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I draghi di Calvino ( II )
«...Anche nei quadri dei pittori, San Giorgio ha sempre una faccia impersonale, non diversamente dal Cavaliere di Spade delle carte, e la sua lotta col drago è una figura su uno stemma inchiodata fuori dal tempo, sia che lo si veda al galoppo a lancia in resta, come in Carpaccio, caricare dalla sua metà della tela il drago che s'avventa nell'altra metà, e darci dentro con un'espressione concentrata, a testa bassa, da ciclista (intorno, nei dettagli, c'è un calendario di cadaveri le cui fasi di decomposizione ricompongono lo svolgersi temporale del racconto), sia che cavallo e drago si sovrappongano come in un monogramma, come nel Raffaello del Louvre, e San Giorgio lavori di lancia dall'alto al basso nella gola del mostro, operando con angelica chirurgia, (qui il resto del racconto si condensa in una lancia spezzata in terra e in una vergine blandamente sbigottita); oppure, che nella sequenza: principessa, drago, San Giorgio, la bestia (un dinosauro!) si presenti come l'elemento centrale (Paolo Uccello, a Londra e Parigi) o invece San Giorgio separi il drago là in fondo dalla principessa in primo piano (Tintoretto, a Londra).»
(Italo Calvino, Il castello dei destini incrociati, capitolo finale)
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