Antonio Provasio, erede di Felice
Musazzi alla guida dei Legnanesi, dice in una lunga intervista alla
TSI che il teatro deve stare lontano dalla politica, e lo dice come
se fosse una cosa ovvia. Io lo ascolto e penso invece che se i
legnanesi recitassero Brecht ne uscirebbe uno spettacolo da leggenda,
ma loro preferiscono la gabbietta dorata di un mondo che non c'è
più. Brecht, oppure Carlo Goldoni: chi risponde che Goldoni non
faceva politica non conosce "La bottega del caffè" e
nemmeno "Le baruffe chiozzotte". Anche "Arlecchino
servitore di due padroni" mette in scena le differenze sociali,
e qui si può ricordare che Goldoni nasce negli anni che portano alla
Rivoluzione Francese (1707-1793: nasce a Venezia, e muore a Parigi:
quattro anni dopo la Rivoluzione), fare politica in teatro significa
tenere conto del mondo in cui viviamo e tenere conto dei mutamenti in
atto. Più si è bravi nel farlo, e più si rimane attuali. Come
sarebbe bello riscrivere Goldoni con i Legnanesi, e con attori
extracomunitari... Oppure mettere in scena "Il cerchio di gesso
del Caucaso" o "L'anima buona di Sezuan", o magari
proprio "L'Opera da tre soldi", vista la quantità di ladri
che c'è in giro e le continue commistioni fra malavita e politica.
Ma Provasio, proprio quando si vanta della propria apoliticità, dice
di essere amico di Salvini; se si occupasse di politica saprebbe che
il governatore della Lombardia, che ha governato con la Lega Nord per
quindici anni, è oggi in carcere per una condanna in via definitiva,
legata a ruberie nella Sanità lombarda. Mi si vuole dire che la
Teresa non ne terrebbe conto, per esempio dei ticket da pagare e
delle lunghissime attese per un'ecografia quando poi se vai in
privato ti ricevono all'istante? Io direi che ci sarebbe spazio per
una gran tirata delle sue... Nonostante la bravura sua e di tutta la
sua compagnia, mi viene da dire che Provasio è un attore servo.
Spero di sbagliarmi, ma la Mabilia, il varietà, Wanda Osiris, erano
già più che vecchi cinquant'anni fa quando io ero bambino; oggi chi
li capisce più, chi se li ricorda. Gli anni di Wanda Osiris erano
anche gli anni di Samuel Beckett, tra l'altro; non è che tutto il
mondo fosse legato alla discesa dalle scale di una soubrette
attempata, c'era tanto altro da vedere e da conoscere oltre l'orizzonte limitato delle nostre piccole corti. Provasio è ovviamente libero di fare ciò che più gli
piace, ma quando dice che il teatro non fa politica sta già facendo
politica, e in una direzione ben chiara.
(novembre 2018)
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