Devo molto a Enrico Ghezzi, senza di
lui non avrei mai visto e conosciuto tanti film importanti e tanti
autori fuori dal circuito commerciale. Lo ringrazio, quindi, ma non
mi unisco al coro di chi festeggia i trent'anni di "Blob".
Lo dico apertamente: quando so che sta per cominciare Blob, su Raitre
dopo le 20, cambio canale o spengo la tv. "Blob" è stata
una trasmissione divertente e persino istruttiva nei suoi primi
anni; erano divertenti le pause, i piccoli disguidi, gli
strafalcioni, ed erano istruttive le scelte su spezzoni più
impegnati. E poi c'erano Ciprì e Maresco, tante altre cose piccole o
grandi. C'erano già molte cadute di stile (vedi la ripetuta presa in
giro di Sandra Milo, che fu sbeffeggiata mentre era in ansia per la
sorte del figlio Ciro), ma in fondo "Blob" piaceva. Poi le
cose sono cambiate, da almeno una decina d'anni siamo ormai alla
prevalenza del cretino - chiedo scusa per il luogo comune, ma non
saprei come dirlo in altra maniera. "Blob" è di fatto
diventato un'antologia di quanto c'è di cretino in tv, e
nient'altro. Mi si risponderà che così è l'Italia di oggi e che
"Blob" la rappresenta fedelmente; ed è vero, ma di
un'antologia delle scemenze dette in tv farei volentieri a meno. Il
tizio o la tizia avevano detto o fatto una cretinata in tv, io ero
riuscito a schivarla ed ecco che "Blob" me la mette
davanti, magari per una settimana intera. No, grazie, devo molto a
Enrico Ghezzi, ma questa deriva di blob proprio non la reggo.
(disegno di Robert Crumb, anni '70)
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