sabato 11 gennaio 2020

Il refuso germoglia ( X )


Nel frattempo ho imparato a usare lo scanner, almeno un po’. Le sorprese sono così diminuite, ma non si riesce ad eliminarle del tutto. Come dicevo prima, basta una piccola imperfezione sulla carta dalla quale si vuole trarre l’articolo che interessa per vedere le parole trasformarsi e assumere forme del tutto inaspettate. Basta un puntino nero (la carta dei quotidiani ne è piena), e una “n” diventa una h; e basta una piega del quotidiano per rendere tutto un paragrafo illeggibile.
Nel mio caso, avevo in un cassetto un po’ di vecchie carte ingiallite: ma basta schiarire il fondo, e il testo del vecchio quotidiano di vent’anni fa diventa miracolosamente, in quattro e quattr’otto, un file di word che potrò manipolare come voglio, fotografie comprese.

Una goccia nell'Oceano che cade
si trasforma veloce in un'altra
e si fonde e diventa lei stessa
un oceano di cose da fare.
Ecco, è un'evoluzione continua
questa cosa qui che io sto a fare.
 
Però ogni tanto il software dello scanner fa le bizze, e non è tutta colpa sua. Direi che ogni tanto assomiglia ad un vecchio signore molto volonteroso ma un po’ presbite (ci sto arrivando anch’io), che confonde le e con le o, le m con le n, e non capisce bene se si tratta davvero di una “m” o di qualcosa che gli somiglia. Per esempio, una i con una n vicina: è l’incidente più comune, così come il suo inverso, cioè una m che diventa “ni”. Ma anche “in” può saldarsi insieme e diventare “m”: e tutte le altre varianti di questo piccolo inconveniente che potete immaginare (e anche quelle che non potete immaginare, e che non arrivereste mai a concepire però esistono).

Or mi muovo qui fra’ venti
freschi o caldi nei sembianti
d’oltre mille avvenimenti
per cui provo, qui davanti,
sentimenti contrastanti.
Che ho da far, tra quei frangenti?
Ove muovo, indietro o avanti?
Non lo so, però mi muovo;
tutto il mondo, in fondo, è nuovo.
 
Da questo punto di vista, i più spettacolari sono gli avverbi: completamente che diventa completaniente, definitivamente che si trasforma in definitivaniente, veramente che diventa veraniente: quasi che il demone del refuso si diverta a farvi dire l’esatto opposto di quello che avevate in niente di dire (pardon, “in mente”).
 
Tre mele spettrali, tre mele tremende,
ti trovi sul capo, sperduto, tremante:
tremendo trovarti sul crine già bianco
tre tomi di Dante, tre mele e tre piante
tre cose che temi, tre temi già vinti,
tre serene mele, tre canti vincenti,
tre carte, tre mele, ma tre fra le tante.
Ti scuoti e le mele, da tempo cadenti,
le mangi, mature, succose, splendenti;
le mordi fra i denti -
ma è tempo, è già tempo,
di guardare avanti.
 
Ma non è finita qui: il cosmo diventa un cosino, e a questo punto il macrocosmo è, in definitiva, soltanto un macrocosino. Il mondo è inondo, e ormai è orinai; e la nientalità è la mentalità, in questo mondo alla rovescia, un tantino anarchico e certamente rivoluzionario, forse perfino nichilista, dove la modernità diventa modemità, l’eternità del modem nell’era di internet, quasi un trattato di filosofia celato dentro un refuso.

Soldati pigri osservati da un marziano
fermo in attesa di veder qualcosa;
ma non ci sono segreti da carpire,
tutto è tranquillo ed egli attende invano:
questi son pigri, non marciano, marziano...
 
Ma le possibilità sulla lettera m sono infinite: può diventare anche un r-n, nella distorta visione dello scanner sempre più presbite. Ed ecco allora che Paolo da Lomazzo diventa Paolo da Lornazzo, o da Loffiazzo (incredibile ma vero), ovviamente nel libro di Storia dell’Arte pubblicato dall’editore Einauck.
E, certo, queste cartacce ingiallite avrei dovuto buttarle via da tempo, ma già che c’ero ho voluto rileggerle approfittando dello scanner: è così che ho appreso dell’esistenza in Francia di una città di nome Panki (è Parigi); che in Unione Sovietica vigeva il comunigino; e che è esistito un papa Innocenzo M (non millesimo, ma XI). Ma non è tutto, perché un “Josè che mostra i Dieci Comandamenti” non l’avrei mai creduto possibile: è la didascalia ad una tavola di Doré, o meglio lo scempio (lo sberleffo?) che ne ha fatto il mio incredibile software.
Ma il mondo diventa morido; la comunità è una cornunità; ricorda diventa ricorcia; e di tutte queste cose esiste una bella rantologia con un comodo indice dove le varie voci sono elencate secondo l’ordine alfabotico.

Silenti e tristi persiane chiuse
sovente aperte per dare al sole
la possibilità di dare il lume
a cose spente che ancora qui s'illuminano
spandono ombre silenti e vuote
sugli atri spenti delle antiche sale;
così, del resto, suole fare il sole
che agli antri oscuri ormai reca la luce.

 
 
(anno 2003 circa - continua)

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