domenica 10 giugno 2012

Fare a meno del calcio per due anni

La settimana scorsa mi è capitato di leggere qualcosa che non mi sarei aspettato, non certo da due grandi giornalisti come Deaglio e Maltese. Enrico Deaglio, che seguo a apprezzo da molti anni, scrive un articolo sulla crisi della Fiat a Mirafiori; inizio a leggerlo e proprio all’inizio trovo due o tre righe di battute molto grevi contro una squadra di calcio, la Juventus. Mirafiori sta per chiudere, e Deaglio si mette a fare battute sul calcio? Il tifo fa brutti scherzi, quelle tre righe immotivate finiscono con il rendere poco credibile tutto l’articolo; se io non sapessi chi è Enrico Deaglio, avrei smesso di leggere.
Ma non è finita, perché sullo stesso giornale Curzio Maltese, uno che leggo sempre con interesse, dedica un’intera pagina della sua rubrica all’allenatore di calcio Zdenek Zeman, presentandolo con toni elogiativi come se fosse uno dei grandi della cultura; invece è solo un allenatore di calcio, che dopo decenni di magre figure in categorie minori è riuscito a tornare alla ribalta. Buon per lui, ma che dire di Maltese? Nella settimana del terremoto in Emilia, con i campanili crollati e con l’economia distrutta, con i capannoni crollati sugli operai, mi sarei aspettato qualcosa di diverso. Anche volendo alleggerire, per fare solo un esempio, un giornalista come Curzio Maltese avrebbe potuto parlare di Claudio Abbado, che ha sospeso tutti i suoi impegni (ne ha molti, in tutto il mondo) ed è arrivato a Ferrara dove dirigerà un concerto per raccogliere fondi per il terremoto; ma gli esempi da fare, le cose di cui parlare, sono moltissime, sia tra le persone famose che tra la gente comune, quella che oggi vive nelle tendopoli tra Cavezzo, Medolla, e Finale Emilia. Invece no, eccoci ancora una volta a parlare di calcio. Devo dire che non se ne può più.

Forse Maltese voleva staccare la spina, raccontare la storia di un italiano esemplare: ma viene invece da pensare che nel suo orizzonte, così come in quello di quasi tutti gli italiani, ci siano solo il calcio e le canzonette. Spero che non sia così, voglio sperare che anche in questo caso il tifo calcistico abbia fatto ombra alla ragione: semel in anno insanire licet, dicevano i latini. Vale sia per lui che per Deaglio che per tanti altri.
Dovendo per forza di cose parlare di calcio, e Dio solo sa quanto se ne sia parlato in queste settimane, la prima cosa da dire, soprattutto nei TG, era: NON SCOMMETTETE. Io sono sempre più impressionato dalla quantità di persone che giocano d’azzardo e che scommettono, non si può entrare in un bar senza vedere persone intente con il videopoker, non si può entrare dal giornalaio senza fare la fila dietro a persone che comperano i gratta e vinci; ma i giornalisti parlano solo di calcio, e per di più da tifosi.
E’ vero, bisogna rimarcare il fatto che alcuni calciatori famosi sono stati sorpresi a spendere soldi, un’enormità di soldi, in scommesse: scommesse legali in molti casi, ma – santo Cielo – come si fa a buttar via un milione di euro in scommesse? E’ vero che i calciatori di serie A guadagnano molto e possono permetterselo, ma (sempre per fare un solo esempio) Bill Gates guadagna dieci o mille volte più di Gigi Buffon, ma sta girando il mondo per aiutare con i suoi soldi le persone che ne hanno bisogno. Ma forse anche Bill Gates sta antipatico ai nostri giornalisti, che gli preferiscono un allenatore di calcio.
In tutto questo contesto, ho trovato più che sensate le parole di Mario Monti, per una volta mi sono trovato d’accordissimo. Attenzione, però: Monti non ha detto “facciamola finita con il calcio”, come invece è stato riferito (con molta malafede e molta disattenzione): si è invece chiesto se, ragionando da appassionati, non sarebbe meglio fermarsi un paio d’anni – non per il calcio, che è sempre divertente, ma per tutto quello che gravita attorno al calcio. Ed è su tutto quello che gravita attorno al calcio, sui giornalisti e sui tifosi e sulle scommesse e sulle violenze e il fanatismo, che bisognerebbe concentrare l’attenzione. Ma tutto questo non succede, e mi tocca constatare che anche i migliori giornalisti, quelli che pensavi seri, hanno il tifo calcistico come personale motivo conduttore. E non al bar o in pizzeria, come sarebbe lecito, ma anche quando si tratta di scrivere un articolo su cose serie.
PS: Il mio pensiero su Zdenek Zeman, se può interessare, è questo: è una persona rancorosa e inutilmente polemica, ogni domenica ci saranno veleni e risse, grazie a Zeman il clima calcistico peggiorerà di molto. Lo stesso difetto di Josè Mourinho, e di molti giornalisti e proprietari di club: l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento sono i veleni, le polemiche, i rancori. Prepariamoci: ci aspetta un altro anno di discorsi inutili e di polemiche assurde; potendo scegliere, io sceglierei volentieri un altro Zeman, che di nome faceva Karel e che negli anni '60 faceva dei bei film a cartoni animati. Nessuna tv è disposta a trasmetterli di nuovo?

2 commenti:

Grazia ha detto...

Hai ragione! Però devo ammette, che, se pure non sopporto tutte le derive attuali, i soldi mal spesi, le scomesse, l'eccesso di discorsi, la mancanza di etica..., a me il calcio piace, e tsnto! O meglio mi piace e mi emozione vedere una partita ben giocata alla televisione o allo stadio. È l'unico sport che riesco a guardare e a capire.

Giuliano ha detto...

commento perfetto, Grazia! il calcio piace molto anche a me.
Ma senza polemiche inutili, e contando fino a cento prima di parlare, per poi decidere di stare zitti.