Ci sono delle pubblicità, non solo in forma di spot, che mi fanno impressione. Non tanto per la forma, per il “creativo” che se ne è occupato e per la cosa più o meno scema che ne è uscita, ma proprio per il soggetto trattato. La pubblicità per una clinica di chirurgia plastica, per esempio: con donne giovani e belle a trattare l’argomento, come se fosse questione di formaggini o di cera per pavimenti (tutte le sere su Canale 5, telepromozione con Gerry Scotti). Oppure quella per gli integratori alimentari e le creme snellenti: per forza che poi arrivano da noi così tanti immigrati, se vedono queste pubblicità, chi non vorrebbe andare a vivere in un posto dove la maggior preoccupazione è l’essere magri, e dove c’è la difficoltà ad andar di corpo invece delle devastanti malattie intestinali?
Ma, di tutte, due soprattutto mi lasciano perplesso: una è quella sulle acque minerali, che spendono cifre spropositate per farsi pubblicità. Addirittura, molte fonti e sorgenti sono sponsor di squadre di calcio: si tratta di milioni e milioni di euro che se ne vanno in niente, e – soprattutto - l’acqua dovrebbe essere pubblica, di tutti. Io non ho niente in contrario al commercio delle acque minerali, acquisto tranquillamente le mie due o tre cassette ogni quindici giorni (bottiglie in vetro), però tutti questi soldi buttati in pubblicità mi sembrano veramente uno spreco, tanto più che oggi va di moda licenziare. Fino a pochi anni fa non era così, il commercio delle acque minerali dava lavoro a migliaia di persone, invece oggi si chiude e si licenzia e si pagano sempre meno gli operai; in più, sono arrivate le “casette dell’acqua” dove il lavoro di imbottigliamento lo devo fare io (senza contributi e per di più pagando), e mi chiedo chi ci guadagna con queste “casette”, e se per caso avendo le “casette” smetteranno di fare manutenzione all’acquedotto dichiarando l’acqua non potabile, e tanti altri pensieri: ma per oggi mi fermo qui, e l’elenco delle fonti e sorgenti che spendono milionate per fare ricchi i calciatori lo lascio fare a voi (non solo quella, attenzione: ce ne sono tante).
Pensieri ancora peggiori mi vengono quando vedo la pubblicità della Manpower ai bordi degli stadi di calcio. Queste pubblicità costano, e tanto. Quando la Manpower, o la Metis, la Adecco, o altre società di lavoro “in affitto” fanno da sponsor a questo e a quello (e succede sempre più spesso), significa che sono soldi sottratti ai lavoratori.
Forse questi soldi si potrebbero impiegare meglio.
Turno di notte - Carmen Giardina
4 ore fa
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