giovedì 25 luglio 2019

Lavorare di domenica


Ogni tanto, quasi a scadenze fisse, si torna a parlare dei negozi aperti di domenica: è giusto, è sbagliato? Ogni volta, telegiornali e commentatori vari affrontano il tema allo stesso modo, cioè con una serie di interviste a clienti dei centri commerciali, a passanti, a politici, a imprenditori o a manager e dirigenti d'azienda. Difficilmente, raramente, la parola viene data ai diretti interessati e cioè a chi poi deve fare per davvero la fatica, ai lavoratori o ai gestori di imprese familiari. Questo è uno dei momenti in cui più viene a mancare la cultura di sinistra, eppure dovrebbe essere semplice trovare la chiave giusta per affrontare la questione. Dato che io ho lavorato la domenica e nei festivi per molti anni, in fabbrica, so come si affrontava la questione quando c'era ancora una sinistra forte e degna di questo nome, e provo a ricordarlo a chi ha la memoria corta o cortissima o magari proprio zero memoria.

La Ditta ha bisogno di lavorare senza interruzioni, perché ha molte commesse e buone prospettive e non bisogna perdere l'occasione; si convocano i rappresentanti dei lavoratori (sindacati locali e consiglio di fabbrica) e si discute su tre punti essenziali: retribuzione, riposi compensativi, nuove assunzioni. Tutto questo senza mai dimenticare la sicurezza sul posto di lavoro, della quale fanno parte anche i riposi compensativi. Vale a dire: lavorare nei festivi è pesante, soprattutto per chi ha i bambini piccoli ma anche per chi ha persone da accudire, e senza dimenticare i più giovani che hanno pur diritto a una loro vita sociale. Di conseguenza, il lavoro festivo va pagato come festivo, cioè di più del normale. Il secondo e il terzo punto sono strettamente collegati: i supermercati e i centri commerciali, soprattutto, aumentano le ore di lavoro del personale senza fare nuove assunzioni o facendone pochissime, o magari lasciando a casa il personale più esperto (con le leggi odierne sul lavoro si può fare in un attimo) e assumendo personale precario che verrà pagato di meno. Se questa cosa avviene nei supermercati, i problemi con la sicurezza saranno comunque limitati; ma provate a pensare a ditte come l'acciaieria Thyssen di Torino, qualche anno fa, o come quella in cui lavoravo io, un'industria chimica a rischio di incidente rilevante (normativa Seveso). Nel mio caso, i dirigenti furono attenti o abbastanza attenti e non successe niente di grave; alla Thyssen andò in un altro modo.

Questi ragionamenti dovrebbero essere l'abc per una persona che si dice di sinistra o che raccoglie voti da sinistra, invece succede come a Milano dove il sindaco Sala ha uscite su questi temi che fanno pensare che davvero di sinistra non abbia niente, del tipo "i negozi alla domenica chiusi? lo facciano ad Avellino". Sala è un buon manager, e abbiamo bisogno di buoni manager, ma il suo curriculum ha poco a che fare con la sinistra e quindi ci può stare che faccia di questi discorsi; mi colpisce invece il silenzio di chi lo accompagna in questa sua avventura, cioè il PD e gli altri assessori con un curriculum "di sinistra".

Mi fermo qui per brevità, non perché sia esaurito l'argomento. C'è tanta gente che lavora la domenica, magari di notte come ho fatto io (la notte tra sabato e domenica, la notte fra domenica e lunedì), ma viene costantemente dimenticata, così come ci si dimentica sempre dei turnisti (mettere la sveglia alle 5 del mattino per andare al lavoro alle sei), dei proprietari di negozi a conduzione familiare (se i centri commerciali sono aperti 24 ore su 24, io quando riposo? mai?), dei lavoratori sui cantieri e sulle autostrade, e più in generale di tutta la gente che lavora, e che dovrebbe essere al centro del pensiero di persone che si reputano di sinistra. Insomma, io ho lavorato su tre turni domenica e festivi compresi, ma mi hanno pagato bene e ho visto assumere con tutte le regole (non precari) tante persone che avevano bisogno di lavorare. Capita così ancora oggi?

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