La trielina che avete in casa, quella
che si usa per smacchiare i tessuti, quasi sicuramente non è
trielina. Non è una truffa: la trielina, quella vera
(tricloroetilene) è infatti tossica e cancerogena ed è vietata da
molto tempo; si usa solo nell'industria, con le precauzioni
necessarie. Quindi, se avete in casa una bottiglietta di trielina
dimenticata in un angolo potrebbe essere davvero trielina, ma se
l'avete comperata di recente potreste dare un'occhiata all'etichetta
(leggere bene le etichette è sempre un'ottima cosa). Sulla
bottiglietta che ho in casa c'è scritto per esempio, oltre al nome
commerciale del prodotto, "Smacchiatore, ottimo sostituto della
Trielina" con il nome "trielina" ben evidenziato
altrimenti la gente magari andrebbe a cercare qualcos'altro.
Continuando a leggere l'etichetta infatti scopriamo il nome della
sostanza contenuta: è esano, parente stretto delle benzine e del gas
delle bombole per la cucina e degli accendini. L'esano smacchia come
la trielina ed è un tantino meno tossico, anche se è sempre meglio starci
attenti: è altamente infiammabile, per esempio. Però nella
bottiglietta potrebbe anche esserci del percloroetilene, che alla
trielina somiglia molto, o qualche altro solvente che io non sono
riuscito a trovare in negozio; se sull'etichetta trovate scritte cose del tipo "C6 alcano", si tratta sempre di esano. Questi solventi sono usati nell'industria, o nelle analisi di laboratorio, perché sciolgono i grassi (che poi si possono separare) ed evaporano facilmente; per esempio l'esano è utilizzato per estrarre olio dai semi di molti vegetali. L'esano evapora rapidamente e completamente, viene raccolto e riciclato, e non ne rimane traccia nell'olio di semi. Ecco spiegato perché si usano come smacchiatori, l'unto (il grasso, l'olio) viene sciolto e tolto dal tessuto. Il risultato può essere raggiunto anche con acqua e sapone, o con un detersivo; la scelta dipende dalla delicatezza del tessuto. Ovviamente, però, la trielina non toglie le macchie di colore o di vernice; e, soprattutto, questi solventi (esano compreso) vanno usati con tutte le precauzioni possibili: con le finestre aperte, innanzitutto.
La trielina fa parte dei cosiddetti
"solventi clorurati", così come il cloroformio e il
percloroetilene, per citare due nomi famosi o abbastanza famosi anche
per chi non ha studiato chimica. Ci sarebbe anche il cloruro di
metilene, per esempio, ma non mi sembra che lo si usi al di fuori dei
laboratori o dell'industria chimica. Solventi significa che sono in
grado di sciogliere qualcosa, nel nostro caso i grassi (l'unto di
cucina è un grasso) e clorurati significa che contengono cloro nella
loro molecola. Di per sè, il fatto che una molecola contenga cloro
non è sinonimo di tossicità o di pericolo: il sale da cucina, per
esempio, è Cloruro di Sodio e non crea problemi a meno che non se ne
usi a cucchiaiate (va usato "cum grano salis", se mi si
permette la battuta). Diverso è il discorso per i solventi
clorurati, ma spiegare perché porterebbe via molto tempo; qui
basterà dire che dipende dalla composizione complessiva della
molecola e dalla sua relazione con il nostro organismo, oltre che
dalla dose e dal periodo di esposizione. I più esposti al rischio
sono quelli che lavorano a stretto contatto quotidiano con una
sostanza: per esempio chi lavora nei negozi dove si lavano e
smacchiano i tessuti. Il percloroetilene è sempre tossico, ma un po'
meno della trielina.
L'esano è uno degli idrocarburi più
semplici; a scuola è una delle prime molecole di chimica organica
tra quelle che vengono studiate. Idrocarburi significa che contengono
idrogeno (idro-) e carbonio ("carburo" significa che non
c'è ossigeno nella molecola). La molecola più semplice in assoluto,
nella chimica organica, è il metano; segue l'etano, poi il propano e
il butano. Propano e butano sono il contenuto delle bombole per il
gas domestico o per gli accendini. Dopo il butano c'è il pentano,
dove "penta" indica il numero degli atomi di carbonio della
molecola (siamo arrivati a cinque, il metano ne ha uno solo) e poi si
arriva all'esano, che a temperatura ambiente (o meglio, a 20°C) è
un liquido. Poi viene l'eptano, il famoso ottano (famoso tra i
meccanici d'auto per il "numero di ottano" delle benzine),
e così via. L'esano, insomma, si può definire come una benzina
molto leggera: non è una definizione precisa ma può aiutare a
capire.
Dal mio punto di vista personale,
tornando ai solventi clorurati, ho avuto molto a che fare con il
cloroformio. Il cloroformio si usa nelle analisi per i comuni
detergenti, lo shampoo o il detersivo per lavatrice. Si usa, o meglio
si usava perché ovviamente è anch'esso tossico; ma dove ho lavorato
io per quindici anni era comunemente sul bancone dove lavoravo, e
dato che non c'erano cappe e non c'era nemmeno un impianto di
condizionamento d'aria (d'estate quindi i 30°C erano la norma) ne ho
respirato parecchio. Non a litri, ma in piccole quantità e con
costanza, ogni giorno. Fino a oggi mi è andata bene, insomma, sono
passati un po' di anni e non ho subìto conseguenze, ma comunque mi
capita di pensarci. Questa, però, è un'altra storia e ne scriverò
altrove, magari nelle Cronache di fabbrica.
(l'illustrazione è di Gloria Stoll, datata 1945)
(l'illustrazione è di Gloria Stoll, datata 1945)
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