La telepatia come qualcosa di arcaico, sostituita dalla parola: lo spiegava Emilio Servadio (uno dei grandi psicoanalisti italiani), in questo articolo. Nei vent'anni seguenti, le neuroscienze hanno fatto passi da gigante; mi sembra comunque che il ragionamento di Servadio sia ancora un ottimo punto di partenza. Gli animali hanno spesso comportamenti che sembrano telepatici: in realtà, come si è scoperto da tempo, hanno sensi diversi dai nostri. Il cane ha l'olfatto molto più sviluppato del nostro, l'elefante emette e percepisce suoni di frequenza molto bassa, eccetera. Il più delle volte, quello che ci sembra misterioso ha una spiegazione ben precisa.
Un fenomeno paranormale da sempre in bilico fra superstizione e scienza. Forse si tratta di un carattere arcaico risalente a prima dell’acquisizione della parola
TELEPATIA NON È TRASMISSIONE DI PENSIERO
di Emilio Servadio, corriere della sera 19 luglio 1988
(...) Sarà bene dichiarare e a scanso di equivoci, che tutti i cosiddetti esperimenti teatrali di «trasmissione del pensiero», e ripetiamo tutti, sono trucchi. In quali modi si procede per tentar di «provare» la telepatia, e, ciò che ormai conta ancor più, capire qualcosa del suo funzionamento? Le tecniche variano, anzitutto, a seconda che si basino sulla «qualità» o sulla «quantità». Nel primo caso, ciò a cui si mira è che un soggetto, posto in determinate condizioni (di veglia, di sonno, di ipnosi, di trance, eccetera) riproduca un determinato stimolo, quasi sempre un disegno, o comunque un'immagine senza il tramite della normale percezione. Il disegno, o l'immagine, fanno storia a sé, ossia non appartengono ad alcuna serie: sono, ad esempio, tracciati seduta stante da chi sperimenta, o scelti fra un numero indefinito di fotografie, o d'illustrazioni di riviste. Naturalmente, è il ripetersi di questo tipo di esperienze, e sono i ripetuti confronti fra le immagini che danno alla lunga l’impressione, se non la certezza matematica, della telepatia. (...)
Dall'ormai spettacolosa raccolta di prove a favore della telepatia, tanto spontanea quanto sperimentale, è lecito trarre alcune conclusioni di massima su questo fenomeno, che dal limbo di millenarie tradizioni è stato portato su un piano di dignitosa e obiettiva indagine scientifica.
Primo punto: la telepatia, contrariamente a quanto in genere si crede, non è trasmissione di pensiero». Nella telepatia non si «trasmette» propriamente nulla, e il suo oggetto non consiste in pensieri!
«Non si trasmette nulla»: con questo vogliamo dire che il concetto abituale, secondo cui nel fenomeno telepatico c'è Tizio che trasmette, e Caio che riceve, è stato sistematicamente smentito dall'osservazione e dall'esperimento. L'indipendenza della telepatia dal fattore distanza (essa avviene indifferentemente nella stessa camera o dall'America all'Australia), le distorsioni e le frammentazioni delle immagini, la mancanza di qualsiasi equivalente meccanico, e altre caratteristiche lungamente indagate, permettono ormai di considerare la telepatia come la «messa in comune» di elementi psichici fra due o più persone, e di metter da parte, come gratuito, qualsiasi paragone con le trasmissione della radio, e con le onde elettromagnetiche.
La telepatia è sintonia di immagini e di affetti, è un fenomeno assai più «viscerale» che non «cerebrale». Può darsi che abbia un substrato fisico, che un giorno si riuscirà a dimostrare: ma, per ora, il suo aspetto è quello di qualche cosa che è a un tempo immateriale, e appartenente a livelli elementari, vitali, dello psichismo umano.
Secondo punto: l'evento telepatico, anche il più apparentemente «spontaneo», non avviene per caso: esso è in qualche modo condizionato dai rapporti e dai legami affettivi dei partecipanti, i quali appaiono avere, sempre e comunque, qualche cosa di reciproco e di complementare che tende a sintonizzarsi o a fondersi. Con la telepatia appare provvisoriamente cancellato un dualismo, e ristabilita per qualche istante una «unità nella pluralità».
