mercoledì 26 febbraio 2020

Darwinismo sociale


Tra i luoghi comuni più ripetuti ha un suo posto particolare l'espressione "darwinismo sociale". Da dove viene, che significa? A me piace leggere gli scritti di Charles Darwin, non mi posso dire un esperto ma nei suoi libri ho trovato tantissime osservazioni, pensieri, intuizioni, ma niente che giustificasse davvero questa espressione. Darwin è un attento osservatore della realtà: parla di evoluzione delle specie, di origini comuni per specie diverse, e anche di selezione naturale ma nel senso che il meno adatto all'ambiente ha difficoltà a sopravvivere, non certo che una specie si mangia l'altra e vince il più grosso e il più cattivo. Centrale nell'opera di Darwin è lo studio sui fringuelli delle Galapagos: nati come granivori, i fringuelli migrati su isole meno ricche di vegetazione erano diventati insettivori, e nel nuovo ambiente erano stati favoriti gli esemplari dotati di un becco più lungo e sottile, più adatti alla nuova dieta.
Un adattamento all'ambiente, una lotta per la vita (struggle for life) ma non nel senso che gli vorrebbero dare sociologi ed esperti di economia, per i quali "darwinismo sociale" ricorda molto "la legge della giungla", o comunque viene quasi sempre presentato così, il lupo mangia l'agnello, il pesce grosso mangia il pesce piccolo, e così via. Non sto a tirarla troppo in lungo, l'intera storia si può trovare qui, per chi fosse interessato; la conclusione a cui sono arrivato io è che "darwinismo sociale" è una scemenza che si sono inventati i sociologi, e quando trovo questa espressione in uno scritto comincio a dare segni di insofferenza, salto qualche riga o qualche pagina, e prima o poi interrompo la lettura, a meno che proprio non ne valga la pena.

PS: mentre finisco di sistemare il post, trovo su un quotidiano importante "ferocia darwiniana": provate a leggere la biografia del povero Darwin, sarà difficile trovare una persona più mite e riservata, e quanto ai suoi libri vale quanto ho scritto sopra. Ma, ormai, i luoghi comuni hanno preso il posto delle virgole e dei punti, tutti li ripetono meccanicamente, non si pensa più a quello che si dice e si scrive, e anche questo è un segnale dei brutti tempi che stiamo vivendo. Un tempo, quantomeno, si potevano spiegare queste cose con l'ignoranza; ma oggi, in tempo di internet, l'ignoranza si potrebbe colmare facilmente. E invece...

 
(Gary Larson, dal mensile "Linus", anni '90)

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