venerdì 5 ottobre 2012

Vivaldi

Fino a tutti gli anni ‘80 ad eseguire Vivaldi erano i Solisti Veneti, diretti da Claudio Scimone; prima ancora, I Musici o le grandi orchestre sinfoniche con direttori famosi, come Herbert von Karajan; ed erano quasi esclusivamente i concerti denominati “le Stagioni”. Poi si è cominciato a suonare la musica di Vivaldi con orchestre più piccole, con lo stesso organico delle loro prime esecuzioni; e infine si è arrivati a suonare con gli strumenti d’epoca (anche se, volendo essere pignoli, al tempo Vivaldi c’erano già gli Amati e gli Stradivari), e con piglio e ritmiche diverse. Si tratta sempre della stessa musica ma il suono cambia, ogni esecutore dice la sua; si può fare perché le partiture del Settecento portano solo le indicazioni dinamiche come Allegro, Andante, Largo, che lasciano spazio all’interprete. Il metronomo, un oggetto meccanico che fissa con precisione i tempi, comincerà ad essere usato solo agli inizi dell’Ottocento. Comunque sia, queste sono discussioni che lascio volentieri ai musicisti di professione; come semplice ascoltatore le leggo volentieri e mi piace esserne informato, e in definitiva sono molto contento di avere qui tutta questa varietà di registrazioni ed esecuzioni in concerto, sempre fedeli e sempre diverse l’una dall’altra. Penso che sarebbe piaciuto anche a Vivaldi.
Su Vivaldi ci sono molti luoghi comuni, e molta approssimazione. La prima cosa da dire è che purtroppo una delle sue melodie più famose è stata ed è ancora continuamente straziata dalla segreterie telefoniche e dalle suonerie dei telefonini, sempre quei tre secondi iniziali, magari ripetuti per decine di minuti in attesa che qualcuno risponda dall’altra parte del telefono. Uno strazio, ma Vivaldi è molto altro; dovrebbe essere facile intuirlo ma invece ho dovuto constatare che sono davvero in molti a dire che conoscono Vivaldi, ma invece conoscono solo quelle poche note storpiate da una suoneria.
Un altro luogo comune su Vivaldi è la definizione “prete rosso”: una nozione che serve solo per i quiz televisivi, di nessuna utilità nell’ascolto. Chi se ne frega del prete rosso, a me interessa Antonio Vivaldi, la sua musica. Se volete capire Vivaldi, dimenticatevi di aver letto quel soprannome. Poi, dopo la musica, qualche notizia biografica potrà tornare utile; ma l’unica cosa importante è sapere il tempo in cui è vissuto 1678-1741, alle origini della grande musica sinfonica. Per dare un’idea del periodo in cui è vissuto e della sua fama, basterà ricordare che Johann Sebastian Bach si faceva mandare le partiture di Vivaldi non appena stampate (le stampavano in Olanda). Nel catalogo delle opere di Bach ci sono anche trascrizioni da concerti di Vivaldi, di Benedetto Marcello, di Pergolesi: anche prima di internet, c’erano persone che amavano essere informate sulle novità e una rete che trasmetteva le informazioni (forse è questo che latita oggi, la voglia di essere informati sulle cose importanti).
Parlare della stampa delle opere musicali riporta alla questione del diritto d’autore, che era già importante anche nei secoli passati, sia pure con leggi molto diverse da quelle in vigore oggi. Per esempio, Haendel e Vivaldi si decisero a far stampare le loro opere solo dopo aver preso atto della enorme quantità di trascrizioni errate che c’erano in commercio, il più delle volte fatte a orecchio o copiate frettolosamente; ma già Monteverdi, alla fine del ‘500, curava di persona l’edizione a stampa dei suoi madrigali.
Una volta sul lavoro alcuni miei colleghi mi avevano chiesto che strumento suonava Vivaldi; era probabilmente la domanda di qualche quiz tv, ma io non ho saputo rispondere con prontezza, e credo anzi di aver dato lì per lì una risposta sbagliata (mah, forse il cembalo?). Invece no, Vivaldi era un violinista, ma chi ci pensava più? Il mio errore e la mia mancanza di prontezza nella risposta nascevano dal fatto che Vivaldi ha scritto per tutti gli strumenti, per la voce umana, per qualsiasi cosa. Sapere che Vivaldi è un violinista è importante, ma è anche una nozione da quiz televisivo: io ero andato subito a ragionare sul numero delle sue composizioni, ci avevo trovato di tutto, e ne avevo concluso – in meno di dieci secondi – che era sicuramente uno che suonava molti strumenti, e che quindi poteva essere un cembalista, come molti altri (Verdi iniziò a suonare su una spinetta). Per