La domanda “siamo sotto una dittatura?” è stata posta molto spesso fino a un anno fa, quando il presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi. Oggi se ne parla molto meno, e se ne possono capire i motivi: tra meno di sei mesi si va a votare, siamo in un tempo sospeso, domani potrebbe cambiare tutto sia in meglio (difficile) che in peggio (assai probabile). Però quella che stiamo vivendo non è affatto una pausa, in questi ultimi mesi sono state prese molte decisioni che sono andate a cambiare, e spesso a colpire duramente, la nostra vita quotidiana. Quindi, bisogna continuare a porsi la domanda: siamo sotto una dittatura, c’è il pericolo di una dittatura? Provo a mettere qui sotto qualche elemento per discuterne.
Il problema principale è probabilmente negli atteggiamenti delle persone, sia da parte di chi governa che dei semplici cittadini. Da una parte c’è una gran voglia di dare ordini senza ammettere repliche, dall’altra parte troviamo indifferenza, ignoranza, servilismo, sottomissione. Un esempio lampante del pericolo che si corre è nella mancanza di risposte anche alle questioni più importanti. Per esempio, la questione del denaro elettronico e del contante da abolire: prima o poi ci arriveremo, perché è comodo e perché la tecnologia ci sta portando in quella direzione, ma prima di arrivarci ci sono almeno due problemi importanti da risolvere, questi: 1) le banche ci guadagnano sopra, col bancomat per ogni nostra spesa alle banche va una cifra intorno al 2-3 per cento, una vera e propria tassa a favore delle banche. 2) la questione della privacy: ogni nostra spesa, ogni nostro movimento, sono memorizzati e monitorizzati. Che fine fanno i nostri dati? Queste due domande sono state poste infinite volte, ogni volta il governo glissa, risponde portando argomenti diversi da questi, ma la questione è e rimane fondamentale. Il fatto che il governo taccia su questi due punti, che l’opinione pubblica non ne parli, e soprattutto il fatto che la gente accolga con indifferenza queste cose, sono tre sintomi gravissimi della mancanza di una vera mentalità democratica, a tutti i livelli.
Inoltre sono costretto ad osservare che il dissenso, anche minimo, non è più tollerato; quando una categoria di persone trova discutibile un provvedimento del governo, dal governo – prima Bossi e Berlusconi, oggi Monti, il comportamento è identico – non si discute ma si risponde “andiamo avanti lo stesso”, che risuona paurosamente simile al “noi tireremo diritto” di tristissima memoria. Lo stesso Mario Monti ha più volte avuto parole dure sulla concertazione, sull’incontro fra le parti sociali.
La discussione è vista come un intralcio; e questo è già un inizio di dittatura. Ricordo qui, en passant, la valanga di corruzione arrivata con la trasformazione in SpA della Protezione Civile, una riforma voluta da Silvio Berlusconi: anche allora si rispose “noi tireremo diritto”.
Dall’altra parte, verso il basso, ci sono sentimenti che spingono nella stessa direzione, e che sono un pericolo per la democrazia. C’è un sentimento diffuso verso “la casta”, come se i politici fossero umanamente diversi da chi li vota, ma così non è. I politici sono stati votati ed eletti, a ogni livello: sia Comune, Regione, Provincia, le elezioni sono state fatte più volte. La gente si lamenta della corruzione, ma pochi si rendono conto di quante concessioni sono state fatte ai politici, veri e propri innamoramenti, deleghe complete, atti di cieca fede nel boss e nel “partito” o nelle sue parole d’ordine (“federalismo”, per esempio: cosa significa, in concreto?). L’informazione c’è stata, si sa da tempo che un partito di governo è stato fondato da una persona condannata per corruzione (in via definitiva) e da un’altra che viene continuamente avvicinata alla mafia, ma c’è stato comunque chi ha votato per i corrotti, e non una ma tre, quattro, cinque volte, vent’anni consecutivi. Voterete ancora per i corrotti e gli incapaci, alle prossime elezioni? Il modo in cui si parla della politica, il vantarsi di non seguire la politica, il dire che tanto sono tutti uguali, sono tutti segnali chiari dell’avvicinarsi di una dittatura. Questo aspetto è reso ancora più grave dal fatto che a parlare in termini come quelli che ho riassunto qui sopra sono anche i giornalisti professionisti e gli opinionisti, perfino una parte stessa dei partiti politici. Il sospetto che ci sia chi soffia sul fuoco soltanto per prendere il posto dei corrotti, e non per il bene comune, è più che fondato.
