sabato 25 luglio 2020

Certe cose si pagano


«Quello lì è un rabbino», mi dice M. con una smorfia: e intende dire che è tirchio. Le lascio finire la frase, poi le chiedo per favore di non usare più quella parola in quel senso. Mi risponde stupita e anche un po' irritata, "ma se lo dicono tutti!". Io le rispondo che non l'avevo mai sentita usare in quel modo, e che so da tempo che un rabbino è di regola una persona di grande cultura, quantomeno in ambito religioso. Un altro ricordo recente: qui su questo blog hanno avuto un discreto successo, che dura da ormai più di dieci anni, i miei post sul "piccolo chimico", cioè la spiegazione, o il tentativo di farlo, di cosa contengono i prodotti che usiamo ogni giorno, dal cibo al detersivo. Tutto bene sul blog, dunque, ma quando ho provato a raccontare qualcosa (ma poco, sia ben chiaro) a un parente di mio cognato, incontrato al supermercato, quello mi ha guardato con aria spaventata e poi le volte successive è svicolato via vedendomi da lontano. L'espressione era proprio quella: "questo pazzo mi sta attaccando un bottone terrificante, dove posso fuggire?". A parte la questione delle simpatie personali (liberissimo di non trovarmi simpatico), era proprio l'argomento a dar fastidio: la composizione degli alimenti. Mettersi a ragionare di chimica e di alimentazione, quando al mondo esistono la formula uno, l'Inter, le canzoni di Claudio Baglioni, Valentino Rossi e Vasco Rossi? Suvvia, solo un pazzo potrebbe farlo. 
Anche un altro dei miei argomenti su questo blog, "l'entomologo-storie naturali", continua ad avere un discreto numero di lettori (soprattutto quelli sulle effimere e sul cervo volante, per chi fosse curioso) ma nella mia vita quotidiana mi tocca da sempre ascoltare aggressioni più o meno isteriche sul ribrezzo per le lucertole e per qualsivoglia altro animale che troviamo in casa, e mi guardano appunto come se solo un pazzo potesse interessarsi queste cose, come se non fossero mai esistiti Fleming, Pasteur, Lorenz, Linneo, gli scopritori della malaria e della penicillina e dei vaccini, queste cosette qui insomma, pazzi che invece di andare a ballare al Tana o a prendere il sole a Rimini studiavano muffe, zanzare, zecche, e quant'altro. Un altro dei miei argomenti preferiti, Charles Darwin e i suoi viaggi e le sue osservazioni, incontra sempre lo stesso muro - non mi ci sono mai rassegnato, ma il muro alzato ogni volta dall'ignoranza sul DNA e su Darwin è mostruoso e temo inespugnabile. Abbiamo gli ogm e l'analisi del DNA è ormai cosa comune, ma quando fai il nome di Darwin spuntano i risolini dei furbi che sanno tutto di tutto: "c'è tutto on line" è stata l'ultima risposta, e qui ho smesso di importunare il prossimo con i miei libri.
Sono solo alcuni esempi di una vasta "crosta" più o meno sotterranea che ho incontrato da sempre, e che ho sempre trovato molto ruvida e molto dura da constatare. Insomma, è come l'asfalto quando vai in bicicletta: sai che c'è, sai che fa male, ma prima o poi è inevitabile caderci sopra.
Quando ho provato a fare questi discorsi, mi hanno quasi sempre risposto "ognuno ha i suoi gusti, non possiamo essere tutti uguali" e che io devo essere più tollerante, come se la Storia dell'Arte e le bestemmie che sento salire dal bar fossero la stessa cosa, come se il quartetto d'archi che ascolto adesso potesse dare fastidio a chi ascolta il rap a diecimila watt di potenza qui sotto la finestra. E ancora: dirsi cristiani ma non leggere il Vangelo, oppure leggere il Vangelo e non capirci nulla magari sapendolo a memoria, come Trump con la Bibbia o come i seguaci di monsignor Lefebvre; pensare che il buce mettesse in galera i criminali (non è vero, in galera metteva De Gasperi) e gridarlo scandendo le parole, dando per scontato che tutti i presenti siano d'accordo. In campo musicale, trovare una ragazza che ti piace, ma poi viene a sapere che sei uno "che gli piace la lirica", che brutta cosa; conoscere e riconoscere il Don Giovanni (compreso il vero significato della parola) e il Rigoletto, e rendersi per questo antipatico; ti guardano come se fossi malato, indegno, peccato, un così bel ragazzo però gli piace Beethoven.
Nel calcio, nei rutti, nel razzismo, nel qualunquismo del "sono tutti uguali", nei bar e nelle discoteche (dove sono finiti i bar di Guccini e di Nanni Svampa? i bar di oggi sono molto differenti), nella movida e nel rumore (io non reggo il rumore), avrei avuto una vita molto più facile se fossi stato così. Un'altra ragazza, che abitava non distante da Maranello, continuava a portare il discorso sulla Ferrari, ma a me non interessa la formula uno e lo sapeva da subito, ma se non ti interessa la formula uno sei strano e quindi ci tornava sopra spesso. Potrei andare avanti per ore, ma non è questo il discorso che mi interessa fare e poi si tratta di piccole cose che si potevano superare (non sempre).
Il discorso che mi interessa fare è questo: ogni tanto leggo l'elogio dei libri, amici blogger ne scrivono, ma anche i libri sono visti male. Leggi tanti libri, hai tanti libri in casa e tanti dischi, e prima o poi la dovrai pagare, soprattutto se non sono libri qualsiasi (magari Primo Levi, o Dostoevskij, o un libro di chimica) e capisci cosa c'è scritto e te ne ricordi.

