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Eccetera. Vado un po' a controllare le date: L'Oro del Reno è un'opera di Wagner (1813-1883), che ebbe la sua prima rappresentazione nel 1854. Il Mefistofele (1875) è di Arrigo Boito (1842-1918). Tenuto conto che la Scala era la casa di Giuseppe Verdi (1813-1901) e di Giacomo Puccini (1858-1924), viene da chiedersi come abbia fatto il teatro d'opera più famoso del mondo a rimanere aperto dal 1778 fino al 2001, anno nel quale sono iniziati i lavori che hanno portato alla distruzione e ricostruzione di tutti gli edifici che stavano dietro il palcoscenico. Il risultato, prima e dopo, lo potete vedere nelle foto che allego (una è presa da un giornale; l'altra è mia, del 9 novembre 2004), e il commento lo lascio a voi. Da parte mia, penso che di solito si definisce come data iniziale della storia dell'opera il 1607 (l'Orfeo di Monteverdi) e la sua fine al 1926 (la Turandot di Puccini), e anche se prima e dopo queste opere ci sono stati grandi capolavori, le due date sono molto significative. Sono più di 50 anni che un'opera moderna non rimane stabilmente in repertorio, e ormai anche i grandi cantanti si contano sulle dita di una mano. Non so, a me è sembrato un grande spreco, a prescindere dai risultati estetici e tecnici, spendere tutti questi soldi soltanto per poter allestire scene pesanti e macchinose come quelle richieste dal regista Engel e dallo scenografo Rieti. Forse (ma io non sono un esperto) sarebbe bastato cambiare quei martinetti che risalgono agli anni '30, e magari tornare alle vecchie scene dipinte sui teli, come si faceva ai tempi di Bellini e di Verdi, che - a quanto mi risulta - non se ne lamentavano più di tanto, non chiedevano foreste vere per la Norma (1831) e vere montagne per l'Ernani (1844), badavano più che altro ai musicisti e ai cantanti, e quando c'era da allestire una loro opera non chiedevano l'opera degli ingegneri né tantomeno che il Mar Rosso si aprisse veramente davanti a Mosè (Rossini, Mosè e il Faraone, 1827).
(nella foto, la Scala com'era prima dell'autosilo e della scatola di scarpe)
(Giuliano 19.11.2004)
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