«...i riti possono sussistere, esistevano. Io mi ricordo certe serate ai vespri di certe chiese monastiche, tra le cose più incantevoli della mia giovinezza. Si cantava il gregoriano, cioè si era immersi in una realtà ancora anteriore al cristianesimo: perché il gregoriano è musica romana, è musica ebraica, è musica greca, che si fondono in questa miracolosa creazione dei primi secoli. E quindi si adempivano certi gesti alle necessità del rito, e quindi si era distaccati dal momento presente. Ma, oramai, questo è un ricordo: pochi ce l’hanno, oramai via via che gli anni passano sono sempre meno le persone che si possono rendere conto dell’importanza che ebbe il rituale in Occidente. Ma basta che ci allontaniamo dalle nostre sponde, ed ecco che in Oriente tutti i grandi riti ci sono riofferti (...)»
(Elemire Zolla sul canto gregoriano, da un’intervista TSI ottobre 1997 a cura di W.Weick e A. Andriotto)
Ho incontrato il canto gregoriano a Como, nella chiesa millenaria di Sant’Abbondio, non con i monaci di un’abbazia, ma con un concerto dell’Ensemble Organum, un gruppo di musicisti specializzato nella musica di quel periodo. Era il 30 aprile 1993, “Canti della Chiesa di Roma, secoli VII-XIII”: poco più di un’ora, musica densa e profonda, erano solo sei cantanti, ma sembrava un coro di cento persone; pareva di ascoltare le canne dell’organo, era il bordone delle voci.
Sono esperienze che non si dimenticano. La chiesa era piena di gente, tutti in silenzio e in ascolto, in sintonia con i musicisti, e anche con le antiche pietre.
“Organum” , come spiega la Garzantina della Musica, è “la denominazione generica delle forme polifoniche in uso dal IX al XIII secolo”; la voce è ovviamente molto più dettagliata ma non sto qui a riportarla per esteso. All’epoca mi ero segnato questo appunto: che forse si poteva eseguire qualcosa di più pirotecnico, come il Gloria dalla “Messa di Tournai”, ma sarebbe stato fuori dal tema e del programma della serata.
Questi concerti non si tengono più: manifestazioni come l’Autunno Musicale di Como e Il Canto delle Pietre (che si teneva in tutto il Nord Italia: la Padania, per l’appunto) sono tra le cose belle tagliate dal governo Bossi-Berlusconi; dicevano che costava troppo e che non ci andava nessuno, la realtà è che a loro, ai Bossi e ai Berlusconi e anche ai loro elettori, queste cose non interessavano e le vedevano anzi con molto fastidio.
Sul fatto che ai concerti non ci andasse nessuno, non era vero, non sempre: per questo concerto, Sant’Abbondio era strapiena, così come era strapiena San Vincenzo a Cantù per il concerto dell’Ensemble Micrologus. Forse bastava scegliere con più attenzione luoghi e date, e magari fare un po’ più di pubblicità ai concerti (in fin dei conti, non era quello il governo dei maghi della pubblicità?), ma forse era un po’ troppo chiedere attenzione alle nostre radici culturali e cristiane a un governo dove ci si vantava “non ho mai letto un libro negli ultimi vent’anni” (Tremonti) o dove si parla col gesto dell’ombrello e con il dito medio alzato (Umberto Bossi in persona, ma non solo lui). Ritorneranno i concerti come questo? Ne dubito molto, ma è comunque bello che ci sia qualcuno, magari in altri Paesi, che mantiene viva la nostra memoria.
