giovedì 10 febbraio 2011

Formigoni sul Tamigi

L’altro giorno ho letto un articolo sul Tamigi: che vent’anni fa era dato per morto biologicamente, oggi invece è fiorente, pieno di vita e di pesci. Cos’è successo? L’articolo lo spiega nei dettagli (un ottimo articolo, era su http://www.repubblica.it/  ): gran merito alla politica locale ma – soprattutto – intorno a Londra hanno chiuso definitivamente alcuni grandi impianti industriali, quattro acciaierie, cave, raffinerie, eccetera. Le acciaierie fanno un enorme uso di acqua, ed era quella del Tamigi. Chiuse le acciaierie, e le altre industrie che pompavano acqua, anche il Tamigi è rinato.
La stessa cosa è successa a Cernobyl: che, prima degli incendi spaventosi dell’anno scorso, era diventata un’oasi rigogliosa, rifiorita, dove la natura aveva ripreso il suo corso. C’era la radioattività, certo: ma con la radioattività stavamo lontani noi, gli umani. Anche le centrali nucleari pompano enormi grandi quantità d’acqua: finito il gran trambusto, anche con l’enorme sarcofago lì a due passi, la natura era rifiorita.
Ieri sera invece ho ascoltato il presidente della regione Lombardia, Formigoni. Che spiegava, scandendo chiaramente le parole come suo solito: «non è vero che l’inquinamento è aumentato, l’inquinamento è diminuito, a Bruxelles sono contentissimi di quello che stiamo facendo, adesso però è ora che ci si faccia carico, ogni singolo cittadino, dei consumi personali. Bisogna tenere il riscaldamento sotto i venti gradi, usare l’automobile il meno possibile, noi stiamo facendo bene anzi benissimo e adesso tocca a voi». Eccetera.
Sarà. Prima di tutto, anche in Lombardia hanno chiuso moltissime industrie, ma proprio tante: per esempio, l’area della Nuova Fiera è su un posto dove prima c’era una raffineria. E poi mi guardo intorno: fuori da Milano, fuori dalla metropolitana, i mezzi pubblici non ci sono: provate ad andare coi mezzi pubblici, che so, da Olgiate Comasco fino a Milano, e poi mi raccontate. Quei pochi mezzi pubblici che ci sono, quelli sopravvissuti ai tagli, stanno subendo pesanti aumenti nel costo del biglietto e degli abbonamenti; si chiudono stazioni e biglietterie dove ci sono già ("non rendono": come se una stazione fosse una gelateria...), eccetera. Dove abito io, il mio Comune ha visto quasi raddoppiare il numero degli abitanti, in meno di dieci anni: si è costruito dappertutto, ogni millimetro quadrato di campi e di prati è stato cancellato per sempre (e non sto esagerando). Dove non si è costruito, è arrivato l’ampliamento della Milano-Laghi, e la Pedemontana; si è quindi incrementato il numero delle automobili in circolazione, invogliando o costringendo le singole persone ad usare l’automobile di proprietà (e non è che le nuove leggi sul lavoro aiutino molto: se arrivate in ritardo, magari per colpa dei treni per pendolari, è molto facile che vi lascino a casa: disoccupati).
Quanto ai comportamenti personali, mio padre fece l’allacciamento al metano già nel 1972, e la piccola caldaia che abbiamo in casa è controllata regolarmente almeno una volta all’anno: quarant’anni che non inquiniamo. E di notte, da sempre, in casa mia il riscaldamento è spento. La mia automobile è piccola e la uso pochissimo, ma tra poco sarò costretto a cambiare stile di vita: qui intorno esistono ormai solo i grandi centri commerciali, tutti i negozi del paese hanno chiuso, anche per comperare la più piccola cosa sono costretto a prendere la macchina e fare un paio di chilometri, o magari anche dieci. E poi, una volta arrivato al centro commerciale, trovo enormi banchi frigoriferi aperti: c’è mai stato in un supermercato, signor Formigoni? Funzionano tutti così. Vuole vedere la mia bolletta dell’ENEL? Vuole confrontarla con lo spreco della nuova sede della Regione Lombardia?
Tutti discorsi inutili, che potrei risparmiarmi. Lo so da sempre, che di queste cose non importa niente a nessuno. Lo so per esempio da quando ho indicato uno scempio edilizio a un amico (una persona di sinistra, cresciuta in campagna, che pensavo sensibilizzato all’argomento) e lui mi ha risposto: “però, che belle villettine”. Ed eravamo dentro i confini di un parco regionale.
Il consenso c’è, per Formigoni e per la Lega: qui si arriva anche al 75%. Ma è un consenso del tipo che mi fa sempre più pensare: i nostri discendenti ci malediranno. Non so quando, ma quel giorno avverrà: le recentissime alluvioni in Veneto sono già state dimenticate, ma la Natura non dimentica; e degli umani, in definitiva, può anche fare a meno.

Nessun commento: