lunedì 12 agosto 2019

7-6 ai rigori


Da appassionato di calcio (mio malgrado, smetterei volentieri) rimango sempre stupito ogni estate dal modo in cui vengono raccontate le amichevoli estive. Del tipo: Tizio batte Caio 7-6 ai rigori. E giù commenti sulla vittoria dell'uno e la sconfitta dell'altro, commenti poi puntualmente ripresi e amplificati dai tifosi nei bar (non avete idea di quanto queste cose facciano subito presa). E ogni volta il mio pensiero è: chi se ne frega dei rigori, se sono andati ai rigori significa che la partita è finita in pareggio. E anche: chi se ne frega del risultato, è solo un'amichevole estiva, ci sono calciatori che se ne andranno subito, altri che non giocheranno mai da titolari in campionato, la preparazione atletica è ancora da completare. Allo stesso modo vengono recensiti gli otto a zero con le formazioni di dilettanti in un altro tipo di amichevoli, quelle vecchio stile, le "sgambate" di allenamento dove gli avversari si guarderebbero bene dal tentare un intervento deciso sulle gambe di campioni che guadagnano cento volte più di loro.
Cosa dovrebbe fare un giornalista serio davanti a queste amichevoli? In primo luogo, riportare la formazione iniziale con l'esatta disposizione in campo - ma quasi sempre è un'informazione difficile da recuperare sui giornali, anche quelli on line. Eppure, è l'unica cosa che può avere qualche interesse nel calcio d'agosto: sta cambiando modulo la mia squadra, oppure gioca come l'anno scorso? Può ben darsi che una sconfitta arrivi da nuovi schemi di gioco non ancora memorizzati, da esperimenti che poi non verranno mai ripetuti... Mah.

Porto qui queste riflessioni perché quest'anno le amichevoli estive coincidono con una crisi di governo, anch'essa mal raccontata. Chi se ne frega delle foto del politico al mare, in spiaggia con i suoi fans? Chi si ricorda che quel tal politico intervistato ha una condanna definitiva a cinque anni di galera per aver frodato il fisco? Purtroppo, i giornalisti politici non sono migliori di quelli sportivi. Ci sono molte eccezioni, s'intende, molti cronisti politici sono bravi e molti fanno ancora inchieste approfondite, ma purtroppo prevale la cretinata. La cretinata è più spettacolare, fa audience; l'inchiesta approfondita non la legge nessuno e nessuno la riprende, non solo al bar ma anche nei commenti di politica sui quotidiani.
Ricordo ancora quando si iniziò con questo andazzo, i giornalisti con il microfono che assediano per strada il politico di turno, aspettando che dica chissà che cosa. Allora era una novità, correvano gli anni '80 e l'informazione era stata fin lì molto ingessata; ma, oggi? Oggi siamo ancora qui, al 7-6 ai rigori. In politica come nel calcio. E intanto al bar, nelle strade, sui posti di lavoro, nei negozi, la gente parla e riprende solo le cretinate. Chi prova ad affrontare un discorso serio e approfondito viene guardato con sospetto, dopo un po' viene evitato. Un altro brutto segnale per il futuro.
 

 
(la vignetta viene da La Settimana Enigmistica)

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