dal volume di Primo Levi e Tullio Regge, “Dialogo” (pubblicato da Edizioni Comunità nel 1984, poi da Mondadori):
TULLIO REGGE: ...Uno spazio ugualmente esteso in tutte le undici dimensioni è uno spazio instabile. In uno spazio del genere basterebbe un piccolo campo gravitazionale per creare un collasso locale: questo spazio si deformerebbe rapidissimamente verso uno degli spazi in cui sette dimensioni sono corte e tre sono lunghe. Lo studio di queste instabilità è uno dei capitoli più interessanti della fisica teorica d'oggi. L'idea è quella di dimostrare che solo uno spazio fatto in quel modo è veramente stabile, e gli altri sono instabili, in quanto sviluppano al loro interno delle mostruosità che li fanno morire.
Però non mi stupirei se lo spazio in realtà avesse infinite dimensioni, di cui vedremmo sempre soltanto una quantità finita. E non mi stupirei se la storia più interessante non fosse quella che avviene adesso. Forse nei primi 10 elevato a 40 secondi potrebbe essere vissuta una razza di esseri a dieci dimensioni i quali avevano una scala di energie immensamente più elevata di quella odierna, e quindi una scala di tempi inversamente molto più breve. Forse la loro esistenza è stata compressa in quella che per noi è una frazione evanescente di secondo, ma per loro psicologicamente è durata un centinaio di milioni di anni.
Freeman Dyson ha pubblicato un lavoro in cui cerca di estrapolare quello che capiterà al mondo in un futuro estremamente remoto. Un Dyson nato tra quegli esseri ipotetici di cui parlavo prima ha forse cercato di anticipare l'esistenza dell'uomo in un futuro in cui l'universo si è espanso lungo un certo numero di dimensioni. Dyson avanza un'ipotesi in cui la materia è stabile, in cui cioè il protone non decade, ma se il protone si disintegrasse scomparirebbe la materia, e rimarrebbe soltanto la luce. Il primo fenomeno immediato è la morte delle stelle: fra cento miliardi di anni o anche meno il Sole sarà finito, avrà consumato il suo combustibile, le stelle cominceranno a radunarsi verso il centro della galassia, perché questa è gravitazionalmente instabile. C'è una tendenza all'evaporazione delle stelle, per cui il 10 per cento delle stelle lascerà la galassia. Le braccia a spirali della galassia finiranno per sparire, si addenserà sempre di più il nucleo della galassia, con la formazione di un gigantesco buco nero al suo centro. Ci saranno in giro moltissimi buchi neri, dovuti al collasso delle varie stelle. Tutte le stelle catalizzano fino al ferro, che è la cenere ultima delle reazioni termonucleari; o bruciano direttamente l'idrogeno fino a divenire ferro. Se io prendo questo piatto, dice Dyson, lo lascio qui per un tempo immenso, 10 elevato a 30 anni, anzitutto assumerà una forma sferica, perché la forza reciproca di gravità delle varie parti dell'oggetto induce transizioni atomiche lente, per cui un atomo si muove sempre di più verso il baricentro dell'oggetto. Su tempi così lunghi qualunque oggetto è praticamente liquido e prende una forma sferica: non esistono oggetti rigorosamente solidi. Su un tempo ancora più lungo c'è sempre una probabilità piccolissima ma finita di catalisi delle reazioni termonucleari, per cui nuclei contigui ma non sovrapposti di atomi diversi possono fondersi e dare luogo al ferro con sviluppo di energia. Un corpo del genere sviluppa sempre un po' di energia, convertendosi lentamente in ferro.
Così l'universo si riempie di biglie di ferro: la Luna diventa una biglia di ferro, e altrettanto fanno la Terra e i pianeti. Queste biglie finiranno per sbattere una contro l'altra. Ma c'è un processo di una lentezza ancora più esasperante che neanche Dyson riesce a scrivere come un numero normale (se lo volessi scrivere in maniera normale non mi basterebbe tutto l'universo). In un tempo pari a circa 10 elevato a 30 anni, qualunque corpo celeste si catalizza a buco nero, con emissione di energia come conseguenza di questa catalisi. Alla fine tutto si trasforma in radiazione.
Come potrebbe sopravvivere l'umanità, in queste circostanze? L'idea di Dyson è che l'intelligenza umana dovrebbe migrare in altre strutture che usano meno energia, ma che per raggiungere questo scopo dovrebbero rallentare la loro percezione psicologica del tempo.
Si dovrebbe arrivare a esseri per cui lo scorrere di cento anni dei nostri significherebbe psicologicamente soltanto il passaggio di una frazione di secondo. Esseri enormemente estesi, che catturano la luce anche tenue di stelle molto distanti, e si riscaldano con quella, accumulando energia e avendo poi scambi occasionali di segnale nell'interno. Una struttura del genere potrebbe sopravvivere per un tempo indefinito.
PRIMO LEVI: È la situazione della Nuvola nera di Hoyle.
TULLIO REGGE: Sì, con la differenza che la "nuvola nera" di Hoyle aveva tempi di reazione molto veloci, umani cioè; mentre questi esseri sarebbero pachidermici, di una lentezza esasperante (...)
(pagine 48-50 edizione Oscar Mondadori 1994)
Questo libro, di poche pagine e molto bello, meriterebbe una ristampa aggiornata e annotata. Ma, anche così, si legge d'un fiato: Levi e Regge svariano tra notizie scientifiche certe e libri di fantascienza, passando per i classici latini e i libri d'avventura, e alla fine sono molte le notizie che rimangono dentro e che mettono voglia di saperne di più. Ricordo, per chi non lo sapesse o se ne fosse dimenticato, che Primo Levi era chimico di professione, e alla chimica ha dedicato molti dei suoi libri più belli; mentre Tullio Regge fu più volte vicino al Nobel per la Fisica.
Fabrizio RAVANELLI
17 ore fa
4 commenti:
ho letto il libro tanti anni fa, mica capivo molto, ma che fosse un dialogo di titani, questo sì.
non sono argomenti facili, mi ci perdo subito anch'io - ma questa storia del "catalizzare fino al ferro" l'ho capita, basta avere sedici o diciassette anni e aver studiato da perito chimico (ne ho scritto qualcosa anche qui, è il sistema periodico degli elementi)
ciao..potreste dirmi a che pag si trova "Primo Levi suggerisce come la relazione tra colore e struttura molecolare aumenti la sensibilità dello scienziato al colore dichiarando k si trovava più avvantaggiato di altri scrittori xk x lui parole come brillante, scuro, pesante, leggero e azzurro hanno una gamma più estesa e più concreta di significati."
ps: non so se sia scritto esattamente così o in modo simile.
è molto importante, grazie infinite
penso che sia in uno dei racconti di "Il sistema periodico", ma così su due piedi è difficile da rintracciare la pagina precisa.
E' comunque un concetto che Levi ha espresso più volte, e che si può constatare anche in natura (per esempio, i colori delle rocce dipendono dalla loro composizione chimica).
Non si riferiva solo ai colori, ma anche agli odori, alle forme, per esempio in laboratorio, la parola "flocculazione" la si può capire solo se se ne è vista una, non è che si possa raccontare più di quel tanto.
Proverò a cercare, in ogni modo.
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