Terzo punto: la telepatia non ha nulla di progressivo e di superiore rispetto ai modi consueti, evoluti e normali di comunicazione fra gli uomini. Paragonati a un «incontro» telepatico, una telefonata o un telegramma sono di gran lunga più particolareggiati, e psicologicamente più adeguati e convenienti.
Appare dunque sempre più plausibile l'opinione, formulata da vari studiosi, secondo cui la telepatia sarebbe un mezzo «arcaico» di comunicazione, proprio a un certo livello evolutivo degli esseri viventi (si suppone che essa costituisca il modo tipico di comunicare in vari aggruppamenti animali), ma che viene grado a grado soppiantato da sistemi più articolati e specifici come il linguaggio mimico, verbale o scritto. Tale mezzo potrebbe tuttavia ripristinarsi per qualche istante, in particolari condizioni di «regressione psicoaffettiva», nelle quali due o più personalità sembrano parzialmente confondersi in un oceano psichico che le ingloba e le trascende.
(Emilio Servadio, corriere della sera, 1988)
mercoledì 19 gennaio 2011
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10 commenti:
Perfettamente d'accordo con Emilio Servadio, solo io non sono così convinta che quello che abbiamo acquistato con la trasmissione parlata e scritta ( perdendo in cambio quasi completamente la capacità di comunicare immediatamente per via istintuale-telepatica) sia sempre più vantaggioso e soprattutto affidabile e non fonte di equivoci, se non pura menzogna (la ligua biforcuta che gli indigeni d'America hanno a loro spese imparato a temere!)
Se fosse il vecchio vizio degli uomini di sopravvalutare le proprie conquiste disprezzando quello che abbiamo perso?( v.la volpe e l'uva)
Già Rilke riconosceva la superiorità degli animali e la loro grande intesa (...)"Noi non siamo tutt'uno. D'intesa, come gli uccelli migratori. Sorpassati e tardi,/ ad un tratto ci impegnamo a contrastare i venti/ e caschiamo nello stagno indifferente."(...)
(quarta elegia)
C'è una bella sequenza in "L'ultima onda" di Peter Weir, quando il giovane aborigeno mostra la vena che palpita nel braccio: penso che sia qualcosa di simile, ma Servadio lo spiega con parole più esatte.
Magari un giorno ci spiegheranno che cos'è di preciso, e penso che sia un giorno vicino, viste le notizie che arrivano dai giornali scientifici (quelli seri). Dubito però che ci sarà da rallegrarsi...(se c'è qualcosa di concreto ci stanno già lavorando i militari, di certo).
C'è ancora un sacco di gente che si fa truffare come se fosse sotto ipnosi, però! Una cosa che ha dell'incredibile... hai fatto bene a ricordare quanti equivoci possono nascere dalle parole.
Se la telepatia si fonda sulla condivisione di qualcosa, l'intesa può passare anche dalla condivisione non solo di immagini ma anche di parole, quelle dei libri. E le parole dei libri, sono meno menzognere di quelle del linguaggio parlato. Quindi l'intesa tra lettori è la forma di telepatia più forte ed intensa che ci sia.
Buonanotte, Giuliano.:-)
stanno indagando molto su queste cose, in Usa è già in commercio un casco per usare il computer "con la forza del pensiero" (costa sui duecento dollari, neanche tanto: presto arriverà anche da noi), ieri ho letto che lo stanno preparando per guidare l'automobile. Sono tecnologie nate per aiutare gli handicappati, la paura è però che ci sia dietro qualcosa di brutto (spionaggio, telecomando anche sugli umani, guerra...)
Si, io ho ricondotto la questione ad un ambito privato, intimo. E' un'ingenuità, visto che proprio questa dimensione privata è minacciata dalle ricerche in corso e dalle applicazioni relative.
è una lettura giusta, quella che hai fatto: purtroppo il mondo va in quest'altra direzione, c'è gente entusiasta del ditino da strisciare invece del tasto da premere, vedrai che fra due o tre anni sbufferanno e faranno fatica a fare anche quello...
sul piano personale, affettivo ma anche dell'attrazione sessuale, ci sarebbero molte cose da dire!
:-)
?
:-)
cose di tanti anni fa, rimaste nel secolo scorso.
dov'è il secolo scorso? :-)
non rientra negli argomenti del blog
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