Un congegno per rinfrescare ciò che si beve e che ci si è portati dietro nello zaino: è quanto appare nel racconto di metà Ottocento (1848) di Adalbert Stifter. Il racconto si intitola "Kalkstein" ("Pietra calcarea", nell'edizione Sellerio), ed è una storia di vita quotidiana venata di malinconia che non ha niente a che vedere con Verne e con i libri di avventure. Incuriosito, prendo nota di ciò che dice il narratore, un ingegnere (o, meglio, un agrimensore) mandato in un remoto paese di montagna per studiare il luogo e fare rilievi in vista di futuri lavori. Questa è la descrizione precisa:
«Appesa a una cinghia di cuoio
portavo di solito a tracolla una cassetta in cui c'erano gli attrezzi
per disegnare, i disegni e parte degli strumenti per le misurazioni.
A lato della cassetta era fissata una borsa in cui si trovavano i
miei cibi freddi, il vino, il mio bicchiere e il congegno per
rinfrescare il vino.» (Adalbert Stifter, "Pietra calcarea",
pag.24 ed.Sellerio, traduzione di Paola Colombo)
Il cibo è costituito da prosciutto,
arrosto freddo e formaggio, oltre al pane; completano
l'equipaggiamento dei piattini di latta sottile, coltello e
forchetta. Il narratore spiega che l'acqua si trova con facilità
nelle sorgenti, e quindi non ha bisogno di essere rinfrescata; e
qualche riga più in là completa l'informazione: « ...e poi gli
feci vedere come raffreddavo il vino. Il bicchiere doveva venire
messo in una scatola di materiale poroso e il materiale venir
inumidito con un liquido molto fluido di nome etere che portavo
sempre con me in una bottiglietta: è questo un liquido che
evaporando con efficacia repentina provoca un raffreddamento che
rende il vino più fresco che appena uscito dalla cantina, anzi, più
che se fosse rimasto in ghiaccio. Siccome così facendo avevo
raffreddato due bicchieri di vino mischiato ad acqua e ne avevo
posato uno al suo posto, lo invitai a mangiare con me. » (Adalbert
Stifter, "Pietra calcarea" pag.29 ed.Sellerio, traduzione
di Paola Colombo)
Visto da oggi non è un certo sistema
ecologico; e l'etere era sicuramente infiammabile, quindi era
necessaria molta attenzione. Etere è una definizione poco precisa,
esistono molti eteri volatili; se si tratta di etere etilico, era un
composto usato comunemente negli ospedali per disinfettare fino a
qualche anno fa, il tipico "odore di ospedale" per chi
c'era e se lo ricorda. Lo stesso effetto, raffreddare mediante
evaporazione rapida, si otterrebbe con altre sostanze volatili, ma
direi che è il caso di sorvolare e sconsiglio il sistema a chiunque,
soprattutto perché oggi abbiamo materiali più maneggiabili e più
efficaci. Però la descrizione mi ha riportato a esperienze
personali, che trascrivo nel modo più semplice possibile a partire
da un vecchio ricordo di scuola: avendo notato che diverse sostanze
provocano calore o raffreddamento quando vengono sciolte in acqua, un
mio compagno di classe aveva chiesto la spiegazione al professore,
che aveva risposto così: "E' pur sempre una reazione chimica".
Non si tratta di una reazione che porti a una nuova sostanza, come
per gli acidi e le basi che danno un sale, ma c'è comunque
un'interazione tra ciò che si scioglie e ciò che lo scioglie, tra
il soluto e il solvente per usare le parole giuste. Per esempio, il
comune bicarbonato di sodio ha un leggero effetto rinfrescante
sull'acqua in cui viene sciolto; ma è poca cosa. Alcune reazioni chimiche, si sa, sono così rapide e potenti da provocare esplosioni; ma qui si aprirebbe un altro discorso, e gli esplosivi non sono mai stati il mio forte.
Inoltre, un conto è portarsi dietro una bottiglietta di etere in un paese di montagna, un altro conto è farlo quando siamo sopra i 30°C: il rischio è che la bottiglietta ci scoppi durante il viaggio.
Due esempi spettacolari che ho trovato
in laboratorio, preparando i reagenti per le analisi, riguardano
invece l'acido citrico e la soda caustica. L'acido citrico, presente
in natura nel succo di limone, è molto usato nell'industria
alimentare e anche nella cosmetica; viene venduto comunemente in
polvere, simile allo zucchero nell'aspetto (ma non nel sapore). Se
viene sciolto in quantità uno a uno con acqua, cioè 50 grammi di acqua e
50 di acido citrico, la temperatura della soluzione si abbassa di
colpo e arriva molto vicina allo zero Celsius. Ho preparato diverse
volte anche la soluzione "normale" di soda caustica,
partendo sempre dal solido - in questo caso, delle perline di
bell'aspetto ma che è bene maneggiare con cura, la soda caustica non
ha quel nome per caso ma proprio perché provoca ustioni. Per ottenere la
soluzione normale della NaOH (soda caustica, sodio idrossido:
"normale" è un termine chimico, in questo caso) bisogna
sciogliere 40 grammi di soda e portarli a un litro di acqua: questa
semplice operazione porta vicinissimi all'ebollizione, e quindi è
necessario far raffreddare prima di portare al volume di un litro.
Dietro tutto questo c'è il concetto di reazione esotermica e di
reazione endotermica: ma qui le spiegazioni diventano troppo
complesse, servirebbe un corso completo di chimica e per oggi
preferisco fermarmi qui.
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