giovedì 30 gennaio 2020

Ciclotimia


- Lei è come mia moglie, - mi dice il Direttore, dopo avermi chiamato per un colloquio molto particolare, noi due soltanto, nel suo ufficio. Ma non c'è spazio per equivoci: intende un'altra cosa, e lo fa nel suo solito stile paterno e colloquiale che ben conosco, con l'intenzione di darmi un ottimo consiglio. Ho ottenuto questo tête-à-tête con il Direttore in persona per un ottimo motivo: in questi giorni gli ho fatto tanto disperare il mio capo, che gode evidentemente di una super raccomandazione (in giro si sussurra: il Prefetto; ma di preciso nessuno lo sa). Ma, in fondo, il Direttore mi stima e mi vuole davvero bene: e io lo so, perché ci conosciamo da tanti anni.
- Lei è come mia moglie, io lo so perché queste cose ormai le conosco bene e, quando arriva la primavera, mi preparo e so già cosa mi aspetta. I cambi di stagione, nelle persone come lei, e come mia moglie, sono pericolosi. Lei le sa già queste cose, vero? - continua, rigirandosi il sigaro (un mezzo toscano) fra le dita.

A dire il vero, si tratta di questioni di lavoro: puro e semplice lavoro, cose tecniche e più che tangibili. Ma resto zitto: lui è così ben disposto, vuoi vedere che ne vien fuori qualcosa di positivo, che finalmente riesco a fargli capire perché mi dispero tutti i santi i giorni (io, mi dispero: io e non il mio capo...), e magari si risolve una volta per tutte questo maledetto problema? Lui sa già che ho dei problemi con il turno di notte, che dopo 15 anni filati comincia ad essere veramente pesante, e che non sono più tanto giovane. Forse è di questo che mi vuole parlare. Ma cos'ha detto, nel frattempo?
- ... perché se lei risponde ancora male al suo capo, lo sa, e mi dispiacerebbe molto...
Alt: io non ho mai risposto male al mio capo, e glielo dico con chiarezza. Per dirla tutta: ho fatto come fanno i gatti, mi sono tirato in disparte. I gatti non litigano mai, lo fanno solo se sono costretti; e sono mesi, ormai, che io mi nascondo ed evito le occasioni di polemica, che sarebbero almeno una al giorno...
Ma ha ormai finito con la sua diagnosi, e si aspetta una risposta da me.

- Dottore, ma da quanto tempo è che non guarda l'HPLC? Ha visto che bei mostri che abbiamo, sulla memoria del computer? E se viene il Cliente e ci chiede di vedere le analisi, sa cosa dovremmo fargli vedere? Secondo me conviene cancellare tutto, e simulare un guasto al pc... E poi l'altro strumento non funziona da un anno, e quindi non possiamo nemmeno fare l'analisi, a guardar bene: a meno di non farla a mano, come ho fatto io l'altra notte.
- Davvero? No, è da un po' che non vengo in laboratorio, ha fatto bene a ricordarmelo.
- E poi c'è la faccenda dell'analisi della sostanza attiva. La Dottoressa ha voluto tirar fuori lo strumento con gli elettrodi, togliendo un misuratore manuale, e adesso lo strumento non funziona, e abbiamo un titolatore in meno: cioè, ne abbiamo uno solo. Le ricordo che queste sono le nostre due analisi fondamentali: se non riusciamo a fare queste due analisi, ed è una faccenda che dura da parecchi mesi, è meglio che chiudiamo il laboratorio... Spesso mi chiedo: ma come fa il Dottor Biribò a mandare avanti gli impianti, se noi del laboratorio gli diamo i numeri del lotto?
- Mi ha dato molti spunti di riflessione, e la ringrazio. E' stato un bel colloquio, no? Dovremmo farne più spesso, di queste chiacchierate, come facevamo una volta, quando lei era nel Consiglio di Fabbrica... Si ricorda? Ma poi perché si era dimesso? E perché aveva lasciato anche la Commissione per la Sicurezza? Ha visto che bel lavoro che abbiamo fatto?

Eccetera. Molto cordiale, paterno, comprensivo: anche troppo. Mi sa che tutto resterà come prima, e forse farò meglio a prepararmi per ogni evenienza. Del resto, dopo che mi ha paragonato a sua moglie, cosa gli resta ancora da fare? Forse chiedere il divorzio?


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