Mi piaceva molto De Chirico, e devo dire che lo ammiro molto anche adesso, ma davanti a quelle sue piazze vuote oggi sento crescere dentro di me uno strano malessere.
Le piazze vuote disegnate da Giorgio De Chirico (1888-1978), abitate solo da manichini di legno, sono quelle dei sogni. Nei nostri sogni notturni capita spesso di vedere piazze così, locali così, posti abitati da ombre oppure deserti, con luci innaturali, passanti misteriosi che non si fermano e camminano via rasente ai muri, senza mai sostare o sedersi. E’ dunque la rappresentazione di un sogno, il mondo di De Chirico: siamo vicinissimi al surrealismo. Nella realtà quotidiana, la cosa più vicina a un quadro di De Chirico, fino a pochi anni fa, era camminare in una delle nostre piazze all’alba, o magari nel primo pomeriggio in un giorno d’estate; altrimenti, le nostre piazze erano sempre piene di gente, e a me piaceva che le piazze fossero piene di gente.
Mai e poi mai avrei pensato che qualcuno avrebbe preso le piazze vuote di De Chirico e le avesse progettate e costruite sul serio. Le piazze senza gente di De Chirico sono belle solo nei quadri e nei rendering degli architetti: trasportate nel mondo vero producono città inabitabili, cimiteriali, abitate da gente frettolosa, spaesata, impaurita.
L’altro modello degli attuali governatori del nostro vivere quotidiano sono i marmi bianchi e funerei del Razionalismo, presi a modello soprattutto dagli studi del comasco Terragni. Il risultato sono luoghi come la piazza davanti alla Stazione Centrale di Milano: dove prima c’era un gran casino ma tutto sommato si stava meglio. Sono sparite le edicole, i bar, persino le fontanelle d’acqua se avevi sete, quelle che bastava premere una levetta e veniva su uno spruzzo fresco e gentile, ottimo anche per fare scherzi agli amici quando hai sedici anni e cominci a scoprire il mondo, partendo dalle Stazioni. Adesso bisogna pagare tutto, nelle Stazioni: anche l’acqua da bere, sissignore. Anche se ti scappa la pipì, bisogna avere le monete da un euro in tasca altrimenti sono guai (ai bambini scappa sempre la pipì, nelle Stazioni: fonte sicura di guadagno, quindi; quattro bambini quattro euro, e se la fanno sul posto ancora meglio, scatta la multa per i genitori e l’introito decuplica). Lo stesso criterio l’ho visto adottare a Como, e in altre città: il modello dominante oggi è quello, marmi bianchi, autobloccanti ovunque, fontane di metallo, via le edicole, via le panchine, via tutto, il mondo come un’enorme rendering, e al posto di noi umani tanti omini del Lego, che non sporcano e non rompono e non delinquono.
La Stazione Centrale al suo interno è diventata un enorme centro commerciale: la biglietteria è stata collocata in fondo in fondo, per arrivarci bisogna fare una bella camminata (provare per credere). Anche l’accesso ai treni è stato modificato: prima bastava salire la scala mobile, adesso devi fare un giro tortuoso che ti fa passare davanti a negozi e vetrine – ma beni di lusso, perché la Stazione Centrale non è mica un posto per gente qualsiasi e bisogna selezionare bene i clienti. Perché di clienti si tratta, e non più di viaggiatori: e gente che spenda, mi raccomando, e non straccioni con pochi soldi in tasca.
La Stazione Centrale, al suo esterno, è diventata una piazza di De Chirico: marmi ovunque, vuoto infinito davanti a te e in ogni dove, se provi a sederti il vicesindaco De Corato (De Corato, non De Chirico) prima ti multa e poi fa annaffiare i marmi, così se ti siedi ti bagni. E se hai preso una storta? Se sei anziano e hai bisogno di riposare cinque minuti? Se sei una mamma con dei bambini e hai bisogno di sederti un attimo per sistemare qualcosa che quei discoli ti hanno combinato? E se vuoi mangiare un gelato passeggiando?
Chi se ne frega, questa è una piazza del Razionalismo, marmi bianchi, spettrale e irreale come i palazzi dell’Eur; mica ci si siede e si fa schiamazzo, mica si mangia il gelato con la morosa, al Monumentale. Questa è una piazza di De Chirico, costruita su misura per i manichini: cosa ci fate qui, voi esseri umani?
(nella foto qui sopra, presa da La Repubblica edizione milanese del 6 maggio 2011, gli addetti dell’Amsa mentre bagnano i marmi davanti alla Stazione Centrale di Milano) (il primo dipinto di De Chirico ha per titolo “Malinconia”, il secondo è "Piazza d'Italia", del terzo qui sotto non so più il nome ma quello lì in mezzo potrebbe anche essere il Pirellone, nell'immaginazione di chi innaffia le piazze tutto è possibile)
Turno di notte - Carmen Giardina
5 ore fa
2 commenti:
Anche se De Chirico è incolpevole, il post è efficace davvero. Rende bene l'idea dell'assenza in certi spazi ( che chiamano urbani e sono invece materializzazioni di incubi ) di ciò che è necessario ad un individuo per sentirsi a proprio agio. E non di beni di consumo ha bisogno...
Sì, certo: De Chirico è morto nel 1978, probabilmente anche lui sarebbe rimasto sconcertato. Ho letto che De Chirico guardava la tv tenendo spento l'audio, in silenzio: figuriamoci se gli sarebbe piaciuto questo martellamento continuo di pubblicità nelle Stazioni (e anche fuori, ormai).
Questi esempi di cimiterizzazione delle città ormai sono arrivati anche nei paesi qui intorno, è un esempio che ha preso piede. Chiudono i negozi che davano vita al paese, si aprono solo immobiliari e pompe funebri (non sto scherzando) e un po' di vita la si trova ormai solo nei centri commerciali. Questa è la vera trasformazione operata da Berlusconi e dai suoi del "partito del fare": la morte dei piccoli paesi e dei centri storici.
De Corato è anche responsabile in prima persona della politica di decuplicare gli affitti in centro a Milano: con il risultato che dopo le 18 Milano è un deserto. Se penso alla Milano che ho conosciuto io, mi viene da piangere.
Una cosa però è certo: le panchine di marmo non si possono segare in due (o magari si stanno già attrezzando?).
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