sabato 7 settembre 2019

La perfida Albione


"La perfida Albione". quante volte l'avete sentito dire? A me è successo anche l'altro ieri, in tv, e per di più dalla voce di Corrado Augias - uno che a queste cose dovrebbe starci attento, almeno in teoria. Allo stesso modo circolano ancora antiche frasi di propaganda fascista del periodo bellico, del tipo "spezzeremo le reni alla Grecia", "le inique sanzioni", e così via. Smontare questi luoghi comuni è abbastanza semplice, e basterebbe un po' di attenzione per smettere di ripeterli. La propaganda fascista è infatti ancora attiva, e in questi ultimi anni abbiamo visto che nonostante tutto continua a funzionare. Come per la pubblicità, come per tutte le forme di pubblicità, è però bene non fidarsi di ciò che ci viene detto e cominciare a ragionare su quel che ci viene detto e ripetuto. E' vero che un detersivo lava più bianco dell'altro, o che una merendina fa bene alla salute? Mai fidarsi, meglio controllare e informarsi.
Comincio dalla frase più spesso ripetuta in questi ultimi anni, "il fascismo ha fatto anche delle cose buone". Beh, sono rimasti al governo vent'anni senza opposizione, se in vent'anni non fai anche una cosa buona è davvero grave; ma io di solito rispondo indicando lo smartphone. Come funziona lo smartphone? Funziona con i satelliti artificiali; e dato che il primo satellite artificiale, nel 1957, fu messo in orbita dai sovietici, ecco che "anche l'Unione Sovietica ha fatto delle cose buone". E' una buona ragione per tornare all'Unione Sovietica? Io direi proprio di no.
Vediamo cosa sono queste "cose buone" fatte dal fascismo: al primo posto si cita sempre la bonifica della Palude Pontina, poi ci si aggiunge Cinecittà, la Radio (l'Eiar), il sistema pensionistico. C'è sempre del merito nell'iniziare qualcosa, ma va detto che si tratta delle tecnologie che nascevano in quell'epoca: la bonifica delle paludi fu possibile grazie ai camion e alle ruspe, che prima della guerra 1915-1918 non c'erano o erano molto rudimentali. Nella "Grande Guerra" si usano per la prima volta i mezzi cingolati, e vengono prodotti mezzi pesanti che possono muoversi anche nel fango. Prima degli anni '20 del Novecento, insomma, la bonifica delle paludi andava fatta a mano e con i carri trainati da animali; dato che c'era il rischio concreto di malaria, l'inevitabile lentezza nei lavori avrebbe significato la perdita di molte vite umane. Lo stesso discorso si può fare per la radio: è negli anni '20 del Novecento che nasce la radio "broadcast", l'invenzione di Marconi aveva meno di vent'anni e per ascoltare la radio nei suoi primi anni bisognava mettersi delle cuffiette e aspettare che qualcuno cominciasse a comunicare qualcosa, in maniera non molto diversa da come funzionava il telefono. Cinecittà è contemporanea alla nascita di Hollywood, e certo è un merito averla costruita ma il grande boom di Cinecittà arriva dopo il fascismo, negli anni '50. Lo spiega bene Mario Monicelli, che cominciò a lavorare nel cinema nel 1935: «... finita la guerra, tutti noi che avevamo fatto un po' di cinema negli anni del fascismo eravamo sicuri che arrivando gli americani, i film americani eccetera, avrebbero spazzato via, distrutto, il cinema italiano. Invece con questa cosa miracolosa di "Roma città aperta" e del neorealismo ci fu un'esplosione di cinema per cui, a un certo momento, tutti trovavano lavoro. » (Mario Monicelli, minuto 30 del documentario "Monicelli - La versione di Mario").
Il sistema pensionistico è di origine socialista, merito dell'ex socialista averlo fatto divenire legge; ma non è certo un'idea fascista (fu poi la destra ad affossarlo, in anni recenti: i Brunetta e i Tremonti, per esempio, ebbero un ruolo decisivo a inizio Duemila).