Un terzo aspetto della questione, forse il più preoccupante, è che non ci sia alcuna reazione nemmeno davanti ad evidenti limitazioni della libertà personale. La gente si abitua, si adatta a tutto, gli piace perfino. La gente non reagisce mai, anzi approva anche le decisioni peggiori. Si prenda la questione dei controlli ossessivi negli aeroporti, nei tribunali, nelle stazioni: nessuno protesta, quando provo ad accennare la questione non è che mi rispondano (come sarebbe ovvio e comprensibile) “sì, è una seccatura ma ha i suoi motivi”, ma invece approvano contenti.
Chi non si trova bene col body scanner all’aeroporto è considerato un imbranato di cui sorridere, chi si ostina ad andare in giro con una sacca da viaggio, o con una robusta valigia d'aspetto normale, cioè non formattata agli spazi forniti dalle compagnie aeree, viene preso come antiquato e anche un po’ deficiente. Delle persone che non si adeguano si ride: anche questo è terrificante. Ho la mia vecchia valigia, è robusta e ci ho girato mezzo mondo: perché non posso più usarla? La risposta è che di te si ride.
La naturalezza con la quale ci si sottopone a perquisizioni e peggio, la felicità con la quale si accettano cose come l’essere costretti ad abbandonare le chiavi di casa perché sono di metallo, e l’idea che si trovi normale perquisire a fondo mia zia (78 anni, assolutamente inoffensiva) che sta per salire su un aereo è talmente ridicola che probabilmente anche Totò e i fratelli Marx l’avrebbero scartata. Eppure, tutto questo succede; e la gente si è abituata.
In questi giorni ho assistito ad un piccolo dibattito su una cosa del tutto secondaria, come il cambiamento nei metodi di pubblicazione on line operato da Blogger: uno dei miei amici di blog (non metto il nome per non far offendere i suoi lettori abituali) ha detto che si trovava male, che il nuovo metodo era scomodo, e nei commenti ho trovato espressioni come “poi ci si abitua”, “il nostro caro vecchietto che rimane attaccato alle vecchie cose”, eccetera. Mi sono stupito di non trovare nessuno che dica, come sarebbe stato normale fino a una decina d’anni fa, "se sono comodo o meno lo decido io”. Il fatto in sè è insignificante, le reazioni della gente sono preoccupanti. Tornando alle cose serie, cioè alle misure per la nostra sicurezza, l’effetto è ben definito dalla storia dell’armatura morbida, che ho riportato qui da molto tempo; invito tutti a leggerla e a rapportarla alla nostra realtà quotidiana.
In tempi di disoccupazione e di precarietà, la selezione si fa verso il servilismo e la sottomissione, cioè verso il basso e verso il peggio. Se hai un contratto a termine e ti chiedi il perché di quello che stai facendo sul lavoro, non c’è nemmeno più bisogno di alzare la voce e prendere provvedimenti: alla scadenza del contratto verrai lasciato a casa e mai più richiamato. Formalmente, non è nemmeno più un licenziamento. Il posto lasciato libero verrà occupato da qualcuno “che non si fa domande”. Questo è diventato un mondo dove tutti si adeguano e dove si fa quello che vuole il capo: l’ambiente ideale per la corruzione.
Il conformismo e l’omologazione ormai sono una regola ferrea, ben oltre alla “profezia”di Pasolini di quarant’anni fa, ben oltre alla famosa frase di Flaiano (metà anni ’60) “fra trent’anni gli italiani saranno come li ha fatti la televisione”. Nel 1962, in pieno boom economico, fecero scalpore i capelli dei Beatles: che erano appena un po’ più lunghi del normale e che oggi passerebbero inosservati. Viene da dire che oggi siamo messi molto peggio, anche il tatuaggio è visto come pratica normale, “è di moda” e quindi deve piacere. Rispetto agli anni '60, sono state permesse "trasgressioni" nel modo di vestire, ma c'è stata una stretta pesantissima in tutti gli altri campi.
