Altro grande dibattito, stavolta sull'Espresso e con firme famose (o quasi): perché non ci sono più grandi scrittori italiani? Perché gli americani hanno scrittori che sanno parlare della società in cui vivono e da noi invece no? Anche qui, con molte varianti e molte tesi ed ipotesi. Sono dibattiti appassionanti, e anch'io voglio dire la mia.
1) su Mirò: è proprio vero, Joan Mirò dipingeva come un bambino di tre anni. Lo stesso discorso si può fare per Paul Klee, ma si tratta di pittori grandissimi, e forse proprio per questo: non è da tutti essere grandi e semplici. Però è difficile farlo capire alla gente semplice, e se i critici d'arte perdono il loro tempo osannando delle mezze calzette in cerca di facile pubblicità (come è successo a Milano in questi giorni, per esempio) non ci si riuscirà mai.
2) in realtà, la gente comune non ha ancora digerito Picasso, e nemmeno Stravinskij e la sua Sagra della Primavera, per tacere di Schoenberg: e intanto sono passati cent'anni. I musicisti degli ultimi cinquant'anni sono tutti dimenticati o quasi, e i pittori famosi, con poche eccezioni, magari se la passano bene ma fanno opere rivolte soltanto a se stessi, ai galleristi e ai collezionisti. Forse c'è qualcosa che non va...
3) sugli scrittori italiani di oggi che non sanno cogliere la realtà odierna ho un parere, ma lo dico sottovoce e lo metto qui solo tra parentesi. (ma andate a lavorare, fanigottoni...)
(2 giugno 2004)
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