mercoledì 10 agosto 2011

La pena di morte

Il tasso di criminalità più alto è nei Paesi che hanno la pena di morte: può stupire, ma è così. Negli USA il tasso di criminalità è altissimo, molto più alto che da noi: e in queste cose le statistiche parlano chiaro, non è come in altri ambiti dove invece bisogna stare attenti, distinguere, qui basta fare il rapporto fra i morti ammazzati e la popolazione, gli USA sono messi molto peggio di noi europei, e non da oggi.
L’apparente paradosso si spiega in modo molto semplice: chi commette un omicidio o è fuori di testa, oppure si sente di passarla liscia. In entrambi i casi, l’effetto deterrente è nullo: a un pazzo non importa nulla delle leggi vigenti, e se io sono convinto di non essere scoperto magari poi scopro che ho torto, ma ormai è fatta.

L’apparente paradosso si spiega anche in un altro modo: da noi, in Europa, si vive meglio che negli USA. O, quantomeno, fin qui è andata così: cinquant’anni di governi socialdemocratici, dalla Scandinavia alla Gran Bretagna, alla Germania del boom economico, i governi socialdemocratici e democristiani si sono sempre presi cura di tutti, anche dei barboni, anche degli zingari, di tutti. Prendersi cura dei disperati è l’investimento migliore per la sicurezza: la gente normale non va a rubare, se non è costretta a farlo. La delinquenza ci sarà ugualmente, perché un mondo senza delinquenza purtroppo non è possibile: ma a compiere rapine, a commettere omicidi, saranno solo le persone che intendono veramente farlo, e non i poveri e i disperati.

Una terza osservazione è sul modo in cui vengono costruite le nostre città: più si costruisce, più si costringono le persone a vivere in ambienti eccessivamente urbanizzati, e più cresce la delinquenza. Ogni volta che si costruisce dove già vivono molte persone si crea l’ambiente ideale per omicidi, follia, brutalità di ogni tipo: molte persone non ci credono, molti non se ne accorgono neanche e pensano che l’unica vita possibile sia una vita nel cemento e nell’asfalto, tutta chiusa nel percorso tra un parcheggio e un’autostrada e un ipermercato, o magari in una discoteca con la musica a diecimila watt. Ma questa non è vita, questa è l’anticamera della violenza: che, prima o poi, arriva. E, quando arriva, si invoca la pena di morte: è un circolo vizioso dal quale potremmo uscire, se solo fossimo esseri umani raziocinanti.

4 commenti:

lastreganocciola ha detto...

ciao, sono ovviamente capitata per caso cercando un'immagine che ti sto infatti rubando, ma mi piacciono molti dei tuoi post. Se sei un lettore della Provincia deduco tu possa essere solo di Como - o sbaglio e sei solo masochista? - che è la mia città d'origine, di cui rimango un po' curiosa da lontano, anche se non ci vado mai.
ti ringrazio per una buona lettura, ancorchè sparsa ed estemporanea, tornerò.
ciao
http://lastreganocciola.blogspot.com/

Giuliano ha detto...

ciao :-)
le immagini non sono quasi mai mie, anch'io le ho "rubate" a qualcun altro... Mi piace fare un po' di propaganda a libri e cose che rischiano di essere dimenticate, e di solito indico l'origine delle immagini e dei testi (ogni tanto mi dimentico, chiedo scusa per quelle volte che è successo)
Sì, sono comasco...Ma vedere come è stata toccata Como città, e la provincia di Como, fa una gran rabbia e una gran tristezza. Como era bella così, sembrava di vivere in Toscana, in Umbria...Le stazioni di Como Borghi, di Como Lago, erano bellissime proprio perché "fuori tempo".
Non è un caso, mi dicono, che l'edilizia e le "grandi opere" siano in mano a Sisaky.

lastreganocciola ha detto...

sì, devo dirti il vero, da anni non ho il coraggio di tornare a Como, fra leghisti e discorsi de ciula e robe rovinose che ogni tanto mi raccontano... La storia del muro sul lago - è quello il nome del tuo blog? - per esempio, l'ho trovata tanto incredibile da non aver mai avuto voglia di verificarla davvero, anche se me la raccontava una mia amica che invece a como ci va spesso. E la cosa più incredibile mi è sempre sembrata l'indifferenza generale - se ne è saputo poco o nulla, almeno appena a sud della Padana - verso un'irrazionalità di questo tipo.
Ma ormai l'hanno buttato giù, no?

Giuliano ha detto...

Il nome del blog è un riferimento a Delio Tessa, se vai sulla colonnina qui a destra trovi tutto quello che ho messo di suo. Cent'anni fa, più o meno, l'avvocato Tessa fa un giro in bici fuori Milano, e quando si trova vicino al muro del manicomio di Mombello si accorge che, di là dal muro, cantavano.

No, il muro fa parte della diga per evitare che il lago invada piazza Cavour: ciò comporta anche il rifacimento completo del lungolago. In tanti non l'avevano capito, sono cascati giù dal ramo solo quando hanno visto l'opera, in pratica una diga di tipo olandese, sia pure di due metri e non di quindici...
Il vero problema è che hanno fatto costruire ovunque, i vecchi sono morti, i giovani vendono le ville sul lago e le immobiliari demoliscono i giardini e ci fanno le villette a schiera. La stessa cosa capita qui dove vivo io, tra superstrade e quarte corsie e speculazione edilizia ormai restano solo i vasi da fiori, ma penso che tra poco costruiranno anche lì.