sabato 5 febbraio 2011

Eugenetica

Il più grande presidente USA del ‘900 è stato un handicappato: Franklin Delano Roosevelt.
Roosevelt prende la guida degli USA subito dopo la grande crisi del 1929, con il Paese in ginocchio e i suoi cittadini in miseria, e lo porta a diventare la prima potenza mondiale: il fatto che gli USA siano ancora oggi così importanti lo si deve soprattutto a lui, a Roosevelt; e non certo ai Reagan o ai Nixon o ai Bush, i “supereroi” ai quali più che altro si deve lo spaventoso deficit finanziario attuale.
Roosevelt era poliomielitico: si ammalò da adulto, poco prima dei quarant’anni, e da allora visse con le stampelle o su una sedia a rotelle, a seconda dello stato di salute in cui si trovava. Il che non gli impedì di avere idee chiare e una grande visione politica: cosa che invece difetta a quasi tutti i leader politici attuali, anche a molti di quelli che si fanno fotografare mentre fanno jogging.
Parlo di F.D. Roosevelt, oggi, per un motivo ben preciso: ed è il silenzio, silenzio totale e assoluto, attorno alla trasmissione di Marco Paolini del 26 gennaio scorso ("Ausmerzen - vite indegne di essere vissute"), una delle sue migliori dopo quella del Vajont che lo rese celebre. Ho fatto passare un po’ di tempo apposta, prima di parlarne, perché questo silenzio – molto simile a una grande censura - mi ha impressionato molto. Penso che Paolini se lo aspettasse, e con lui Gad Lerner (lo spettacolo di Paolini è andato in onda su La7 e il sito di Marco Paolini è http://www.jolefilm.it/ ). Dato l’argomento, non era certo una sorpresa: ma è pur sempre un silenzio agghiacciante.
Che si fa, meglio parlare di rugby? La gente ha paura degli argomenti difficili? La gente ha paura e si irrita quando viene chiamata direttamente in causa, e per questo si rischia di perdere audience e quindi pubblicità e quindi di chiudere la rete e tanti saluti a tutti, e allora meglio far ridere con paperissima o con un paio di cazzatine più o meno riuscite?

L’argomento scelto da Marco Paolini era l’eugenetica. La domanda di partenza era: come si è arrivati alla follia nazista? Auschwitz non nasce dal nulla, c’è tutto un movimento precedente, e non è mica solo roba da tedeschi, e non è mica finita dopo il 1945, anzi. A me aveva fatto una grande impressione, per esempio, leggere che su una sorella di J.F.Kennedy fu praticata la lobotomia: era una famiglia ricchissima, colta, istruita, e la donna – poco più che una ragazza all’epoca dei fatti – fu operata, e resa simile a un vegetale, perché pare che fosse un po’ troppo attratta dal sesso.
L’eugenetica: l’idea che il mondo potesse essere reso migliore ripristinando ciò che succede in natura, dove i più deboli muoiono subito. Era l’idea di Galton, nell’800, e addirittura di Konrad Lorenz, nel ‘900. Il momento dello spettacolo che Paolini ha dedicato a Lorenz, verso la fine, è uno dei più impressionanti: perché a Konrad Lorenz vogliamo tutti bene, era una persona speciale, un osservatore attento, passi per gli ignoranti e i fanatici, ma come è possibile per uno come Lorenz non capire?

Quello che Lorenz non aveva capito era questo: che la civiltà, il progresso effettivo dell’umanità, è avvenuta proprio per questo, perché l’uomo ha fatto sopravvivere anche gli handicappati, i deboli, quelli che in natura non sarebbero mai sopravvissuti. Molti, moltissimi, di questi handicappati (non tutti, va da sè) sono diventati persone importanti, sia nel campo scientifico che nel campo artistico: ve lo siete mai chieste, mentre compulsate lo smartphone col ditino teso, a chi si deve questa possibilità? Magari a uno come Stephen Hawking, che è sulla sedia a rotelle: malattia genetica degenerativa. Magari la musica che state ascoltando è suonata da Itzhak Perlman (anche lui poliomielitico), o da Michael Petrucciani (era un nano), o magari Gramsci, Toulouse-Lautrec, fate voi. Io ho imparato moltissimo da una mia cugina handicappata, e dai suoi genitori (mia zia e mio zio) che l’amavano profondamente. Quando io ero bambino, un bambino sano, in ogni classe c’era almeno un bambino poliomielitico. Magari mancavano di scuola per mesi, ma quando li si vedeva erano bambini come gli altri, però con le stampelle. Mi si dirà: ci sono quelli che disturbano in classe, però, e che impediscono a mio figlio di seguire le lezioni – ebbene, per queste cose l’inchiesta di Paolini è andata davvero fino in fondo, e con grande lucidità. Vi rimando a lui, se riuscite a vedere lo spettacolo: per intanto io metto qui in fondo le due parole che Paolini non è riuscito a dire: tirchieria, grettezza. Cose che stanno in fondo all’anima, non modi di dire: basterebbe poco, per trovare i fondi per gli insegnanti di sostegno, invece voi avete scelto un governo che tagli proprio questi soldi, e non altri. (Voi, non io: per una volta mi chiamo fuori, io ho sempre pagato volentieri le tasse – i veri problemi sono altri, mica le tasse o la secessione o il federalismo che salverà i conti dell’Italia: la tirchieria è il vero problema, la grettezza d'animo di chi vuol risparmiare dieci centesimi e così manda a fondo il suo prossimo...).

