Il dodecil benzene è un
liquido leggero, trasparente, un po’ untuoso, incolore. L’odore e
la consistenza mi ricordano qualcosa di familiare, ma lì per lì non
saprei dire cosa.
Dopo un po’ ci arrivo:
il gas degli accendini, quando la fiamma non si accende e te ne esce
un po’ sulle dita. La somiglianza non è casuale perché, dal punto
di vista chimico, il dodecilbenzene e il gas propano sono molto
simili. La differenza è nelle dimensioni delle molecole: minuscole
per propano e butano, piuttosto lunghe nel dodecilbenzene: e questo è
anche il motivo principale per cui, alle condizioni normali sul
pianeta Terra (su Venere e su Giove sarebbero tutti solidi) uno è
gas e l’altro è liquido.
Il dodecil benzene ha
anche un’altra particolarità: è idrofobo. Non nel senso di
Pasteur, ma nel senso che non trattiene l’acqua e se ne separa
subito. Non la sopporta proprio, e al massimo crea delle pallide
emulsioni. Ne consegue che le autobotti che lo trasportano devono
essere assolutamente asciutte, oltre che pulite: la qual cosa non
succede sempre e non è successa nemmeno oggi, perché spiegare ai
camionisti le ragioni per le quali l’autobotte deve essere
assolutamente asciutta non è facile. Per loro “asciutta” è
quando non sgocciola più, e quando si tratta di un’autobotte da
ventimila litri questo non basta; e in un impianto di solfatazione o
di solfonazione ritrovarsi quell'acqua crea problemi seri.
La conseguenza finale di
tutto questo discorso è che oggi il dottor Biribò è molto
arrabbiato, intrattabile. L’autobotte di dodecilbenzene che è
appena arrivata era infatti annacquata. ce ne era almeno un secchio,
forse anche due. In queste condizioni il dodecilbenzene non si può
solfonare: si formerebbe acido solforico, diventerebbe tutto nero,
eccetera; e, non potendo utilizzare questo carico, l’impianto
rischia di fermarsi. Che fare? Si telefona subito al fornitore della
materia prima, che arriva senza perder tempo.
Ricevo io la visita del
fornitore, visto che è mattina presto (diamine, sono solo le otto e
venticinque del mattino!) e il nostro capo non è ancora arrivato. Il
fornitore si rivela una fornitrice, anzi una Dottoressa; viene da una
grossa ditta petrolchimica, un colosso multinazionale che ha una sede
non molto lontana da qui. Infatti, il dodecilbenzene è una frazione
delle benzine, la più leggera; inutilizzabile come carburante ma
piuttosto parente delle benzine avio che si usano per smacchiare i
vestiti (no, la trielina è tutta un’altra cosa!).
Spiego quello che so alla
Dottoressa: non è molto, e poi ieri io non c’ero, sto facendo il
primo turno e quando è successo il fatto ero a casa mia; però i miei colleghi mi hanno dato le consegne in modo chiaro e completo, i campioni sono sul tavolo, mostro tutto
ed espongo brevemente i fatti. Ho una lieta sorpresa: la Dottoressa è
gentile, simpatica, tosta e competente. Si capisce subito che sa il
fatto suo.
Ha un cognome siciliano,
ed in effetti è un tipo mediterraneo, anche se non ha un accento
particolare. E’ anche una bella donna, ora che la guardo meglio.
Devo ammettere che mi piace, ed è anche piacevole parlarle insieme.
Penso che mi sarebbe piaciuto averla come capo, e che non dev’essere
male avere una donna come capo – ma a questo punto (si sa, i
pensieri corrono veloci e ci vuole un attimo a fare tutta questa
sequenza: a scriverla e a leggerla non si direbbe, ma è così che
funziona) mi rendo conto che io una Dottoressa per capo ce l’ho
già. Peccato solo che non sia una Dottoressa in Chimica, e che la
sua competenza sia ancora tutta da costruire.
Dovrebbe arrivare a
momenti, il mio Capo, ma non arriva. Così provo ad intavolare un
discorso con la Dottoressa, che è tutt’altro che seccata del
fatto. La cosa comincia a piacermi, ma a questo punto arriva il
dottor Biribò, che di tempo da perdere non ne ha, e interrompe la
mia conversazione. Del resto, io non ho più nulla da dirle – nulla
di tecnico, intendo. Il dottor Biribò è gentilissimo e più che
educato, anche in questi incresciosi frangenti: è la sua vera natura
e ormai dovrei saperlo, ma ci si stupisce sempre di vederlo così
gentile. In fabbrica non ci siamo abituati...
Dopo un quarto d’ora
ecco anche l’altra Dottoressa, il mio capo. Arriva trafelata e
cerca di farsi spiegare, ma Biribò e la Dottoressa Vera ormai hanno già concluso il colloquio e preso le loro decisioni; e dunque l’impianto
non si fermerà, perché è già in arrivo un’altra autobotte in
attesa di decidere di cosa fare di questa.
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