- Lei è come mia moglie,
- mi dice il Direttore, dopo avermi chiamato per un colloquio molto
particolare, noi due soltanto, nel suo ufficio. Ma non c'è spazio
per equivoci: intende un'altra cosa, e lo fa nel suo solito stile
paterno e colloquiale che ben conosco, con l'intenzione di darmi un
ottimo consiglio. Ho ottenuto questo tête-à-tête con il Direttore
in persona per un ottimo motivo: in questi giorni gli ho fatto tanto
disperare il mio capo, che gode evidentemente di una super raccomandazione (in giro si sussurra: il Prefetto; ma di preciso nessuno lo sa). Ma, in fondo, il
Direttore mi stima e mi vuole davvero bene: e io lo so, perché ci conosciamo da tanti
anni.
- Lei è come mia moglie,
io lo so perché queste cose ormai le conosco bene e, quando arriva
la primavera, mi preparo e so già cosa mi aspetta. I cambi di
stagione, nelle persone come lei, e come mia moglie, sono pericolosi.
Lei le sa già queste cose, vero? - continua, rigirandosi il sigaro
(un mezzo toscano) fra le dita.
A dire il vero, si tratta
di questioni di lavoro: puro e semplice lavoro, cose tecniche e più che tangibili. Ma resto zitto: lui è
così ben disposto, vuoi vedere che ne vien fuori qualcosa di
positivo, che finalmente riesco a fargli capire perché mi dispero
tutti i santi i giorni (io, mi dispero: io e non il mio capo...), e
magari si risolve una volta per tutte questo maledetto problema? Lui
sa già che ho dei problemi con il turno di notte, che dopo 15 anni
filati comincia ad essere veramente pesante, e che non sono più tanto
giovane. Forse è di questo che mi vuole parlare. Ma cos'ha detto,
nel frattempo?
- ... perché se lei
risponde ancora male al suo capo, lo sa, e mi dispiacerebbe molto...
Alt: io non ho mai
risposto male al mio capo, e glielo dico con chiarezza. Per dirla
tutta: ho fatto come fanno i gatti, mi sono tirato in disparte. I
gatti non litigano mai, lo fanno solo se sono costretti; e sono mesi,
ormai, che io mi nascondo ed evito le occasioni di polemica, che
sarebbero almeno una al giorno...
Ma ha ormai finito con la
sua diagnosi, e si aspetta una risposta da me.
- Dottore, ma da quanto
tempo è che non guarda l'HPLC? Ha visto che bei mostri che abbiamo,
sulla memoria del computer? E se viene il Cliente e ci chiede di
vedere le analisi, sa cosa dovremmo fargli vedere? Secondo me
conviene cancellare tutto, e simulare un guasto al pc... E poi
l'altro strumento non funziona da un anno, e quindi non possiamo
nemmeno fare l'analisi, a guardar bene: a meno di non farla a mano,
come ho fatto io l'altra notte.
- Davvero? No, è da un
po' che non vengo in laboratorio, ha fatto bene a ricordarmelo.
- E poi c'è la faccenda
dell'analisi della sostanza attiva. La Dottoressa ha voluto tirar
fuori lo strumento con gli elettrodi, togliendo un misuratore
manuale, e adesso lo strumento non funziona, e abbiamo un titolatore
in meno: cioè, ne abbiamo uno solo. Le ricordo che queste sono le
nostre due analisi fondamentali: se non riusciamo a fare queste due
analisi, ed è una faccenda che dura da parecchi mesi, è meglio che
chiudiamo il laboratorio... Spesso mi chiedo: ma come fa il Dottor
Biribò a mandare avanti gli impianti, se noi del laboratorio gli
diamo i numeri del lotto?
- Mi ha dato molti spunti
di riflessione, e la ringrazio. E' stato un bel colloquio, no?
Dovremmo farne più spesso, di queste chiacchierate, come facevamo
una volta, quando lei era nel Consiglio di Fabbrica... Si ricorda? Ma
poi perché si era dimesso? E perché aveva lasciato anche la
Commissione per la Sicurezza? Ha visto che bel lavoro che abbiamo
fatto?
Eccetera. Molto cordiale,
paterno, comprensivo: anche troppo. Mi sa che tutto resterà come
prima, e forse farò meglio a prepararmi per ogni evenienza. Del
resto, dopo che mi ha paragonato a sua moglie, cosa gli resta ancora
da fare? Forse chiedere il divorzio?
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