altri compositori, come Paganini (violino) e Chopin (pianoforte) la risposta sarebbe stata immediata, per Vivaldi no. Scorrendo il catalogo di Vivaldi, si trovano concerti non solo per violino solista e per gli archi in generale, ma per flauto, oboe, fagotto, organo, due trombe, mandolino, chitarra, se glielo avessero chiesto forse avrebbe scritto qualcosa anche per le percussioni (per il sax no, non era ancora stato inventato). Troviamo anche molte opere liriche e oratori, titoli come “Juditha triumphans” con tanto di decapitazione di Oloferne in scala discendente (un effetto semplice e sorprendente, scritto per un collegio femminile!) e perfino un “Montezuma”, che ovviamente diventa il solito pastrocchio operistico, ma a metà Settecento era certamente una scelta d’attualità. Altre opere dal catalogo di Vivaldi: Orlando furioso (ancora molto bella l’edizione discografica dei Solisti Veneti), “La Senna festeggiante”, “Farnace”, “Tito Manlio”, “L’Olimpiade” (un testo di Metastasio musicato anche da molti altri autori), “Teuzzone” (che è un principe cinese), e oratori barocchi dai titoli fantasmagorici come “L’Odio vinto dalla Costanza” o “La Verità in cimento”, e cantate intitolate “In furore justissima ira”, ma anche (è ovvio) “Amor hai vinto”.
Nel catalogo di Vivaldi non manca la musica sacra, anche di altissimo livello (lo Stabat Mater è un distillato del miglior Vivaldi), ma nel computo del catalogo completo, che è enorme, la musica sacra quasi scompare.
I Concerti di Vivaldi pubblicati a stampa hanno titoli molto belli, come “L’Estro Armonico”, “La Stravaganza”, “Il cimento dell’Armonia e dell’Invenzione” (qui ci sono le Stagioni); le singole sonate e sinfonie o concerti hanno nomi come “Le humane passioni” (è un concerto per violino), “La tempesta di mare” (due diversi concerti con organici strumentali differenti), “Al Santo Sepolcro” (impressionante), “Il coro delle muse” (sinfonia in sol maggiore), titoli che mi diverte sempre leggere e memorizzare, dietro ai quali ci sono musiche magnifiche, drammatiche o di piacevole compagnia, per ogni momento e per ogni umore.(alcuni di questi nomi si riferiscono al sistema delle tonalità, un po’ come Bach nel Clavicembalo ben temperato).
Sono molti i complessi che suonano Vivaldi: oltre ai Solisti Veneti, ancora in attività e sempre in gran forma, ne ricordo alcuni: “Il Giardino Armonico” diretto da Giovanni Antonini, “L’Europa Galante” diretta da Fabio Biondi, “L’Accademia Bizantina” diretta da Ottavio Dantone, l’ensemble “Concerto Italiano” diretto da Rinaldo Alessandrini, e molti altri ancora (l’elenco sarebbe infinito, per nostra fortuna; e mi scuso con i musicisti che non ho citato).
Da dove cominciare? Per esempio dalla raccolta intitolata “L’Estro Armonico”, il “Concerto in la minore op.3 n.8 RV 522”: un titolo che può sembrare ostico ma che gli appassionati di cinema conoscono bene, perché è all’inizio di “Fata Morgana” di Werner Herzog. Un film che parla di miraggi, dove la musica di Vivaldi viene associata alle immagini di un aereo in decollo: proprio quello che metto qui sotto.
(il direttore d’orchestra nella foto è Claudio Scimone; i fotogrammi dei miraggi vengono da “Fata Morgana” di Werner Herzog; le immagini degli strumenti musicali vengono dai libri di Athanasius Kircher del 1650, da me recuperate un po’ qui e un po’ là in anni lontani).

4 commenti:

NoceMoscata ha detto...

Giuliano, guarda che il commento precedente era riferito a questo post, non all'argomento serio e storico del saluto romano. Quel tonto di mouse ha fatto un po' come gli pareva ed è sceso troppo in giù.

Giuliano ha detto...

Lo riporto qui:
Mi piace questa storia che mi diventi "musicale" con l'autunno. Ci scaldi e ci prepari all'inverno. Sei un Giuliano-chioccia :D

in realtà, salto da un argomento all'altro come mi pare e piace!
:-)
almeno qui posso farlo...

Grazia ha detto...

Concordo con Noce: questi post musicali riscaldano il cuore e ci preparano alle giornate brevi dell'inverno. Starsene a casa con la musica di Vivaldi sullo sfondo.....meglio di così. Grazie!

Giuliano ha detto...

è musica che tiene compagnia, sempre molto complessa ma più lieve rispetto a Gluck (Gluck è molto più drammatico, ma non sempre).
Nella Juditha triumphans c'è anche l'aria della tortora...ma sulle tortore ho già scritto quattro o cinque post, non me l'ero più ricordato, disdetta
:-)