Un giorno ero proprio in cima alla torre con la chiave a stella per verificare il serraggio dei bulloni, e mi vedo arrivare lassú il committente, che tirava un po' l'ala perché trenta metri è come una casa di otto piani. Aveva un pennellino, un pezzo di carta e un'aria furba, e si è messo a raccogliere la polvere dalla placca di testa della colonna che io avevo finito di montare un mese prima. Io lo stavo a guardare con diffidenza, e dicevo fra di me "questo è venuto a cercare rogna". Invece no: dopo un po' mi ha chiamato, e mi ha fatto vedere che col pennello aveva spazzato nella carta un pochino di polvere grigia.
" Sa cosa è? " mi ha chiesto.
“Polvere", ho risposto io.
"Sí, ma la polvere delle strade e delle case non arriva fin qui. Questa è polvere che viene dalle stelle".
Io credevo che mi pigliasse in giro, ma poi siamo scesi, e lui mi ha fatto vedere con la lente che erano tutti pallini rotondi, e mi ha mostrato che la calamita li tirava, insomma erano di ferro. E mi ha spiegato che erano stelle cadenti che avevano finito di cadere: se uno va un po' in alto in un posto che sia pulito e isolato, ne trova sempre, basta che non ci sia pendenza e che la pioggia non le lavi via. Lei non ci crede, e neanche io sul momento non ci ho creduto; ma col mio mestiere capita sovente di trovarsi in alto in dei posti come quelli, e ho poi visto che la polvere c'è sempre, e piú anni passano, piú ce n'è, di modo che funziona come un orologio. Anzi, come una di quelle clessidre che servono per fare le uova sode; e io di quella polvere ne ho raccolta un po' in tutte le parti del mondo, e la tengo a casa in uno scatolino; voglio dire a casa delle mie zie, perché io una casa non ce l'ho. Se un giorno ci troviamo a Torino gliela faccio vedere, e se ci pensa è una faccenda malinconica, quelle stelle filanti che sembrano le comete del presepio, uno le vede e pensa un desiderio, e poi cascano giú, si raffreddano, e diventano pallini di ferro da due decimi. (...)
(“Clausura”, da “LA CHIAVE A STELLA” di Primo Levi, ed. Einaudi 1978)
L’altra sera in tv hanno fatto una domanda da settantamila euro: che cos’è un derrick?
Io lo sapevo e l’ho detto: il signor Derryck, che nel ‘500 era il boia di Londra che era anche un po’ ingegnere, e diede il nome a un marchingegno che servì di modello per i tralicci dei pozzi petroliferi. «Come fai a sapere queste cose??» mi hanno chiesto, e poi mi hanno detto che dovrei andarci anch’io, a uno di quei quiz che regalano milioni.
Ai quiz non ci andrò mai, primo perché non mi prenderebbero (non sono telegenico), secondo perché mi deprime pensare che studiare ed essere informati venga considerata roba buona solo per i quiz: studiare ed informarsi, anche sulle cose apparentemente inutili, lo si fa per il proprio piacere, e proprio perché è una cosa bella, che dà piacere. Le cose che danno piacere si fanno gratis, senza star lì a pensarci troppo e senza pretendere ricompense.
La risposta è comunque molto semplice: so cos’è il derrick perché ho letto Primo Levi, e me lo ricordo perché Primo Levi è così bravo che ti fa ricordare tutto quello che leggi: anche le cose più strane o difficili diventano belle da leggere e da ricordare, con Primo Levi.
PS: la spiegazione del derrick è nel racconto “L’aiutante”, sempre su “La chiave a stella”; che è un libro che amo in modo particolare, perché qualcuno di quelli che vanno in giro a costruire impianti l’ho conosciuto anch’io, ed è bello stare ad ascoltare la gente che lavora.
venerdì 14 gennaio 2011
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6 commenti:
Già, Derrick: anche io avrei dovuto saperlo e vincere 70mila euro. Infatti ho letto Levi e, se non avessi la memoria che ho...
Concordo su tutto: Levi ha una scrittura chiara e concreta, ma non per questo monotona, anzi si legge con un insolito piacere. Anche quando parla di strana "roba" chimica e scientifica è godibilissimo, e si legge, come si dice, tutto d'un fiato.
Ciao Giuliano, ma prima o poi ci risentiremo?
mah... prima o poi chiuderò anche questo. Tanto, a che cosa serve?
anch'io avevo letto il libro, tanto tempo fa, ma la memoria...
io ho conosciuto persone come Faussone, non tutti sono dei bei personaggi, ma è comunque gente da conoscere. Ho visto da poco "La via del petrolio" di Bertolucci, un gran film anche al di là del documentario (anche Olmi ha girato film sul mondo del lavoro)
Se dovessimo chiederci solo e sempre "a che cosa serve" faremmo una riflessione ben misera, e tu non sei così, almeno per quel poco che ti conosco. Mah, vai a capire...
Anche in casa mia c'è chi ignora tutto di Darwin, Picasso, Primo Levi; anche in casa mia c'è chi usa la suoneria con il Nabucco atto terzo pensando che sia l'inno della Lega; eccetera eccetera eccetera. E sono gli argomenti che porto in casa da quasi quarant'anni.
Arrivato a cinquant'anni, non ne posso più e mi dichiaro sconfitto.
Se vado avanti qui, è solo come valvola di sfogo.
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