Elemire Zolla, nato nel 1926, di madre inglese, è stato docente universitario di letteratura anglo americana, ma è molto più famoso per la sua eccezionale conoscenza e capacità divulgativa nella Storia delle Religioni. Zolla parlava di queste esperienze in prima persona: oltre ad essere una vera enciclopedia vivente è stato un grande viaggiatore, in tempi in cui non viaggiava quasi nessuno. L’intervista della Televisione Svizzera Italiana risale al 1996, e si svolge nella casa di Zolla, a Montepulciano davanti alla chiesa seicentesca di Santa Lucia. Zolla vi parla della scomparsa del rito: dice con molta serenità, quasi sorridendo, che il rito non c’è più perché è stato cancellato dal Concilio Vaticano II, ma che molte sono anche le responsabilità del Concilio di Trento. Il parere di Zolla sul Concilio Vaticano II è molto positivo, per la sua apertura verso il prossimo e verso i fedeli; ma ricorda che il rito per sua natura deve essere gerarchico: «il rito o è gerarchico o non è». Il parere negativo verso il Concilio di Trento è invece dovuto al fatto che furono aboliti e perseguiti i molteplici riti locali, unificando “in modo militare” liturgie e riti che rendevano più ricca la Chiesa e la rendevano più vicina alle sue origini. All’epoca di quest’intervista, Zolla aveva appena compiuto i settant’anni, vi appare in buona forma e sorridente; non sapeva ancora che anche in Oriente le aure sarebbe presto scomparse.
«...fuorché tra antiche pietre abbandonate, non si cerchino aure in Occidente; le aure vive il Tempo le ha consumate tutte, macabro sarebbe se risorgessero.» (Elemire Zolla, da "Aure", ed.Marsilio)
da wikipedia.it :
L'Ensemble Organum è un gruppo musicale di musica antica specializzato nell'esecuzione di musica vocale e strumentale del medioevo. Il gruppo venne fondato nel 1982 da Marcel Pérès nell'Abbazia di Sénanque sita nei pressi di Gordes in Provenza. Nel 2001, la sede del gruppo è stata trasferita nell'Abbazia di Moissac, nella regione dei Midi-Pyrénées, dove è stato creato un centro di studio sulla musica antica (Centre Itinérant de Recherche sur les Musiques Anciennes). L'ensemble ha un organico flessibile, in funzione del repertorio da eseguire, che conta interpreti di diverse nazionalità e con diverse esperienze musicali. (...) L'ensemble è specializzato nell'esecuzione di musiche religiose risalenti ai primi tempi del Cristianesimo, prima del canto gregoriano, fino alla musica sacra del XVIII secolo. Comprende pertanto il canto romano antico, il canto ambrosiano e quello beneventano. Una delle caratteristiche peculiari del gruppo è la ricostruzione della prassi di esecuzione canora del periodo, con speciale attenzione agli ornamenti e agli intervalli usati all'epoca. A questo proposito sono state effettuate approfondite ricerche sul modo di cantare in alcune regioni della Francia, in particolare nei siti monacali più defilati dove la tradizione si è mantenuta più viva. (...)
Le immagini (da http://www.wikipedia.it/ ) sono tutte dell’antica chiesa di Sant’Abbondio, a Como: anch’essa non se la passa molto bene. Poco tempo fa gli insigni architetti e urbanisti che governano la città si sono chiesti se fosse giusto costruire qualcosa che andasse a coprire e nascondere questa chiesa, e ovviamente si sono risposti di sì, che si poteva (tempo passato tra la domanda e la risposta: venticinque secondi e tre decimi). (Sant’Abbondio non va confusa con il Duomo, e nemmeno con San Fedele, che invece sono proprio in centro città, vicine al lago)
domenica 24 giugno 2012
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2 commenti:
Tu parli di voce e di polifonie sacre,io invece, in questi giorni mi sto occupando dello smontaggio degli organi ( quelli portativi) dalle chiese terremotate dell'Emilia. Entrare e lavorare in chiese silenziose, dove manca anche il suono delle campane, è strano e triste.
un disastro. speriamo che non capiti anche in Emilia quello che è successo all'Aquila, o a San Giuliano di Puglia dove sono state girate di recente immagini orribili ma vere: le "new town" che cancellano ogni memoria.
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