Nascono da questi atteggiamenti altre cose preoccupanti, per esempio il caso degli stupidotti che danno del privilegiato a chi è andato in pensione con 40 anni di contributi. Penso sempre a mio padre che è morto a 55 anni, prima di prendere la pensione; agli operai di Marghera e delle ditte che lavoravano l’amianto alla pensione non ci sono mai arrivati; e soprattutto penso che basta fare pochi calcoli per scoprire che con la pensione attuale e il precariato una pensione che garantisca la sopravvivenza non l’avrà nessuno, nemmeno chi oggi fa lo spiritoso dicendo “ho sulle spalle le generazioni precedenti”. Ma oggi va di moda accettare tutto senza discutere e senza pensare, e anche questo è un atteggiamento che mette paura.
A tutto questo aggiungerei l’indifferenza verso il fascismo e il nazismo risorgenti, purtroppo non solo in Italia. E ancora non si può tacere l’uso dell’esproprio, che dovrebbe essere eccezionale, è che è invece diventato ormai consuetudine; io sono rimasto allibito quando ho letto che la “via d’acqua” per l’Expo di Milano sarà realizzata quasi totalmente con espropri, così come la maggior parte delle nuove strade e autostrade, degli aeroporti, delle famose e famigerate “grandi opere” del governo Bossi-Berlusconi.
L’elenco sarebbe lungo, ci sono ancora tanti aspetti inquietanti del presente, ma qui mi fermo perché l’angoscia è già molto alta. Il presente è questo, e non sto certo chiedendo la rivoluzione e le manifestazioni di piazza, sto solo chiedendo di ragionare quando si andrà a votare. Già Orwell, in 1984, diceva che dai “proletari” non c’è niente da aspettarsi (il passo l’ho riportato qui), e quindi non riesco a tranquillizzarmi: so da tempo che alle prossime elezioni, con molta probabilità, almeno la metà degli elettori sceglieranno il peggiore tra quelli in lista, e lo voteranno.
AGGIORNAMENTO al 28 novembre 2012: sta per partire il redditometro ed è pronto il reddit-test. Intervistato in proposito da La7, il direttore dell'Agenzia delle Entrate (si chiama Befera) sorride rassicurante e serenamente comincia a parlare dell0evasione fiscale. No, non ci siamo: la domanda era sulla privacy, sull'uso dei nostri dati personali. Per l'ennesima volta non si risponde, anzi si cambia argomento: e questo è molto più che una preoccupazione, l'ansia aumenta ogni giorno di più.
Fabrizio RAVANELLI
17 ore fa
4 commenti:
Non lo so, Giuliano. E' vero che quelli che tu denuncci sono aspetti inquietanti ma le parole devono avere un peso. Per un uomo come mio padre che aveva conosciuto (e combattuto) il fascismo "dittatura" era la limitazione della libertà e soprattutto il non poter votare ed eleggere i propri rappresentanti. "Finché alle elezioni tu puoi rimandare a casa un governo non è dittatura"- dicevea. E io credo di essere d'accordo con lui.
forse siamo nel 1922...
vedremo, io non vedo miglioramenti. vedo invece molti giovani, moltissimi, sempre di più, con le cuffie nelle orecchie e gli occhi sullo smartphone o sul telefonino. Così si va a sbattere, non c'è nessuno che glielo dice?
Ho letto tutto, grazie per la ... ;), ho letto tutto, ma non sono felice di averlo fatto ... meglio, essere sempre felici non va bene, ci vuole qualche sano dubbio. Sul fatto del poter mandare a casa un governo, ho i miei sani dubbi, dico all'amica sopra... se dopo Monti ci sarà Monti (tra l'altro, non eletto da nessuno, vabbe', formalmente è stato possibile farlo diventare presidente, ma solo formalmente), è democrazia questa? E poi, no, non siamo al '22, siamo in un misto di post unità d'Italia e anni '30 del Novecento. La dittatura se non si nota, può esserci lo stesso (non servono i campi di concetramento, gli intellettuali al confino o uccisi ecc.), basta il conformismo.
il futuro potrebbe essere questo: Monti al posto di Napolitano; pareggio alle elezioni; Monti sceglie il presidente del Consiglio; il presidente del Consiglio è Passera.
Non è una mia previsione, l'ho letta ieri e mi sembra molto probabile, mamma mia!!!
:-(
da notare che Passera e Squinzi hanno duettato con Maroni al congresso leghista, qui si prepara qualcosa.
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