martedì 19 giugno 2012

L'invasione degli ultracorpi

Fino a qualche anno, per me era solo un bel film, di quelli che fanno paura ma poi sai che non è vero: anche da bambino, mi bastava uscire per strada per ritrovare le persone così come le avevo lasciate. Da qualche anno in qua, però, non è più così. Da quel film non riesco più a uscire, e mi sembra sempre più realtà ad ogni giorno che passa.
Sto parlando di “L’invasione degli ultracorpi”, girato nel 1956 da Don Siegel, tratto da un romanzo di Jack Finney di un paio d’anni precedente (titolo originale “The body snatchers”); un film ancora oggi molto bello ed avvincente (Don Siegel è stato uno dei grandi del cinema d’azione, maestro dichiarato di Clint Eastwood con il quale ha lavorato molto).
Il soggetto è questo: d’improvviso, ci si rende conto che qualcosa è successo, nella piccola città dove si conoscono tutti. Una donna non riconosce più suo padre, dice che è una persona diversa che gli somiglia in tutto, ma non è lui; un bambino dice sua madre non è sua madre. Il medico a cui si rivolgono da principio non ci fa caso, poi questi fatti si moltiplicano. Cosa ancora più strana: dopo una notte o due, le persone che si erano allarmate vanno a dirgli che ora è tutto a posto, di non preoccuparsi più.
Andando avanti nel film, si vede che cosa è successo: qualche misterioso agente alieno si è impadronito dei corpi degli abitanti, rimpiazzandoli in modo impercettibile. Una sola cosa tradisce gli alieni: la mancanza di emozioni. Di questa mancanza di emozioni, un bambino si accorge subito; ma poi anche il bambino verrà rimpiazzato. Che fine facciano le persone vere, nel film non è detto.
Paesi come Santa Mira, il luogo dove si svolge l’azione del film, una volta erano comunissimi. Fino a tutti gli anni ’70, anche da noi era così: un mondo a misura d’uomo, dove ci si conosce tutti (nel bene come nel male) e non c’è bisogno di mostrare pass, tesserini, smart card; dove vigili e poliziotti svolgono egregiamente il loro compito senza dare multe e senza togliere punti dalla patente, semplicemente usando il buon senso. Così è stato, ma poi è finita: ed è storia recente, recentissima. Forse i ragazzi di vent’anni non lo sanno, e se glielo si racconta non ci credono; e se provi a raccontarlo in giro, anche alle persone di cinquant’anni, neanche loro se lo ricordano più e ti danno del nostalgico. Eppure un altro mondo è possibile, e anzi questo mondo c’era, ma è stato spazzato via in meno di quindici anni.
Guardandosi in giro, viene spesso da pensare che nel frattempo gli alieni si siano fatti furbi, e usino mezzi più sottili e perfezionati rispetto ai baccelloni e agli ultracorpi. La politica di successo, in questi ultimi 10-15 anni, è stata quella che ha puntato ai nostri istinti più tirchi e più gretti, facendo leva sulle persone senza sentimento, intente solo a badare a se stesse, indifferenti anche di fronte al naufragio di una nave con più di cento persone a bordo (“ma sì, erano tutti negri e marocchini”).
Ormai anch’io, come il protagonista del film, faccio fatica a riconoscere le persone con cui parlo: qui si è accettato tutto, le legislazioni sul lavoro, sulla scuola, sulla sanità, sui trasporti; le distruzioni dell’ambiente, i regolamenti bancari e postali, tutto, ogni cosa è passata su di noi, e sono stati ben pochi a protestare.
Un film curiosamente gemello a quello di Siegel è “Vip mio fratello superuomo”, di Bruno Bozzetto. Un film del 1968, cartoni animati. Come tutti i cartoni animati, si tratta di un film buffo e divertente; eppure c’è un personaggio che inquieta: si chiama Happy Betty, è l’equivalente dei cattivi nei film di James Bond, e ha in programma non la distruzione del mondo ma la trasformazione degli umani in servi obbedienti. Il metodo usato è proprio da cartone animato: “un missile nel cervello”, con canzoncina che spiega (il film è in parte musicale). Il missile, piccolo, penetra nelle teste delle persone e viene telecomandato: niente di brutale o di doloroso, dall’esterno poi si vede solo qualcosa come un fiocco, molto grazioso. Il risultato è lo stesso di “L’invasione degli ultracorpi”: le persone smettono di pensare con la propria testa.
Ora, i missili e i baccelloni che vediamo nei due film sono due trovate da film, o da cartone animato; il dubbio che sia arrivato qualcosa di più raffinato però mi prende sempre più spesso – mi basta uscire di casa, parlare con qualcuno, esseri umani veri ne trovo sempre di meno. Una volta ne trovavo a centinaia, oggi non è più così.
Non ho ancora trovato i baccelloni in giardino o in cantina, dubito che siano mai esistiti veramente; ho invece individuato qualcosa di molto simile al “missile nel cervello” di Bruno Bozzetto, ce lo hanno in mano tutti, non se ne separano mai. Chiedo scusa per la mia conclusione, molto dura e magari in molti casi immotivata; ma la mia impressione è che non si sia molto lontani dalla verità, dicendo che la generazione degli anni ’80 è stata rincoglionita dalle televisioni e radio commerciali, quelle degli anni ’90 sono state rincoglionite dai telefonini e dai videogames, e oggi sta succedendo la stessa cosa con i tablet, i social network, con il mito del web che risolverà tutto anche in politica, eccetera.
Sono un po’ drastico, lo so; e forse anche un po’ maleducato ed eccessivo. Chiedo scusa, in fin dei conti sono solo un essere umano ancora non formattato; prima o poi anch'io smetterò di preoccuparmi.

