In casi come questo, copio e incollo (e ringrazio): fin da quand’ero piccolo so bene che mettersi in disparte a leggere è considerato un difetto. Invece di tenerne conto, mi sono riempito la casa di libri: e adesso pago. Mi avevano avvertito, non ne ho tenuto conto, che fesso che sono stato.
«Caro Serra, non crede che, fra i sintomi del quadro patologico molto grave della nostra società, il più orribile sia il culto dell'ignoranza, con il parallelo disprezzo della cultura? L'Italia registra milioni di analfabeti totali e di ritorno, la scuola pubblica è governata da ministri incompetenti e viene mortificata a vantaggio della scuola privata. L'antico triangolo insegnanti-studenti-famiglie s'è spezzato: il secondo e il terzo lato tendono ad allearsi contro il primo, che bada a difendersi dall'aggressività degli altri. Conseguenze: pare che aumenti il numero degli insegnanti vittime della depressione e che migliaia di studenti escano dalle scuole messi male sul piano delle conoscenze storiche, scientifiche, linguistiche. Sconcerta il compiacimento di essere ignoranti. Lo stesso Tremonti, uomo dotto e colto, in un'assemblea di leghisti ha elogiato chi non legge libri. Coltivare l'ignoranza è molto peggio che coltivare la canapa indiana.» Marcello Savini (email)
«Caro Savini, ho dovuto tagliare drasticamente la sua lunghissima lettera, che fa un'articolata analisi dello stato languente della scuola pubblica. Mi premeva pubblicarne la sostanza: individuare nell'arretratezza (anzi, nell'arretramento) culturale del Paese la prima causa della sua crisi. Sono d'accordo, e credo di esserlo, in parte, anche per ragioni di formazione personale: vengo da una «scuola», quella della sinistra storica, nella quale cultura era sinonimo di liberazione, e le «catene dell'ignoranza» non erano considerate meno umilianti della soggezione sociale ed economica. La frase del ministro Tremonti ha colpito molto anche me. Una furbata da comiziante, ma una furbata tutt'altro che casuale: la convinzione che la cultura sia inutile, e peggio ancora sia una sorta di vizio delle élite oziose, è ampiamente diffusa in larghi strati della società. Fare soldi in fretta, e contarli subito, piuttosto che investire in un futuro del quale non si immagina più niente. Io credo sia questo - una cinica rassegnazione, e a ben vedere una sorta di complesso di inferiorità nazionale- a produrre ciò che lei chiama "culto dell'ignoranza". Si desidera imparare, cambiare, migliorare, se ci si sente prossimi a un inizio, a una partenza, a un'avventura. Non si vuole imparare più niente quando si pensa di essere già arrivati a destinazione. Spero che il Pd, alla ricerca delle "dieci parole chiave" per ricostruirsi un linguaggio intellegibile e una dignità politica, metta ai primi due posti la parola salario e la parola cultura. Bastano quasi da sole a definire la sinistra.»
(Michele Serra, dal "Venerdì di Repubblica", 26 maggio 2010)
Life History of the Forget-me-not
10 ore fa
2 commenti:
Leggo sempre con piacere le lettere a Serra e le relative risposte, che trovo acute, ironiche e sempre intelligenti. E' uno dei pochi motivi per cui compro Il Venerdì.
Anche io ho sempre letto molto e possiedo migliaia di libri, ma da diverso tempo sento questo clima che insombe anche su di me e faccio tanta fatica a sottrarmi. Leggo, sì, ma meno di un tempo, e soprattutto mi tengo tutto per me, trovo sempre meno gente interessata a parlare di quello che legge, dei film che vede, della mostra che ha visitato. E non hai idea dei discorsi dei genitori dei miei ragazzini a scuola, fare poco e presto...
Mi sono imbattuto spesso in questo "culto dell'ignoranza", ma pensavo che fosse per via dell'ambiente mediobasso e dell'istruzione.
Invece oggi questo "culto dell'ignoranza" è al governo, e non solo nel senso dei ministri.
Stupefacenti, per ignoranza, la recente polemica su "bella ciao" e tutte le battute sulla Resistenza: che fu fatta dai cattolici, dagli azionisti, dalla destra (in Francia, un capo della Resistenza fu De Gaulle), ma che ormai è tout court dei comunisti.
Eppure basterebbe un libro di storia, basterebbe anche wikipedia - ma no, si vuole proprio essere ignoranti.
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