giovedì 17 febbraio 2011

Pubblicità 4

Un’auto nuova, su una strada vuota, solo per voi: ma dove, ma come, ma quando? Quasi tutti gli spot per le automobili sono fatti così, e io sono dell’idea – un po’ drastica, lo ammetto – che gli spot girati in quel modo siano da vietare, perché ormai non ne esistono più, di strade dove puoi sfrecciare e far manovre, sorridente, col bambino accanto sorridente anche lui. Non so nemmeno se ci siano mai state, strade così: io mi ricordo di averne vista una in un film di quando non ero ancora nato, “Il posto delle fragole” di Ingmar Bergman: marito e moglie che litigano e vanno fuori strada, ma non si fa male nessuno perché in strada c’erano solo loro, e la macchina che veniva in senso opposto ha potuto invadere l’altra corsia per evitare lo scontro (l’anno è il 1956). Capitasse oggi, o fosse capitato negli anni ’60 o ’70 o ’80 o ’90, eccetera, un incidente così provocherebbe una strage: perché ci sono troppe macchine in giro, due corsie non bastano più, neanche con le quattro o le sei corsie...
Eppure, gli spot continuano a presentarci auto aggressive (magari piccole, ma potenti e aggressive, roar!), e guidatori e guidatrici sorridenti, giovani mamme al volante felici e contente, e chilometri e chilometri di strade deserte dove sfrecciare senza pensieri - che giubilo che gioia la compro subito anch’io.

Scrivendo questo post non sapevo bene che immagine mettere, perché praticamente tutte le case automobilistiche fanno degli spot come questi; ma poi ne ho trovata una che è esemplare, eccola qua. Fate attenzione ai dettagli: questo signore è andato a infilarsi con la sua macchina enorme e pesante ben dentro un paradiso terrestre, e l’ha parcheggiata in un posto dove avrebbe dovuto andare soltanto a piedi (è giovane e atletico, poteva permetterselo); non contento, ha fatto scendere il cane, ovviamente grande e grosso come la macchina. E il cane, trovato l’unico albero residuo della zona, gli sta pisciando addosso. Una sintesi quasi perfetta di quello che accade quotidianamente, anche qui da noi: che sia questo, il progresso?

PS: ho scritto “una sintesi quasi perfetta” perché mancano due cose: innanzitutto la cacca del cane (ebbene sì, mi spiace dirlo ma anche questa ormai non è più un optional ma viene fornita di serie, distribuita con servizio accuratissimo e capillare, praticamente porta a porta) e, soprattutto, l’uomo non sta telefonando. Cosa ci fa, senza uno smart phone in mano, in un posto del genere? Starà mica guardando il paesaggio? No, impossibile: si tratta solo di una dimenticanza del fotografo, altre spiegazioni possibili non ne vedo.

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