venerdì 3 gennaio 2020

Storia del quaderno perduto


Finalmente, dopo anni e anni, il Direttore dà il via ai lavori: la USSL ha detto che il tetto del laboratorio è troppo basso, e che così non si può più andare avanti. Ed il tetto è in eternit: cioè in amianto, pericolosissimo. Così si dà il via ai lavori, nella prima estate del nuovo millennio.
Questo comporta un trasloco temporaneo del laboratorio, con tutti i suoi strumenti: per un mesetto non ci sarà neppure il tetto, sopra i vecchi banconi. Giunge il fatidico giorno: ad uno ad uno smontiamo gli strumenti e gli accessori, e li portiamo nel posto provvisorio, una decina di metri più in là.
- Alle dieci staccheranno la corrente. Vedete di essere pronti per quell'ora. - dice il Direttore; e così ci affrettiamo.
Ma poi c'è un intoppo, la corrente verrà staccata fra un paio d'ore e nel posto nuovo non c'è ancora...
- Ma allora non possiamo fare le analisi? - mi chiede il dottor Biribò, un po' ansioso e insolitamente gentile.
- Eh no, dottore, - gli rispondo, con le mani occupate dal pHmetro, cercando di non far cadere l'elettrodo di vetro; e gli spiego come è andata la cosa.
- Ma chi vi ha dato ordine di portare di là tutto quanto? - chiede ancora, stavolta leggermente alterato. Forse pensa che sia colpa nostra, di noi lazzaroni che non vogliamo lavorare, ovviamente.
- L'ha detto il Direttore. Ha detto che staccavano la corrente alle dieci, ma poi...
Il dottor Biribò se ne va, sospirando e agitando le mani a mulinello davanti a sè.
Comunque i lavori iniziano, e proseguono nei tempi previsti. Quando viene smantellato il tetto, gli operai dell'impresa girano con tute bianche integrali e mascherine. Un mio collega, il più ingenuo, si spaventa un po' :
- Ma perché loro girano con le mascherine, e noi che siamo così vicini lavoriamo lo stesso senza nessuna precauzione?
Lo chiede a diverse persone, soprattutto ai capi, ma non ottiene una sola risposta decente. Così si va avanti a lavorare, sia pure un po' accampati. Un po' troppo accampati, per i miei gusti: ma pazienza. Cosa non si fa quando si ama il proprio lavoro, e si ha senso di responsabilità...
Intanto piove, piove a dirotto per diversi giorni, di quegli acquazzoni che vengono giù solo d'estate, quando vengono.
E qui inizia una notazione un po' triste, soprattutto per me. Mi spiego. Quando ho incominciato a lavorare, mio padre mi diede un consiglio: prendi un quaderno, segna quello che vedi, fai vedere che sei interessato al lavoro... E così ho fatto: per 12 anni ho preso nota, giorno dopo giorno, di quello che facevo. Così ero sempre pronto quando c'era da sistemare un prodotto, e siccome avevo fatto un discreto lavoro i miei appunti venivano richiesti e consultati un po' da tutti; in mancanza di istruzioni "ufficiali", tra l'altro, ogni appunto preso è prezioso.
Anche i nostri armadietti sono stati spostati e messi sotto una tettoia. Ma adesso piove a dirotto, la tettoia ( anch'essa in eternit, del resto) si rivela un po' obsoleta; il mio quaderno è nell'armadietto e fa una brutta fine. Ormai è bagnato fradicio, l’inchiostro della biro è diventato illeggibile. Devo rassegnarmi a buttarlo via, con tutte le informazioni che contiene.
Addio, vecchio quaderno d'appunti... Sei stato un fedele compagno, e non solo per me: ma così gira il mondo.
 
PS: con il mio quaderno, sembrerà impossibile ma così andava per davvero, venivano sistemati gran parte dei prodotti della fabbrica. In direzione dicevano che era tutto scritto, in realtà non c'era quasi niente di scritto sul finissaggio dei prodotti, spesso molto complicato. In estrema sintesi, consultare quel mio povero quaderno è servito a diversi miei compagni di lavoro per avere promozioni, per far bella figura. Le istruzioni scritte sono arrivate molti anni dopo, con molta fatica, nessuno voleva prendersi le responsabilità, men che meno i laureati neo assunti. Far scrivere quelle istruzioni mi è costata l'antipatia di molti, ma so che è stata una cosa utile: mica si può sempre andare avanti in maniera semi clandestina, con il quaderno d'appunti di un tizio che lavora in laboratorio... (A me spiace, su quel quaderno c'erano più di dieci anni di storia della fabbrica. Non una cosa da poco, l'avrei tenuto volentieri per ricordo)

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