessante.
chissà se in Indiana lo hanno letto.
qui si trova a metà prezzo-
(ho citano una lunga parte del tuo post in risposta a cinemasema sul blog markx :)
il supporto conta più del contenuto: mi dicono "hai ancora i cd" e nessuno che mi chieda "cosa c'è su quei cd?".
E' come se ti invitassi a cena dicendoti che ho i piatti di porcellana e le posate d'oro massiccio, ma tu hai fame e chiedi: "sì, ma cosa si mangia?". Invece no, il contenuto non interessa a nessuno. Capitava la stessa cosa con l'hi-fi, ricordi? Quelli che avevano gli impianti all'avanguardia, costosissimi, poi passavano il tempo ad ascoltare il disco con gli effetti speciali, la pallina da ping pong per vedere se i canali stereo erano ben bilanciati...
Di musica, al massimo, andando bene, avevano un disco di Mina o di Battisti: ma per quelli bastava un mangiadischi o un grammofono, una voce sola che canta la registravano bene già negli anni '30...
Il libro che segnali è interessante e andrò a cercarlo, purtroppo anche Stoll mi sembra destinato a rimanere tra i profeti inascoltati, che tristezza.
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