«Quello lì è un rabbino», mi dice
M. con una smorfia: e intende dire che è tirchio. Le lascio finire
la frase, poi le chiedo per favore di non usare più quella parola in
quel senso. Mi risponde stupita e anche un po' irritata, "ma se
lo dicono tutti!". Io le rispondo che non l'avevo mai sentita
usare in quel modo, e che so da tempo che un rabbino è di regola una
persona di grande cultura, quantomeno in ambito religioso. Un altro
ricordo recente: qui su questo blog hanno avuto un discreto successo,
che dura da ormai più di dieci anni, i miei post sul "piccolo
chimico", cioè la spiegazione, o il tentativo di farlo, di cosa
contengono i prodotti che usiamo ogni giorno, dal cibo al detersivo.
Tutto bene sul blog, dunque, ma quando ho provato a raccontare
qualcosa (ma poco, sia ben chiaro) a un parente di mio cognato,
incontrato al supermercato, quello mi ha guardato con aria spaventata
e poi le volte successive è svicolato via vedendomi da lontano.
L'espressione era proprio quella: "questo pazzo mi sta
attaccando un bottone terrificante, dove posso fuggire?". A
parte la questione delle simpatie personali (liberissimo di non
trovarmi simpatico), era proprio l'argomento a dar fastidio: la
composizione degli alimenti. Mettersi a ragionare di chimica e di
alimentazione, quando al mondo esistono la formula uno, l'Inter, le
canzoni di Claudio Baglioni, Valentino Rossi e Vasco Rossi? Suvvia,
solo un pazzo potrebbe farlo.
Anche un altro dei miei argomenti su
questo blog, "l'entomologo-storie naturali", continua ad
avere un discreto numero di lettori (soprattutto quelli sulle
effimere e sul cervo volante, per chi fosse curioso) ma nella mia
vita quotidiana mi tocca da sempre ascoltare aggressioni più o meno
isteriche sul ribrezzo per le lucertole e per qualsivoglia altro
animale che troviamo in casa, e mi guardano appunto come se solo un
pazzo potesse interessarsi queste cose, come se non fossero mai
esistiti Fleming, Pasteur, Lorenz, Linneo, gli scopritori della
malaria e della penicillina e dei vaccini, queste cosette qui
insomma, pazzi che invece di andare a ballare al Tana o a prendere il
sole a Rimini studiavano muffe, zanzare, zecche, e quant'altro. Un
altro dei miei argomenti preferiti, Charles Darwin e i suoi viaggi e
le sue osservazioni, incontra sempre lo stesso muro - non mi ci sono
mai rassegnato, ma il muro alzato ogni volta dall'ignoranza sul DNA e
su Darwin è mostruoso e temo inespugnabile. Abbiamo gli ogm e
l'analisi del DNA è ormai cosa comune, ma quando fai il nome di
Darwin spuntano i risolini dei furbi che sanno tutto di tutto: "c'è
tutto on line" è stata l'ultima risposta, e qui ho smesso di
importunare il prossimo con i miei libri.
Sono solo alcuni esempi di
una vasta "crosta" più o meno sotterranea che ho
incontrato da sempre, e che ho sempre trovato molto ruvida e molto
dura da constatare. Insomma, è come l'asfalto quando vai in
bicicletta: sai che c'è, sai che fa male, ma prima o poi è
inevitabile caderci sopra.
Quando ho provato a fare questi
discorsi, mi hanno quasi sempre risposto "ognuno ha i suoi
gusti, non possiamo essere tutti uguali" e che io devo essere
più tollerante, come se la Storia dell'Arte e le bestemmie che sento
salire dal bar fossero la stessa cosa, come se il quartetto d'archi
che ascolto adesso potesse dare fastidio a chi ascolta il rap a
diecimila watt di potenza qui sotto la finestra. E ancora: dirsi
cristiani ma non leggere il Vangelo, oppure leggere il Vangelo e non
capirci nulla magari sapendolo a memoria, come Trump con la Bibbia o
come i seguaci di monsignor Lefebvre; pensare che il buce mettesse in
galera i criminali (non è vero, in galera metteva De Gasperi) e
gridarlo scandendo le parole, dando per scontato che tutti i presenti
siano d'accordo. In campo musicale, trovare una ragazza che ti piace,
ma poi viene a sapere che sei uno "che gli piace la lirica",
che brutta cosa; conoscere e riconoscere il Don Giovanni (compreso il
vero significato della parola) e il Rigoletto, e rendersi per questo
antipatico; ti guardano come se fossi malato, indegno, peccato, un
così bel ragazzo però gli piace Beethoven.
