Il discorso filava così bene che alla fine ho trovato il coraggio e gliel’ho chiesto.
- Ti dispiace se scendo con te e poi continuiamo il discorso in stazione, per un po’?
- No, non mi dispiace: anzi, per me va bene.
Lei aveva diciassette anni e mezzo, io un po’ di più ma mica poi tanti. Era molto bella, del tipo che si vede nei dipinti dei preraffaelliti inglesi, però bionda chiara, con gli occhi verdi, alta e sottile. Non so cosa faccia adesso, e non ho sue notizie da quasi vent’anni; la chiacchierata di quella sera – un 31 ottobre, se non ricordo male – era andata bene, ma la storia non ebbe seguito. Per me era un momento particolare, delicato: se Rita mi avesse detto di sì la mia vita avrebbe preso un’altra strada, e di sicuro oggi non sarei qui a scrivere, avrei avuto cose più serie di cui occuparmi. Però così non è andata, e ormai me ne sono fatto una ragione.
Il motivo per cui porto qui la mia piccola storia è questo: quel giorno ho fatto dieci minuti “a sbafo” sul treno. Rita abitava una decina di chilometri oltre la stazione a cui io dovevo scendere: il bigliettaio lo sapeva, mi è passato vicino, mi ha guardato, ha capito tutto, e ha fatto finta di niente. In ogni caso, avrei ben potuto pagare la differenza e la multa, poco più che simbolica.
Oggi no, oggi essere su un treno sprovvisto di regolare biglietto – pardon, “documento di viaggio” – è considerato un atto criminale, una truffa in piena regola e premeditata, e la punizione è una multa severissima, anche 50 euro, o 100, più il prezzo del biglietto: nel mio caso, una pena di oltre dieci volte il prezzo della corsa.
Mi sono chiesto: da che mondo è mondo, i treni si sono sempre presi al volo, di corsa, all’improvviso. Soprattutto se hai vent’anni e su quel treno c’è una ragazza meravigliosa che ti invita: “Noi andiamo al mare. Perché non vieni con noi?” E il treno sta per partire, non c’è tempo di andare a comperare il biglietto, quel treno sta partendo proprio adesso ed è un’occasione che non puoi mancare.
Per tutta una vita, per tutto un secolo, per l’eternità, sui treni di tutto il mondo ci sono state scene come queste che sto raccontando: oggi si verrebbe pesantemente multati, forse anche denunciati, invitati a scendere. Addirittura, se si fa resistenza, il treno non parte: multati e penalizzati tutti i passeggeri, anche quelli in regola che avrebbero diritto di arrivare in orario (succede, succede...).
Mi chiedo chi si sia inventato queste regole, e ho già le risposte pronte: smetto di chiedermelo, e invece penso a come sia stato possibile arrivare a complicarci la vita in questo modo. Mi chiedo, soprattutto, come sia stato possibile, nel giro di pochi anni, complicare il mondo in questo modo senza che nessuno si ribellasse. La risposta a questa mia riflessione, quando ne ho parlato in giro, è stata fredda e gelida: “Sarebbe meglio se tutti pagassero il biglietto.” Ed era ovvio, lo davo per scontato in partenza...C’è forse bisogno di discutere su queste cose?
Ho sempre pagato il biglietto, io: tranne quel giorno. E la vita è già abbastanza dura e penosa, non c’è bisogno di complicarla ancora di più (avete notato che sui mezzi pubblici non ci sono quasi più handicappati e persone anziane?)
Life History of the Forget-me-not
9 ore fa
2 commenti:
eppure anni fa, frequentavo il liceo, venni multata perchè mi stavo baciando (col moroso dell'epoca)sul treno. Anzi, il capotreno ci voleva denunciare per oltraggio. Eh?!
eh, Ange, ma io non ero mica arrivato fin lì...Che tristezza. Però ho sempre avuto un buon ricordo di quella sera, un piccolo incantesimo però senza seguito.
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