domenica 21 luglio 2019

Borrelli for President

Mi unisco al cordoglio per la morte di Francesco Saverio Borrelli: per qualche anno ho sperato che potesse assumere qualche ruolo importante nella guida della Nazione, ma così non è stato. Borrelli è sempre rimasto defilato, magistrato innanzitutto. Eppure, era una persona di grande preparazione e grande cultura - a differenza di molti dei protagonisti della vita politica degli ultimi trent'anni, viene da dire. Ho letto titoli e commenti sui giornali, direi che la figura di Francesco Saverio Borrelli è stata ben rappresentata (con le solite eccezioni, purtroppo) ma quasi tutti hanno mancato un dettaglio tutt'altro che insignificante. Comprendo l'imbarazzo di molti giornalisti e commentatori (sono cose che si colgono facilmente), e allora provo a mettere io le parole che andrebbero dette. Io non ho problemi di carriera, non ho legami con nessuno, e soprattutto faccio riferimento a sentenze ormai passate in giudicato (sentenze non di Borrelli, ma di molti altri giudici e tribunali in tutta Italia).

Quello che manca nei commenti ufficiali è questo: sotto la guida di Borrelli iniziò la stagione detta di "Mani Pulite", nel 1992. Questa stagione, di fatto, terminò con le elezioni del 1994 quando gli italiani votarono in modo massiccio per due o tre partiti che, in seguito, avrebbero visto i loro leader finire in galera non per reati di opinione ma per truffa, corruzione, mafia. Alcuni, per puri e semplici furti di denaro. Tanto per non lasciare le cose in sospeso, qualche nome: tre dei più importanti fondatori di Forza Italia, il fondatore della Lega Nord, il presidente (per quindici anni) della Lombardia, amministratori delegati e presidenti di Trenord, eccetera. Cesare Previti fu il primo a finire in carcere: corruzione di un giudice per ottenere un'importante sentenza; qualche anno dopo toccò a Dell'Utri per vicinanza alla mafia, infine a Silvio Berlusconi stesso per truffa ai danni dello Stato. Si tratta di condanne pesanti, dai quattro ai sei anni e in via definitiva. Umberto Bossi è stato di recente condannato, sempre intorno ai cinque anni, e c'è ancora in ballo la restituzione di 49 milioni di euro intascati illecitamente (da chi? aspetto che qualcuno ne parli...). Roberto Formigoni è attualmente in carcere per corruzione e fatti di denaro legati alla Sanità, ed è un'altra condanna definitiva intorno ai cinque anni (non cosa da poco). Gli scandali della gestione Alemanno a Roma sono ancora in via di definizione, le vicende di Gianfranco Fini sono ancora all'ordine del giorno, ma gli scandali e i furti conclamati dei vincitori delle elezioni di quel 1994 costituiscono un elenco così lungo che non riesco a completare.

Mi si dirà: e il PD, allora? Il PD del 1994, o meglio il PDS, era ancora composto da persone accettabili e rispettabili; non a caso dei governi successivi farà parte Carlo Azeglio Ciampi, tanto per fare un solo nome. Del PD degli ultimi dieci-quindici anni preferisco non parlare, ma faccio notare che è stato pesantemente sanzionato in termini di voto alle elezioni. Insomma, a sinistra ci siamo resi conto degli errori del nostro partito, ma quantomeno nessuno dei vertici del Partito è mai stato condannato: né Occhetto, né D'Alema, né Veltroni, né Bersani, e nemmeno Renzi, con tutti i suoi difetti che me lo rendono insopportabile. A destra invece si è votato e si continua a votare di tutto, ma poi ci si lamenta dei politici ladri e questa è una contraddizione evidente. Va anche ricordato che a destra, nel 1992, c'erano anche partiti e persone rispettabili; ma gli elettori scelsero proprio quelli e diedero loro le chiavi del Paese (e della cassaforte). L'indagine di Borrelli, nel 1992, poteva essere l'inizio di un'Italia migliore; così non è stato, e la colpa è degli elettori italiani. Ancora oggi c'è chi non se ne rende conto.

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