domenica 9 gennaio 2011

Il dialetto bergamasco

Il dialetto bergamasco divenne famoso, girò il mondo e vinse premi importanti, a partire dall’anno 1978: ancora oggi se ne parla. Il film è “L’albero degli zoccoli” di Ermanno Olmi e io – come già mi accadde con Dario Fo, premio Nobel padano, - mi chiedo come sia possibile che un movimento nato per esaltare la Pianura Padana si sia completamente dimenticato di Ermanno Olmi (da Treviglio, Bèrghem) e dei suoi film. Perché non c’è solo “L’albero degli zoccoli”, con le sue storie di contadini: c’è “Il posto”, milanesissimo; c’è “E venne un uomo”, sul bergamasco più famoso nel mondo; ci sono i suoi film sul mondo del lavoro, sulle tradizioni locali... Olmi ha lavorato molto, e quasi sempre bene; molti dei suoi film sono capolavori che lasciano ancora oggi commossi e ammirati, soprattutto per chi conosce bene la Lombardia, Bergamo e Brescia, le montagne, il Trentino.
Cosa c’è dunque che non va, perché anche Olmi non piace ai leghisti, che pure dovrebbero farne una bandiera? Olmi non è comunista, è anzi cattolico convinto; ma anche questo non basta. Il difetto vero di Olmi, agli occhi di queste persone, è proprio quello che difetto non è e non può essere: lo sguardo attento e partecipe verso gli altri, l’amore per il prossimo, e l’amore per la tradizione e la gente antica: un atteggiamento però che non nasconde mai la realtà. E la realtà può essere amarissima, come in “L’albero degli zoccoli”: chi se ne ricorda il finale capirà di cosa sto parlando.
In “L’albero degli zoccoli”, ambientato a fine Ottocento e per la precisione nel 1898 (a Milano, in quell’anno, le cannonate di Bava Beccaris sulla folla dei manifestanti) un contadino ha un figlio che è bravo a scuola: il prete gli consiglia di mandarlo a studiare, il contadino dice che la cosa lo preoccupa ma a suo figlio vuole molto bene e quindi provvederà. Il padrone, come vedremo nel film, metterà fine anche a questo piccolo sogno: ed era una storia molto comune.
La Lega Nord, i Bossi, i Maroni, i Borghezio, i Calderoli, non amano Ermanno Olmi e non possono amarlo proprio perché sono della stessa pasta di quel fattore e di quel padrone. Chiedo scusa per la sintesi un po’ brutale, ma ogni tanto queste cose vanno dette.
Erano bergamaschi sia il padrone che il fattore che i contadini, e anche tra i contadini – come mostra bene Ermanno Olmi in “L’albero degli zoccoli” – non tutti erano brave persone. Alla fine, quando Battistin (che voleva solo un avvenire migliore per il suo bambino) viene mandato via con tutta la sua famiglia, gli altri contadini si chiudono in casa e lo lasciano da solo: è la stessa cosa che sta succedendo oggi, e non meraviglia quindi più di tanto (una considerazione ben triste) che la Lega Nord prenda tanti voti anche in quelle zone.
Pietà l’è morta, insomma: ma chissà come si dice in dialetto bergamasco.

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