mercoledì 5 gennaio 2011

Swarowski

Le interpretazioni di Swarowski sono un gioiello. Di lui dice wikipedia:
Hans Swarowsky (Budapest, 16 settembre 1899 – Salisburgo, 10 settembre 1975) è stato un direttore d'orchestra austriaco. Originario d'antica famiglia viennese, studiò teoria con Arnold Schönberg e Anton Webern, pianoforte con Moritz Rosenthal e Ferruccio Busoni e direzione d'orchestra con Richard Strauss, che divenne poi il suo nume protettore. Decisivo per la sua scelta artistica fu, negli anni dell'Università a Vienna, l'ascolto dell'esecuzione della 3ª sinfonia di Gustav Mahler diretta dal giovane Wilhelm Furtwängler al Musikverein. Da Vienna andò all'Opera di Stato di Stoccarda dove salì tutti i gradi gerarchici fino ad essere Direttore Principale. Fu scritturato poi all'Opera di Stato e all'orchestra Filarmonica di Amburgo e alla Staatskapelle di Berlino. Per ragioni politiche, dal 1936 al 1945 si trasferì al teatro dell'Opera di Zurigo, ove svolse quell'attività direttoriale che gli era stata negata in patria. Poté comunque tornare nel "Terzo Reich" grazie alla protezione di Strauss, occupandosi però soltanto dell'attività didattica e drammaturgica. A tale epoca risale anche la fondazione di una scuola di direzione d'orchestra, concepita assieme a Strauss, e che si è sviluppata sino a diventare la celebre Scuola di direzione d'orchestra dell'Opera di Stato di Vienna, dando avvio nel contempo ad un'intensa carriera internazionale come Direttore ospite.
In stretto contatto con molti musicisti, da Schönberg a Puccini, Bartók, Ravel, Stravinskij, ecc., ebbe in repertorio i maggiori lavori della produzione tardo-romantica e del classicismo viennese. Aveva un gesto sobrio, essenziale, ma di grande comunicativa. Dalla sua scuola sono usciti Direttori come Claudio Abbado e Zubin Mehta.


Questo post, lo ammetto, può essere un tantino enigmatico: per me Swarowski non significa molto, sono troppo giovane per ricordarmi di lui, e ci ha lasciato anche poche incisioni, pochi dischi. Caso mai, avrei dovuto parlare di Abbado, di Kleiber, di Sawallisch, di Chailly, di Muti, di Boulez, e di tutti i direttori che ho ascoltato più volte quando andavo alla Scala (per vent’anni, come loggionista, ogni volta che ho potuto). Avrei potuto dedicare un post a Wilhelm Furtwängler, del quale ho moltissimi dischi, o ad Arturo Toscanini, o magari a Tullio Serafin.
La scelta di Swarowsky, invece – e me ne scuso subito – è dovuta al divertimento che mi provoca mandare in tilt i motori di ricerca e quei siti che si appoggiano al mio blog, e a tutti gli altri. Chiunque abbia un blog e un contatore di visite (io ne ho uno piccolo, che mi ha rifilato Blogger) si accorge infatti presto che la maggior parte delle visite sono casuali, arrivano a visitarti perché cercano altro; e oltretutto le parole da cercare sono scelte fatte in automatico: non da una persona, ma dal computer.
Per esempio, ogni volta che clicco su “pubblica”, Blogger mi manda una finestra (piccola, grazie al cielo) con su collegamenti a quello che ho pubblicato – il più delle volte collegamenti assurdi. Come tutti i blogger sanno, ci sono parole e nomi che è meglio evitare: Casanova, per esempio (non me ne frega niente di Casanova, ma Fellini gli ha dedicato un bel film), oppure come è successo ieri, pubblicare alcune pagine da un bel romanzo di James Hilton (il cognome Hilton è subito collegato a Paris Hilton, che io non so nemmeno riconoscere ma che ha molti fans).
In questo senso, per mandare almeno un po’ in confusione tutto questo sistema, dedicare un post a Swarowski, o Swarowsky, o Svaroschi, o Swarowskij, e iniziare dicendo che le sue interpretazioni sono un Gioiello, un Cristallo, un Diamante, è stata per me una tentazione irresistibile. E difatti, eccomi qui.
Qualche anno fa, non molti, un’amica mi avevo invitato a vedere la mostra di Swarowski. La cosa mi aveva stupito molto: non si era mai interessata di musica, come faceva a conoscere Swarowsky? Hans Swarowsky, il maestro di cui Claudio Abbado parlava sempre con tanta ammirazione?
Poi ho capito, era l’inizio di un’epoca, ed io ero ormai tagliato fuori. Qualche giorno dopo, in mensa, in fabbrica, un amico si rivolge a me e mi dice con aria partecipe e commossa: “Hai visto che si è fatto male Salvatore??”. E io trasalisco, mi vengono i sudori freddi: Salvatore, ma dove, ma quando? Come sta adesso?
Non avevo capito: non Salvatore il ragazzo che lavorava in magazzino, ma Salvatore, quello del grande fratello in tv. E non Swarowski il grande direttore d’orchestra, ma Swarowsky quello dei cristalli e dei gioielli. Ah, ecco.
E’ da allora che ho smesso di parlare, e ho cominciato a scrivere.


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