martedì 14 giugno 2011

Erbacce ( I )

Nel regno dei diserbanti, cioè quel posto disperato in cui mi è toccato vivere da adulto, le erbacce sono diventate qualcosa di commovente. Nel regno dell’asfalto e del cemento, nel mondo in cui una lucertola o una cavalletta possono fare spavento, mi tocca andare in cerca delle erbacce sopravvissute: chi mai l’avrebbe detto.
Molte di queste sono erbe officinali, usate da secoli in erboristeria: oggi non so se mi azzarderei a raccoglierle e ad usarle per tisane e infusi, l’uomo ha versato troppi veleni, ormai anche raccogliere e mangiare la cicoria selvatica (come si fa da sempre) è diventato un rischio troppo grande. Ma, comunque, le erbacce sono robuste e crescono lo stesso.
Da bambino mi chiedevo perché le chiamassero erbacce: sono quasi tutte erbe belle, d’aspetto gentile, con dei bei fiori. Mi avevano spiegato che sono “erbe infestanti”: quando si coltiva qualcosa, vanno tolte perché tolgono spazio e nutrimento ai pomodori, all’insalata, al frumento. Così è tutto più chiaro, “erbe infestanti” mi era sembrato da subito un nome più giusto, più esatto: anche perché rimetteva le cose al loro posto, “infestanti” era il nostro punto di vista, quello degli umani, dei coltivatori. Per avere i pomodori in giardino, dunque, era lecito togliere via le erbe infestanti; che comunque potevano crescere rigogliose nei prati, nei fossi, tra i sassi dei muri, dovunque fosse loro consentito e dove non davano fastidio.
E’ stato così per millenni, ma questa nostra ultima generazione appare decisa a non tollerarne l’esistenza; l’invenzione dei diserbanti e la loro messa in commercio spesso impedisce che si vedano. E poi, là dove passavo tutti i giorni uscendo di casa per andare a scuola, o al lavoro, adesso hanno costruito; nei prati dove andavo a giocare c’è il parcheggio di un supermercato, lì vicino scorrono le terze, quarte, quinte, seste, settime, millesime corsie di una qualche autostrada.
La nascita, la crescita, e la fioritura delle erbacce sono quindi diventate una specie di miracolo, qui in Lombardia: una volta era solo Milano, oggi è così dappertutto. Nelle aiuole e nei parchi ancora esistenti, scorrazzano cani sempre più grossi che lasciano ricordi ovunque; il comune decide di dare multe, costringe a girare con i guanti e i sacchetti, ma che mondo è mai diventato? Quando mai si è visto il padrone di un cane girare a raccogliere gli escrementi? La risposta è semplice: da quando si è costruito ovunque, da quando sono scomparsi i prati, i campi, i muri di mattoni; da quando abbiamo perso il contatto con la natura. Ormai è tardi per correggersi, dal cemento e dall’asfalto non si torna più indietro; però le erbacce sono resistenti, quando noi non ci saremo più loro potranno riprendere a crescere come hanno sempre fatto.

Comincio questo mio giro tra le erbacce (delle quali cerco da sempre di ricordare i nomi senza mai riuscirci, domani me li sarò di nuovo dimenticati), dal cuoricino. Io l’ho sempre chiamato così, la pianta dei cuoricini: in seguito ho scoperto che la chiamano “borsa del pastore”, ma a me è sempre sembrato un nome sbagliato. Magari la forma è quella, ma una borsa è qualcosa che si consuma, che si sporca, che si piega e si deforma: invece questi “cuoricini” sono sempre nuovi, sempre belli lucenti, pieni di vita. I cuoricini piacciono molto ai canarini, e da bambino mi avevano insegnato a raccoglierli per questo scopo; il loro nome scientifico è “capsella bursa-pastoris”, fanno parte delle crocifere (brassicacee) e crescono nei terreni sabbiosi.
Le illustrazioni vengono da “Che fiore è questo” di D.Aichele e M.Golte-Bechle, editore Franco Muzzio.

4 commenti:

annarita ha detto...

Le piante infestanti hanno un altro vantaggio: per chi, come me, non ha il pollice verde, sono facilissime da coltivare. Ho fatto un esperimento, riempiendo tre vasi sul balcone con le infestanti tolte da altre piante. Nel giro di pochi mesi erano così rigogliose da sembrare piante "vere" e poi, osservandole, ho scoperto anche quanto fossero belle, proprio come dici tu! Salutissimi, Annarita

Giuliano ha detto...

un mio vicino di casa ha detto l'altro giorno: "penso di sapere chi è che mi butta dentro le erbacce..." (sarà mica il vento???)
(uomo di cinquant'anni, con moglie e tre figli...)
:-)
ciao Annarita!

Anonimo ha detto...

le infestanti sono belle anche se riconosco che in certi posti è meglio che non ci siano...una cosa che mi fa ridere è ke in tutti i vivai vengono coltivati piante classificate infestanti di ogni genere e ogni origine in pratica estirpiamo infestanti italiane per piantare infestanti straniere...anzi spesso sono semplicemente infestanti raccolte a qualche chilometro da casa seminate concimate ed ecco il tuo acquisto

Giuliano ha detto...

il vero problema, almeno qui nel comasco e nel milanese, e dintorni, è che non ci sono più i prati e i campi...Quest'anno c'è stata una gran fioritura di "erbacce", complice il tempo (molta pioggia in giugno, con le pause necessarie), ma i prati e i campi servivano anche per buttarci la neve d'inverno, e per far giocare adulti e bambini, per non parlare dell'inquinamento, dell'aria, eccetera.
Mah! L'importante è usare meno diserbanti che si può, fin dove è possibile continuare a "pulire" a mano.