Ingratissimo Amor, perché sì raro
corrispondenti fai nostri desiri?
Onde, perfido, avvien che t'è sì caro
il discorde voler ch'in dui cor miri?
Ir non mi lasci al facil guado e chiaro
e nel più cieco e maggior fondo tiri:
da chi disìa il mio amor tu mi richiami,
e chi m'ha in odio vuoi ch'adori et ami.
( Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, canto 1°)
Se mi dimanda alcun chi costui sia,
che versa sopra il rio lacrime tante,
io dirò ch'egli è il re di Circassia,
quel d'amor travagliato Sacripante;
( Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, canto 1°, stanza 45)
Non son, non son io quel che paio in viso:
quel ch'era Orlando è morto, ed è sotterra;
la sua donna ingratissima l'ha ucciso:
sì, mancando di fè, gli ha fatto guerra.
Io son lo spirto suo da lui diviso,
che in quest'inferno tormentandosi erra,
acciò con l'ombra sia, che sola avanza,
esempio a chi in Amor pone speranza.
(Ludovico Ariosto, Orlando Furioso, canto 23°)
Con le sue arti magiche, Armida affascina Rinaldo: quando l’incantesimo finisce, Rinaldo scoprirà che la donna che aveva così tanto amato non era bella come aveva creduto. Come è potuto succedere? Facile pensare: per forza, è una maga, le illusioni sono il suo mestiere.
E invece è una cosa molto più normale, qualcosa che capita tutti i giorni e che sta di certo capitando anche in questo momento: quando finisce un amore, si cominciano a vedere i difetti della persona che ci sta accanto. Non è che la cellulite o la calvizie, per esempio, nascano da un giorno con l’altro: c’è tutto il tempo per vederle fin dall’inizio, ma quando si è innamorati non ci si fa caso. E’ dopo, quando si rompe l’incantesimo, che si notano i difetti: anche quelli che non ci sono... (esiste una versione al femminile del mito di Armida e di Rinaldo? Nella vita sì, in letteratura, sul momento, non mi viene in mente niente).
Un altro esempio:
Il paladino Orlando, così come ce lo presentano, non è solo un grande guerriero: è anche una persona saggia e competente, e tutti si rivolgono a lui anche solo per un consiglio. Ma il prode paladino, che ne ha viste di tutti i colori, va fuori di matto per una ragazzina che gli preferisce un ragazzo qualsiasi. Non un prode cavaliere pari a lui, ma un ragazzo come ce ne sono tanti. Angelica ha beffato tutti, ma non l’ha fatto apposta: a lei piaceva quel ragazzo lì, e gli si è concessa - ecco tutto. E così che capiterà anche a noi, e mica una volta sola.
Per sistemare le cose, il paladino Astolfo dovrà volare sulla Luna a cavallo dell’Ippogrifo, e recuperare il senno d’Orlando: Astolfo sull’Ippogrifo è l’immagine che preferisco, ma a questo punto mi sono balzate davanti talmente tante immagini e suggestioni che preferisco fermarmi, anche un po’ spaventato (ma confesso che l’Ippogrifo l’ho conosciuto di persona, è venuto davvero a trovarmi, una decina d’anni fa – a dire il vero ne sento la mancanza, spero sempre che torni a fare una chiacchierata).
La vita riserva molte sorprese: per esempio, che quello che vi capita in amore e nelle relazioni affettive è già stato descritto in passato con la massima precisione, e mica una volta sola.
Si potrebbe partire dalla mitologia più antica, o da Eschilo e Euripide, o dalla Bibbia: ma non ho competenze così vaste, e dunque mi fermo all’Ariosto. Anzi no, vado avanti ancora per qualche riga:
«La cosa più inaspettata che accada a chi entra nella vita sociale, e spessissimo a chi v’è invecchiato, è di trovare il mondo quale gli è stato descritto, e quale egli lo conosce già e lo crede in teoria. L’uomo resta attonito di vedere verificata nel caso proprio la regola generale.»
(Giacomo Leopardi, Zibaldone, Firenze 4 dicembre 1832)
(l'illustrazione è di Gustave Doré) (per chi ancora non lo sapesse, "ire" è "andare": "non mi lasci andare là dove è facile attraversare il fiume...)
Vivere in pace – Luigi Zampa
20 ore fa
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