Mi capita di guardare un concerto jazz
registrato all'inizio degli anni '60, il sestetto di Charlie Mingus.
Mi sono fermato a guardarlo perché interessato dal nome importante (e
famoso) ma poi scopro il batterista e non smetto più di guardarlo. Chi è,
come si chiama? Alla fine, sui titoli di coda, ne trovo il nome,
Danny Richmond, ma non mi dice molto. Danny Richmond non è tra i
nomi leggendari del jazz, eppure è così bravo che non smetto di
guardarlo e ascoltarlo. Oltretutto, sta suonando con Charlie Mingus,
contrabbassista: una sezione ritmica, se non fosse per il fatto che
Mingus era anche un solista.
I batteristi del jazz, anche i meno
famosi, erano bravissimi e hanno influenzato fortemente anche i
batteristi del rock, negli anni '60 e '70. Ci penso ogni volta che
ascolto Robert Wyatt, Ginger Baker, i nomi sono tanti. Bassisti e
batteristi, come Danny Thompson dei Pentangle (contrabbassista, come
Mingus) o Jack Bruce e Hugh Hopper o Dave Holland, erano per noi appassionati di musica dei punti
di riferimento alla pari o magari ancora più dei chitarristi e dei
cantanti. Ricordo anche chi storceva il naso su Charlie Watts dei Rolling Stones, per tacere di Ringo Starr considerato pochissimo; ma ascoltandoli oggi Watts e Starr sembrano dei prodigi, con i tempi che corrono.
Per fare solo un piccolo esempio (ma internet è piena di questi esempi) metto qui il link a Robert Wyatt, ventunenne, nel primo disco dei Soft Machine.
Per fare solo un piccolo esempio (ma internet è piena di questi esempi) metto qui il link a Robert Wyatt, ventunenne, nel primo disco dei Soft Machine.
Ripenso spesso a questi grandi
batteristi e bassisti, alla loro capacità di cambiare ritmi e alla
loro grande fantasia, quando si parla di rap e più in generale della
musica che domina negli ultimi vent'anni, o forse anche di più - da
quando esiste la batteria elettronica, intendo. L'altro giorno un
rapper che va per la maggiore ha detto "c'è gente che ha dei
problemi a capire il rap", ma io non ho problemi a capire il
rap, anzi. Mi chiedo piuttosto, ascoltando i rapper, come si faccia
ad accontentarsi di una cosa così banale che quasi non è musica. Il
rap, e tutto quello che ne è seguito, è probabilmente un buon mezzo
per esprimersi, ma è musica molto elementare; e i rappers non sono
cantanti, ma declamatori in versi. Io sono cresciuto con questi
grandi batteristi e bassisti, poi sono passato a Stravinskij (un
cambio di ritmo a ogni battuta, o quasi), a Couperin, Rameau,
Rossini, Weber, una lista infinita che comprende anche Johann
Sebastian Bach e tutti i contrappuntisti; e mi sono sempre stupito
quando ho trovato chi mi diceva che erano noiosi. Che dire, vien
buono un detto che usano gli economisti: la moneta cattiva scaccia
quella buona. Sembra un paradosso, ma spiega tante cose: si comincia
con l'accontentarsi di poco, magari da bambini, e poi è difficile
uscire da quel piccolo recinto. I miei migliori auguri a chi ci
prova, basta solo un po' di costanza; oggi è più facile di quando
ci sono riuscito io, abbiamo youtube e non c'è nemmeno bisogno di
spendere soldi per i dischi.
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