PS: la foto di Roosevelt viene da http://www.wikipedia.it/ E’ di uno come Roosevelt che avremmo un gran bisogno, ma vedo che tutti i nostri politici – anche quelli di trent’anni – non sono fatti di quella stoffa. Camminano in piedi, ma non guardano più al di là delle punte delle loro scarpe. Forse stare seduti, stare fermi, essere costretti a rimanere qui invece di correre via, aiuta ad alzare lo sguardo e a vedere anche un po’ più in là.

4 commenti:

Mauro ha detto...

A La7 il coraggio non manca, tanto che Ausmerzen è andato in onda due volte, a tre giorni di distanza, sempre in prima serata, e la settimana dopo hanno dato "Il divo".
Purtroppo è vero, l'eco di questa cosa è stato limitatissimo, quasi inesistente.
Allo spettacolo di Paolini forse è mancata una chiosa come la tua, che citi Roosvelt e Petruccianie Hawking;

Giuliano ha detto...

Marco Paolini avrebbe ben potuto "spettacolizzare" e alleggerire anche un tema come questo, ma non ha voluto farlo e ha fatto bene. Non si può sempre andare incontro al pubblico, quando c'è da essere duri bisogna essere duri - ovvio che poi il rischio che non ti guardino né ascoltino è molto alto, ma è un rischio da correre.
Da questo punto di vista, rimpiango molto i tempi in cui c'era solo il servizio pubblico RAI...

Anonimo ha detto...

Convengo pienamente con te in merito a ciò che hai così splendidamente esposto. Purtroppo, devo anche dire che una questione di siffatta importanza non potrà mai essere degnamente affrontata in un paese come questo, in cui ho la sfortuna di vivere e - ahimé! - lavorare. E l'ambito in cui lavoro è proprio quello del sostegno scolastico, ambito le cui problematiche non si legano solo ai tagli (indiscriminati) che un governo di delinquenti ha così facilmente effettuato. Se ad operazioni politiche così "barbare" facesse fronte un corpo sociale davvero coeso, improntato a far sì che si realizzi una estensione dei diritti vera, tanti sedicenti "uomini di Stato" (e che poi non sono neanche tanto uomini) dovrebbero riflettere lungamente prima di abbandonarsi a dichiarazioni discriminanti e, a mio avviso, vagamente insaporite di un Nazismo che forse solo Kaltenbrunner avrebbe potuto esprimere altrettanto bene. Ma la realtà è ben diversa: le persone hanno poca o nulla voglia di prodigarsi in qualcosa che possa, anche minimamente, apportare un po' di benessere a qualcuno che non sia membro della propria cerchia o, in alcuni casi, addirittura "Camarilla"; ognuno vive solo ed esclusivamente in funzione dei propri bisogni, e qualsiasi cosa se ne discosti viene semplicemente reputata "indegna di qualsivoglia considerazione". Già nella scuola in cui lavoro assisto a scene che, il più delle volte, mi gettano in uno stato di sconforto dal quale sempre più difficilmente mi riprendo: indifferenza, atteggiamenti di colleghi che mi ricordano più quelli di

Giuliano ha detto...

aggiornamento all'anno 2016: da qualche anno La7 è passata a un pubblicitario, Urbano Cairo, scuola berlusconiana. Urbano Cairo si fa passare per editore, in realtà gli editori veri erano fatti in un altro modo. Di questi temi, e con questa professionalità, su La7 non si parla più; solo qualche talk show con i soliti noti più o meno urlacchianti.