Il "tema del Walhalla" con i suoi squilli attutiti, misteriosi, ha una suggestione davvero magica. Esso avvia a concepire un sogno di grandezza astratta, di solitudine chiusa in se stessa. Ci si domanda cosa potrebbe fare Wotan nelle mille alte stanze del suo divino castello. (Beniamino Dal Fabbro, da "I bidelli del Walhalla", frammento n.9)
La seconda opera della Tetralogia (cioè il primo atto, secondo la terminologia usata da Wagner) è La Walkiria (Die Walküre, 1856). Wotan è andato da Erda, e ne ha avuto 9 figlie: le valchirie, appunto. Ma tutto questo è già successo da molto tempo, e noi non lo vediamo: Wagner fa iniziare l’opera con Siegmund (un personaggio nuovo) che sta fuggendo, inseguito dal terribile Hunding. Ed è proprio a casa di Hunding, senza rendersene conto, che lo stremato Siegmund si ripara. Ma Siegmund è protetto da Wotan, che ha fatto in modo che proprio lì andasse a capitare: in quella casa c'è infatti il frassino del mondo (parte importante del mito nordico), e nel frassino c'è la spada Notung, che lo renderà invincibile. Siegmund è soccorso dalla moglie di Hunding, che gli somiglia moltissimo: è infatti sua sorella, Sieglinde. Hunding ritorna a casa, riconosce l'ospite ma lo tratta appunto come un ospite (per ora). Di notte, Siegmund estrae la spada; e fugge con Sieglinde, che sarà sua sposa (sono due gemelli, ma anche questo fa parte del mito...).
Nel Walhalla, la moglie di Wotan (Fricka) viene a sapere la cosa e s'infuria: chiede la testa di Siegmund. Wotan cerca di opporsi, ma poi dà ordine alla valchiria preferita, sua figlia Brunilde, di eseguire il compito: Siegmund morrà per mano di Hunding. Tra gli altri loro compiti, infatti, le Walchirie apparivano agli eroi in punto di morte e li portavano nel Walhalla. Nella scena culmine dell'opera, la valchiria si commuoverà davanti a Siegmund e a Sieglinde, e deciderà di scendere in campo a fianco dell'eroe, contravvenendo (ma è davvero così?) all'ordine paterno. Ma Wotan interviene di persona, spezza la spada Notung e ristabilisce il suo volere. Così finisce il secondo atto; all'inizio del terzo, le valchirie si riuniscono su una montagna, ma ne manca una: è Brunilde, che infine appare con Sieglinde, e la nasconde dopo averla protetta. Wotan giunge poco dopo: è molto arrabbiato, e deve punire la figlia ribelle. Ma sa che, in fin dei conti, Brunilde ha seguito la sua vera volontà: quindi attenua la sua punizione. Con un lungo bacio sugli occhi, le toglie la divinità; quindi la pone delicatamente su una pietra, ed evoca Loge, che creerà intorno a lei una barriera di fuoco, superabile solo da un eroe - o meglio, per essere più sinceri, dall'uomo che il padre avrà scelto per lei. Anche la Walchiria è un'opera molto bella, anche dal punto di vista drammatico. In quanto alla musica, ci sono momenti di poca ispirazione ma nel complesso siamo sempre su livelli eccezionali.
Quindi Wagner inizia a scrivere la terza opera della Tetralogia, il Siegfried: ma s'interrompe subito, e per 12 anni non riprende più in mano il progetto. In questi 12 anni, però, scriverà il Tristano e i Maestri Cantori di Norimberga.
(la vignetta è di Ronald Searle, viene dal mensile "Linus", anno 1966)
(continua)
sabato 8 dicembre 2012
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