Nel calcio, nei rutti, nel razzismo,
nel qualunquismo del "sono tutti uguali", nei bar e nelle
discoteche (dove sono finiti i bar di Guccini e di Nanni Svampa? i
bar di oggi sono molto differenti), nella movida e nel rumore (io non
reggo il rumore), avrei avuto una vita molto più facile se fossi
stato così. Un'altra ragazza, che abitava non distante da Maranello,
continuava a portare il discorso sulla Ferrari, ma a me non interessa
la formula uno e lo sapeva da subito, ma se non ti interessa la
formula uno sei strano e quindi ci tornava sopra spesso. Potrei
andare avanti per ore, ma non è questo il discorso che mi interessa
fare e poi si tratta di piccole cose che si potevano superare (non
sempre).
Il discorso che mi interessa fare è
questo: ogni tanto leggo l'elogio dei libri, amici blogger ne
scrivono, ma anche i libri sono visti male. Leggi tanti libri, hai
tanti libri in casa e tanti dischi, e prima o poi la dovrai pagare,
soprattutto se non sono libri qualsiasi (magari Primo Levi, o
Dostoevskij, o un libro di chimica) e capisci cosa c'è scritto e te
ne ricordi.
Un ricordo d'obbligo, a questo
proposito, è per Umberto Eco: non l'ho mai conosciuto di persona ma
io ho cominciato a pubblicare su internet proprio sulla sua rivista,
Golem, quasi vent'anni fa. Eco è stato un pioniere di internet, ne
ha scritto molto e ci sono molti articoli e filmati dove ne parla; ne
era entusiasta e ne immaginava gli sviluppi possibili con entusiasmo.
Ma poi come è andata? Golem era una bella rivista, ben fatta, con
collaboratori eccellenti (non io, che ero poco più che un
clandestino a bordo - ringrazio la redazione per il passaggio), ma
non esiste più da anni. Non si può più nemmeno fare come si faceva
con le riviste, andare a cercarle sulle bancarelle o in biblioteca:
il mensile Golem è stato proprio cancellato, annichilito,
dimenticato. Dimenticato con tutti i suoi articoli e tutti i suoi
collaboratori, come se non fosse mai esistito; internet è andato da
un'altra parte, quella che vediamo oggi, e il computer (oggi lo
smartphone) è diventato di tutto, tranne che quello che auspicava
Umberto Eco. E' diventato ufficio (pagare le bollette, home banking,
pagare i biglietti, fatturare, eccetera) ma soprattutto internet è
diventato il regno della pubblicità, delle spiate, delle fake news,
dell'odio e delle cazzate. Svanito il bel sogno di Umberto Eco? Direi
proprio di sì, certe cose te le fanno pagare e se ami i libri non
sei una persona normale. Golem, dispiace dirlo, è stato un
esperimento fallito: troppa qualità, troppe informazioni, troppo
umorismo "da intellettuali", meglio una birra con cui farsi
due rutti, e poi postare il video su un canale di grande successo.
Per chiudere, una notizia dalla
Svizzera di un paio d'anni fa: fu negata la cittadinanza locale a un
serio professionista straniero, residente da decenni nel comune,
perché "non partecipa alle feste di paese". E' una persona
quieta, schiva, non solo non dà nessun fastidio ma paga le tasse in
maniera cospicua: perché mai negargli la cittadinanza? Essere quieti
e riservati, dunque, è un grave difetto, lo è anche il non bere
birra all'Oktoberfest, il non amare i cantanti di Sanremo, il non
sapere chi ha vinto in formula uno, eccetera eccetera.
PS: un altro modo per rendersi
antipatici, nella mia vita, è stato questo: "abbiamo scelto
apposta la domenica così va bene a tutti", mi dicono parlando
di una festa, ma io la domenica lavoravo, c'è tanta gente che lavora
di domenica, non è che lo si faccia apposta - ma poi sei bollato,
non vai alle feste, stai per conto tuo, eccetera. Eh sì, certe cose
te le fanno pagare: fin da quando, da bambino, me ne stavo in
disparte per leggere un libro. Sono cose che non si fanno, non fatelo
fare ai vostri figli.