Dire che il fascismo ha il merito per la radio e per il cinema è come dire che De Gasperi ha il merito per la tv, o Romano Prodi per internet: sono invenzioni maturate negli anni in cui erano al governo, così come per le medicine: antibiotici e sulfamidici sono invenzioni degli anni '30, e da noi si diffusero dopo il fascismo. Allo stesso modo, c'è chi fa ironie sul mancato sfruttamento fascista del gas e del petrolio durante l'occupazione della Libia; ma negli anni '30 sarebbe stato ben difficile organizzarsi in tal senso, e il consumo di gas e di petrolio si sarebbe sviluppato solo nel dopoguerra.

Si dice anche: "ai tempi del fascismo l'Italia era tenuta in considerazione nel mondo". E' vero il contrario: fu l'Italia di De Gasperi che negli anni '50 entrò nelle maggiori organizzazioni internazionali e cominciò ad avere un peso nelle decisioni. Un peso che prima non aveva: è vero che Churchill aveva buoni rapporti con Mussolini, ma era un po' come capitò a noi con Gheddafi negli anni '70. La verità è che ci consideravano inaffidabili, proprio come noi facevamo con i libici, e un dittatore sembrava l'unica cosa che ci potesse tenere sotto controllo. Non un bel punto di vista, ma poi grazie a De Gasperi l'Italia cominciò ad essere rispettata come nazione civile, considerazione che poi continuò nei decenni successivi con persone come Moro, Fanfani, Berlinguer, Ciampi.

Ci sono poi i "treni sempre in orario": qualcuno è mai andato a controllare le statistiche? esistono dei dati in proposito? Io ricordo che la domanda fu posta anni fa a un dirigente delle Ferrovie, che rispose: "ai tempi del fascismo c'erano molti meno treni rispetto ad oggi", che è poi il modo di porre in modo corretto la questione. Un conto è gestire dieci corse al giorno, un altro conto è gestirne cento o duecento, o magari mille.

Sul piano storico uno dei luoghi comuni è rifarsi al "fascismo degli inizi": gli inizi sono nel 1920-1922, e già abbiamo l'aggressione a Gobetti, a don Minzoni. L'omicidio Matteotti è del 1924, ed è dimostrato che Matteotti stava portando in Parlamento documenti sui grandi scandali bancari di quel tempo, in cui erano coinvolti i vertici del partito fascista. I fascisti degli inizi rubavano e ammazzavano, caso mai è nella prima metà degli anni '30 - a cose sistemate - che comincia ad apparire un po' di normalità. Poi, però, arrivarono presto le leggi razziali e l'inizio della catastrofe, un periodo liquidato dai nostalgici con un "peccato per la guerra" che sarebbe da commedia se non fosse per quello che c'è dietro. La frase tipo è questa: "Mussolini ha fatto delle cose buone, peccato poi per la guerra". Come se l'entrata in guerra fosse una bazzecola... Ho ascoltato spesso dire (anzi, gridare) "ci vorrebbe Benito Mussolini" con riferimento alla criminalità: come se al tempo del duce non ci fossero ladri e assassini. Va ricordato che la censura sui giornali e sulla radio era ferrea, che tutti i direttori dei giornali erano stati sostituiti con fedelissimi al regime. Passavano solo le notizie che non disturbavano o che servivano al regime, l'impressione che non ci fosse criminalità e che eventuali ladri o assassini non se ne andassero impuniti era, per l'appunto, solo un'impressione. Si può ricordare che il fascismo mise in galera Alcide De Gasperi, tanto per fare un nome, mentre gli assassini di Matteotti e di don Minzoni la passarono liscia.

Tornando alla propaganda pura e semplice, agli slogan e alla comunicazione più in generale, si può far notare che fotografie e filmati mostrano Mussolini come un uomo imponente, ma in realtà era di statura mediobassa e tendente alla pinguedine. Lo si vede bene nei filmati non italiani, nelle visite di Stato, dove Mussolini è accanto a persone più alte di lui come capita nella vita normale; è quasi impossibile accorgersene nei filmati di propaganda fascista. Non che sia grave essere alti un metro e sessantacinque, ma a queste cose i dittatori stanno molto attenti, in tutte le latitudini.

