lunedì 16 settembre 2019

Trielina


La trielina che avete in casa, quella che si usa per smacchiare i tessuti, quasi sicuramente non è trielina. Non è una truffa: la trielina, quella vera (tricloroetilene) è infatti tossica e cancerogena ed è vietata da molto tempo; si usa solo nell'industria, con le precauzioni necessarie. Quindi, se avete in casa una bottiglietta di trielina dimenticata in un angolo potrebbe essere davvero trielina, ma se l'avete comperata di recente potreste dare un'occhiata all'etichetta (leggere bene le etichette è sempre un'ottima cosa). Sulla bottiglietta che ho in casa c'è scritto per esempio, oltre al nome commerciale del prodotto, "Smacchiatore, ottimo sostituto della Trielina" con il nome "trielina" ben evidenziato altrimenti la gente magari andrebbe a cercare qualcos'altro. Continuando a leggere l'etichetta infatti scopriamo il nome della sostanza contenuta: è esano, parente stretto delle benzine e del gas delle bombole per la cucina e degli accendini. L'esano smacchia come la trielina ed è un tantino meno tossico, anche se è sempre meglio starci attenti: è altamente infiammabile, per esempio. Però nella bottiglietta potrebbe anche esserci del percloroetilene, che alla trielina somiglia molto, o qualche altro solvente che io non sono riuscito a trovare in negozio; se sull'etichetta trovate scritte cose del tipo "C6 alcano", si tratta sempre di esano. Questi solventi sono usati nell'industria, o nelle analisi di laboratorio, perché sciolgono i grassi (che poi si possono separare) ed evaporano facilmente; per esempio l'esano è utilizzato per estrarre olio dai semi di molti vegetali. L'esano evapora rapidamente e completamente, viene raccolto e riciclato, e non ne rimane traccia nell'olio di semi. Ecco spiegato perché si usano come smacchiatori, l'unto (il grasso, l'olio) viene sciolto e tolto dal tessuto. Il risultato può essere raggiunto anche con acqua e sapone, o con un detersivo; la scelta dipende dalla delicatezza del tessuto. Ovviamente, però, la trielina non toglie le macchie di colore o di vernice; e, soprattutto, questi solventi (esano compreso) vanno usati con tutte le precauzioni possibili: con le finestre aperte, innanzitutto.
La trielina fa parte dei cosiddetti "solventi clorurati", così come il cloroformio e il percloroetilene, per citare due nomi famosi o abbastanza famosi anche per chi non ha studiato chimica. Ci sarebbe anche il cloruro di metilene, per esempio, ma non mi sembra che lo si usi al di fuori dei laboratori o dell'industria chimica. Solventi significa che sono in grado di sciogliere qualcosa, nel nostro caso i grassi (l'unto di cucina è un grasso) e clorurati significa che contengono cloro nella loro molecola. Di per sè, il fatto che una molecola contenga cloro non è sinonimo di tossicità o di pericolo: il sale da cucina, per esempio, è Cloruro di Sodio e non crea problemi a meno che non se ne usi a cucchiaiate (va usato "cum grano salis", se mi si permette la battuta). Diverso è il discorso per i solventi clorurati, ma spiegare perché porterebbe via molto tempo; qui basterà dire che dipende dalla composizione complessiva della molecola e dalla sua relazione con il nostro organismo, oltre che dalla dose e dal periodo di esposizione. I più esposti al rischio sono quelli che lavorano a stretto contatto quotidiano con una sostanza: per esempio chi lavora nei negozi dove si lavano e smacchiano i tessuti. Il percloroetilene è sempre tossico, ma un po' meno della trielina.

L'esano è uno degli idrocarburi più semplici; a scuola è una delle prime molecole di chimica organica tra quelle che vengono studiate.  Idrocarburi significa che contengono idrogeno (idro-) e carbonio ("carburo" significa che non c'è ossigeno nella molecola). La molecola più semplice in assoluto, nella chimica organica, è il metano; segue l'etano, poi il propano e il butano. Propano e butano sono il contenuto delle bombole per il gas domestico o per gli accendini. Dopo il butano c'è il pentano, dove "penta" indica il numero degli atomi di carbonio della molecola (siamo arrivati a cinque, il metano ne ha uno solo) e poi si arriva all'esano, che a temperatura ambiente (o meglio, a 20°C) è un liquido. Poi viene l'eptano, il famoso ottano (famoso tra i meccanici d'auto per il "numero di ottano" delle benzine), e così via. L'esano, insomma, si può definire come una benzina molto leggera: non è una definizione precisa ma può aiutare a capire.

Dal mio punto di vista personale, tornando ai solventi clorurati, ho avuto molto a che fare con il cloroformio. Il cloroformio si usa nelle analisi per i comuni detergenti, lo shampoo o il detersivo per lavatrice. Si usa, o meglio si usava perché ovviamente è anch'esso tossico; ma dove ho lavorato io per quindici anni era comunemente sul bancone dove lavoravo, e dato che non c'erano cappe e non c'era nemmeno un impianto di condizionamento d'aria (d'estate quindi i 30°C erano la norma) ne ho respirato parecchio. Non a litri, ma in piccole quantità e con costanza, ogni giorno. Fino a oggi mi è andata bene, insomma, sono passati un po' di anni e non ho subìto conseguenze, ma comunque mi capita di pensarci. Questa, però, è un'altra storia e ne scriverò altrove, magari nelle Cronache di fabbrica.

(l'illustrazione è di Gloria Stoll, datata 1945)

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