lunedì 2 settembre 2019

Questione di stile


- Aspetta un attimo, prima di andar via voglio guardare Giuliano che fa la titolazione.
Qualcosa di inaspettato, una frase gentile e proprio da Giovannone il Calabrese. Dice sul serio, gli piace come lavoro in laboratorio. Anche lui fa qualche analisi, ogni tanto, in qualità di Capoturno; quindi non è il primo arrivato e il complimento giunge, oltre che inatteso, anche di conforto in un periodo per me molto difficile. Un attestato di stima, e di stile.
Niente di straordinario, sia ben chiaro: il classico beuta-buretta, con l'indicatore. Una titolazione a vista, il blu di bromofenolo che passa dal blu al giallo, un numero di ammina. Non è per il reparto di Giovannone, che ha già avuto il suo responso ("puoi raffreddare"), ma Giovannone si ferma lo stesso. Così, per il piacere di vedere uno che lavora bene. E dato che quel qualcuno sono io, io che con lui mi sono scontrato tante volte, fa piacere.
Giovannone è alto come me, un metro e novanta, e ha dieci anni più di me. Ha fatto di tutto nella vita, compreso il marinaio e l'emigrato in Australia, e il calciatore nelle giovanili della Reggina (come portiere); arrivato qui da noi, anche senza un vero titolo di studio è diventato subito capo turno al reparto esteri (non per via dell'Australia: "estere" è un termine di chimica organica e al plurale fa "esteri"), ed è molto rispettato e ascoltato dal Direttore. Lo chiamano anche "crapa dura", e direi con molta ragione. Non che tutti i calabresi siano così, come nelle barzellette del servizio militare, ma Giovannone lo è per davvero. Micidiali le sue sfuriate quando è di cattivo umore, di ghiaccio le sue battute riservate a chi gli sta antipatico, nelle giornate negative meglio stargli alla larga - se si può.
Però poi, quando Giovannone ti ha pesato, puoi star tranquillo. Se ha deciso che di te ci si può fidare, che non sei un ominicchio insomma, allora si va sul velluto. Personalmente, ho impiegato dieci o dodici anni ad arrivare a questo punto, ma ormai ci siamo.
Qualche anno dopo, quando io me ne ero già andato e lui era in pensione (ha fatto in tempo, prima delle nuove leggi, e ne sono contento) lo ritrovo per caso in un supermercato, con la moglie e le sue belle figlie (che belle figlie che ha Crapa Dura! due, una più bella dell'altra, alte e forti) . Mi abbraccia, mi bacia come se fossi un parente, magari suo fratello. E' un attimo, mi chiede come sto, sa che cosa è successo quando me ne sono andato. Poi non l'ho più rivisto, e - chi lo avrebbe mai detto, quando l'ho conosciuto - mi dispiace. Mi manca, Giovannone; e non solo lui.

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