La "perfida Albione", che sarebbe poi la Gran Bretagna, fu ritenuta colpevole di averci inflitto "le inique sanzioni". La realtà storica è che la Gran Bretagna non era affatto perfida, e che anzi subì l'aggressione nazista con le V1 e V2, e che le sanzioni erano più che giustificate perché causate dall'aggressione fascista all'Etiopia, fatto condannato da tutto il mondo civile (ma in Italia quello che successe in Etiopia, compreso l'uso dei gas, fu sempre censurato anche ben dopo il fascismo).
Un'altra frase famosa è "spezzeremo le reni alla Grecia", ma poi fu la Grecia a spezzare le reni agli aggressori. La verità storica è che dopo vent'anni di fascismo l'Italia militare fu spazzata via in pochi mesi e su tutti i fronti: in Africa, in Russia, dovunque si vada a vedere, la storia militare del fascismo è una serie di sconfitte catastrofiche. Poi ci si nasconde dietro ai "mancò la fortuna, non l'onore" (lapide ad El Alamein) e in effetti i soldati italiani furono ottimi combattenti lodati dai loro avversari; ma erano appunto i soldati e gli ufficiali, mandati allo sbaraglio dai loro capi fascisti. L'opinione degli storici su El Alamein è che la fortuna non ebbe nulla a che fare con la vittoria sul campo, gli inglesi e gli americani avevano molti più mezzi e la loro vittoria era inevitabile. Ma, in Italia, ancora oggi queste cose subiscono censure inaspettate.
 
La propaganda fascista era basata spesso su Gabriele D'Annunzio, che però (gli appassionati d'opera lo sanno da sempre) copiava volentieri dall'incolpevole Arrigo Boito (1842-1918) a partire proprio dalla parola duce: l'Otello di Verdi (su testi di Boito) comincia proprio con "è la nave del duce" e il duce è ovviamente Otello e nessun altro, dato che siamo nel 1887. Anche nell'Aida (1871, libretto di Ghislanzoni) si ascolta spesso la parola "duce": che equivale a condottiero, ma ha il pregio (per un librettista d'opera lirica) di essere un bisillabo. Si potrebbe continuare ma mi fermo qui, e dato che domani è l'8 settembre voglio mettere una parola in positivo su Badoglio. Badoglio fu considerato da nazisti e fascisti come un traditore; io non voglio entrare in questioni storiche complesse, ma per me il nome di Badoglio ha sempre significato la fine di una dittatura, e quindi per me ha un suono positivo. Poi, si sa, dopo l'8 settembre 1943 venne un anno terribile, con le stragi nazifasciste durante la ritirata e la Repubblica di Salò che le difendeva. La colpa però non è di Badoglio e dei badogliani, delle stragi furono colpevoli quelli che dicevano (e dicono ancora) "continuare la guerra dalla parte dove è stata cominciata". No, quella guerra non andava cominciata. Non andava cominciata per mille motivi di carattere morale, ma anche (o soprattutto, dal punto di vista militare) perché dopo un ventennio di retorica e di propaganda l'esercito fascista non era pronto, di fatto, e subì rovinose sconfitte su tutti i fronti. Forse, si può dire che l'unica impresa vittoriosa fascista è stata il bombardamento di Guernica... Non è proprio così, ma di certo a bombardare il piccolo villaggio indifeso di Guernica furono gli aviatori italiani - pardon, fascisti.

 
Nelle immagini: Benito Juárez, presidente indio del Messico, da "La Settimana Enigmistica" (il nome Benito venne scelto in suo omaggio dal padre di Mussolini), Giacomo Matteotti; un Mussolini "africano" (da Tuttolibri, se non ricordo male, anni '70); un naso da ripulire; un cartone animato del 1939; e infine Guernica di Picasso, esposto a Milano nel 1958)
 

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