Nel frattempo ho imparato a usare lo scanner, almeno un po’. Le sorprese sono così diminuite, ma non si riesce ad eliminarle del tutto. Come dicevo prima, basta una piccola imperfezione sulla carta dalla quale si vuole trarre l’articolo che interessa per vedere le parole trasformarsi e assumere forme del tutto inaspettate. Basta un puntino nero (la carta dei quotidiani ne è piena), e una “n” diventa una h; e basta una piega del quotidiano per rendere tutto un paragrafo illeggibile.
Nel mio caso, avevo in un cassetto un
po’ di vecchie carte ingiallite: ma basta schiarire il fondo, e il
testo del vecchio quotidiano di vent’anni fa diventa
miracolosamente, in quattro e quattr’otto, un file di word che
potrò manipolare come voglio, fotografie comprese.
Una goccia nell'Oceano che
cade
si trasforma veloce in
un'altra
e si fonde e diventa lei
stessa
un oceano di cose da fare.
Ecco, è un'evoluzione
continua
questa cosa qui che io sto
a fare.
Però ogni tanto il software dello
scanner fa le bizze, e non è tutta colpa sua. Direi che ogni tanto
assomiglia ad un vecchio signore molto volonteroso ma un po’
presbite (ci sto arrivando anch’io), che confonde le e con le o, le
m con le n, e non capisce bene se si tratta davvero di una “m” o
di qualcosa che gli somiglia. Per esempio, una i con una n vicina: è
l’incidente più comune, così come il suo inverso, cioè una m che
diventa “ni”. Ma anche “in” può saldarsi insieme e diventare
“m”: e tutte le altre varianti di questo piccolo inconveniente
che potete immaginare (e anche quelle che non potete immaginare, e
che non arrivereste mai a concepire però esistono).
Or mi muovo qui fra’
venti
freschi o caldi nei
sembianti
d’oltre mille
avvenimenti
per cui provo, qui
davanti,
sentimenti contrastanti.
Che ho da far, tra quei
frangenti?
Ove muovo, indietro o
avanti?
Non lo so, però mi muovo;
tutto il mondo, in fondo,
è nuovo.
Da questo punto di vista, i più
spettacolari sono gli avverbi: completamente che diventa
completaniente, definitivamente che si trasforma in
definitivaniente, veramente che diventa veraniente:
quasi che il demone del refuso si diverta a farvi dire l’esatto
opposto di quello che avevate in niente di dire (pardon, “in
mente”).
Tre mele spettrali, tre
mele tremende,
ti trovi sul capo,
sperduto, tremante:
tremendo trovarti sul
crine già bianco
tre tomi di Dante, tre
mele e tre piante
tre cose che temi, tre
temi già vinti,
tre serene mele, tre canti
vincenti,
tre carte, tre mele, ma
tre fra le tante.
Ti scuoti e le mele, da
tempo cadenti,
le mangi, mature, succose,
splendenti;
le mordi fra i denti -
ma è tempo, è già
tempo,
di guardare avanti.
Ma non è finita qui: il cosmo diventa
un cosino, e a questo punto il macrocosmo è, in definitiva,
soltanto un macrocosino. Il mondo è inondo, e ormai è
orinai; e la nientalità è la mentalità, in questo
mondo alla rovescia, un tantino anarchico e certamente
rivoluzionario, forse perfino nichilista, dove la modernità diventa
modemità, l’eternità del modem nell’era di internet,
quasi un trattato di filosofia celato dentro un refuso.
Soldati pigri osservati da
un marziano
fermo in attesa di veder
qualcosa;
ma non ci sono segreti da
carpire,
tutto è tranquillo ed
egli attende invano:
questi son pigri, non
marciano, marziano...
Ma le possibilità sulla lettera m sono
infinite: può diventare anche un r-n, nella distorta visione dello
scanner sempre più presbite. Ed ecco allora che Paolo da Lomazzo
diventa Paolo da Lornazzo, o da Loffiazzo (incredibile
ma vero), ovviamente nel libro di Storia dell’Arte pubblicato
dall’editore Einauck.
E, certo, queste cartacce ingiallite
avrei dovuto buttarle via da tempo, ma già che c’ero ho voluto
rileggerle approfittando dello scanner: è così che ho appreso
dell’esistenza in Francia di una città di nome Panki (è Parigi);
che in Unione Sovietica vigeva il comunigino; e che è esistito un
papa Innocenzo M (non millesimo, ma XI). Ma non è tutto, perché un
“Josè che mostra i Dieci Comandamenti” non l’avrei mai creduto
possibile: è la didascalia ad una tavola di Doré, o meglio lo
scempio (lo sberleffo?) che ne ha fatto il mio incredibile software.
Ma il mondo diventa morido; la comunità
è una cornunità; ricorda diventa ricorcia; e di tutte queste cose
esiste una bella rantologia con un comodo indice dove le varie voci
sono elencate secondo l’ordine alfabotico.
Silenti e tristi persiane
chiuse
sovente aperte per dare al
sole
la possibilità di dare il
lume
a cose spente che ancora
qui s'illuminano
spandono ombre silenti e
vuote
sugli atri spenti delle
antiche sale;
così, del resto, suole
fare il sole
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