Le barriere architettoniche sono aumentate a dismisura, negli ultimi dieci-quindici anni: ne sono state costruite anche dove prima non c’erano. Fateci caso: stazioni, piazze, treni, manti stradali, accesso ai servizi igienici... E’ vero che hanno messo degli scivoli, qua e là, ma nel frattempo sono stati eretti muri, murelli, gradini, barriere di tornelli, ovunque: e quasi sempre con soldi pubblici, quelli delle tasse. Anche l’abolizione e la chiusura delle biglietterie nelle stazioni è stato un duro colpo per chi ha un handicap fisico ma si ostinava a voler viaggiare senza chiedere aiuto.
L’ultimo esempio in proposito l’ho avuto pochi giorni fa, a Milano: lì per lì sembrerebbe una cosa di nessun conto, ma vi prego di far attenzione a un dettaglio. Ecco cosa è successo: un turista giapponese, tra l’altro non handicappato, è caduto a corpo morto proprio davanti al Duomo; io ho visto la scena da lontano, l’uomo è stato subito soccorso da un passante, per fortuna non si è fatto niente e tutto è finito lì. Ma cos’era successo, di preciso? Chi passa spesso da Piazza del Duomo (e anche da molte altre piazze e vie rifatte di recente) lo sa bene: nella pavimentazione appena rifatta ci sono delle vere e proprie trappole. Uno pensa di camminare in piano, si convince che è tutto stato rifatto per camminare senza problemi, senza inciampi, e invece l’inciampo c’è: arrivando in piazza con il Duomo di fronte, il gradino impercettibile è alla vostra sinistra, di fronte all’ingresso della Galleria. Ma ce ne sono altri, seminati un po’ ovunque, come le trappole dei castelli medievali; ne posso segnalare altri a Como tra Piazza Volta e via Garibaldi, ma poi ognuno di noi (le persone attente e presenti) di questi inciampi nuovi e nuovissimi, appena realizzati, hanno già fatto conoscenza personale, e ognuno ha le sue esperienze. Raccontando questi fatti, ti ridono in faccia: ma dai, un vecchietto giapponese, un turista, guardava in aria ed è caduto... Ma, di grazia, se siete in Piazza del Duomo, e soprattutto se è la prima volta che ci arrivate, guardare in alto tra le guglie e le statue è cosa normalissima. Se poi vi siete convinti, camminando, che gli amministratori hanno spianato tutto e reso tutto liscio, ecco che l’inciampo nascosto scatterà pronto ed efficace come una trappola medievale. Una volta, qui, c’erano degli onesti e antichi gradini: il gradino, il basèll, si vedeva, si percepiva, e anche i ciechi lo trovavano facilmente. Oggi no, nell’epoca in cui tutti dovrebbero aver ben presenti le barriere architettoniche, si fanno di queste meraviglie.
Ci pensavo l’altra sera, davanti all’ennesimo dibattito su handicap, barriere architettoniche, gente che ti spiega che la legge è così e così; ma poi basta uscire di casa, guardarsi intorno, e c’è da mettersi le mani nei capelli: non guardando le case vecchie e gli antichi monumenti, ma trovandosi alle prese con le ultimissime novità in fatto di restyling e di risistemazioni (quasi sempre costosissime).
Io per fortuna di handicap non ne ho, almeno per ora; ma un handicap può colpire tutti, anche i ventenni, malattia o incidenti. Queste cose riguardano tutti, e vedere che si peggiora invece di migliorare è davvero una cosa terribile.
PS: l’odissea degli handicappati, da quando è arrivata Trenitalia dell’amministratore Moretti, è stata descritta in molti blog, in lettere ai giornali; ma qui se ne fregano tutti. La priorità di questi manager è sempre la solita: licenziare e ridurre il personale. Esiste qualcosa d’altro, al mondo?
Turno di notte - Carmen Giardina
7 ore fa
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