4 commenti:

Grazia ha detto...

Una visione dura e pessimista, ma forse veritiera. Il film sui" baccelloni" è stato uno dei miei film cardine. Ce lo fece vedere mio padre, un lettore appassionato dei vecchi libri di fantascienza, Urania. Quello dell'arrivo dei" baccelloni" era uno dei giochi preferiti con le mie sorelle. Ci divertivamo a individuare gli alieni tra gli abitanti di Lastra a Signa.. e ce n'erano parecchi. Ora la realtà supera la fantasia e ci dovremo, tra un po' esercitare a scoprire chi " baccellone" ancora non è....

Giuliano ha detto...

Ho incontrato di recente un ex collega, mi ha detto che era preoccupato per il figlio precario e sottopagato: io sono stato buono e bravo, non gli ho detto quello che pensavo, e cioè che 10-15 anni fa ne avevamo parlato, lui era d'accordo...Adesso si trovano spiazzati, ma danno la colpa a Monti. Il missile nel cervello, appunto.
Non stiamo facendo i conti con la realtà, questo va detto. La realtà è a Finale Emilia, a Mirandola, a Cavezzo...E' nelle Cinque Terre, è nel Messinese, all'Aquila, a Milano nella zona dove ad ogni temporale esonda il Seveso.
La realtà sono le centinaia di migliaia di disoccupati, che prima o poi si faranno sentire.
Ma questi qua pensano che il web risolva tutto...

dede leoncedis ha detto...

il paragone con gli ultracorpi di Don Siegel è venuto anche a me e mi gira in testa da un po'. Mi conforta sapere che non sono sola tra i baccelloni. Un saluto da una new entry

Giuliano ha detto...

oggi c'è l'esame di maturità: non serve più a niente, ma è diventato una prova impervia, con tanto di codici cifrati a trentamila cifre... Poi salta fuori qualcuno, tipo l'economista Boeri, e sorridendo dice che se non vai all'università il diploma è inutile.
A questo punto mi vengono in mente battute di altro tipo sui baccelloni, ma te le risparmio...
:-)