Un ricordo d'obbligo, a questo proposito, è per Umberto Eco: non l'ho mai conosciuto di persona ma io ho cominciato a pubblicare su internet proprio sulla sua rivista, Golem, quasi vent'anni fa. Eco è stato un pioniere di internet, ne ha scritto molto e ci sono molti articoli e filmati dove ne parla; ne era entusiasta e ne immaginava gli sviluppi possibili con entusiasmo. Ma poi come è andata? Golem era una bella rivista, ben fatta, con collaboratori eccellenti (non io, che ero poco più che un clandestino a bordo - ringrazio la redazione per il passaggio), ma non esiste più da anni. Non si può più nemmeno fare come si faceva con le riviste, andare a cercarle sulle bancarelle o in biblioteca: il mensile Golem è stato proprio cancellato, annichilito, dimenticato. Dimenticato con tutti i suoi articoli e tutti i suoi collaboratori, come se non fosse mai esistito; internet è andato da un'altra parte, quella che vediamo oggi, e il computer (oggi lo smartphone) è diventato di tutto, tranne che quello che auspicava Umberto Eco. E' diventato ufficio (pagare le bollette, home banking, pagare i biglietti, fatturare, eccetera) ma soprattutto internet è diventato il regno della pubblicità, delle spiate, delle fake news, dell'odio e delle cazzate. Svanito il bel sogno di Umberto Eco? Direi proprio di sì, certe cose te le fanno pagare e se ami i libri non sei una persona normale. Golem, dispiace dirlo, è stato un esperimento fallito: troppa qualità, troppe informazioni, troppo umorismo "da intellettuali", meglio una birra con cui farsi due rutti, e poi postare il video su un canale di grande successo.
Per chiudere, una notizia dalla Svizzera di un paio d'anni fa: fu negata la cittadinanza locale a un serio professionista straniero, residente da decenni nel comune, perché "non partecipa alle feste di paese". E' una persona quieta, schiva, non solo non dà nessun fastidio ma paga le tasse in maniera cospicua: perché mai negargli la cittadinanza? Essere quieti e riservati, dunque, è un grave difetto, lo è anche il non bere birra all'Oktoberfest, il non amare i cantanti di Sanremo, il non sapere chi ha vinto in formula uno, eccetera eccetera.

PS: un altro modo per rendersi antipatici, nella mia vita, è stato questo: "abbiamo scelto apposta la domenica così va bene a tutti", mi dicono parlando di una festa, ma io la domenica lavoravo, c'è tanta gente che lavora di domenica, non è che lo si faccia apposta - ma poi sei bollato, non vai alle feste, stai per conto tuo, eccetera. Eh sì, certe cose te le fanno pagare: fin da quando, da bambino, me ne stavo in disparte per leggere un libro. Sono cose che non si fanno, non fatelo fare ai vostri figli.

Nessun commento: