lunedì 19 agosto 2019

Faccetta nera, o chissà che cosa


La notizia è questa: c'è chi chiede di far cantare Faccetta nera come "compensativo" se si canta Bella ciao. Ho letto e ascoltato molte risposte in merito, ma mi sembra che nessuno vada a cogliere il vero significato della questione, e la cosa mi sorprende. Di regola, c'è lo sdegno; che è giusto, ma magari per un adolescente di oggi è comunque difficile capire, gli adolescenti sono stati cresciuti con il dogma "uno di qui, uno di là, sono tutti uguali", e dal fascismo ci separa ormai quasi un secolo.

In casi come questi io sono per l'analisi del testo: andiamo a vedere se è giusto comparare le due canzoni, "una di qui, una di là". Comincio da "Faccetta nera", che fin dal primo dei suoi versi (bell'Abissina) svela la sua origine, la guerra in Etiopia. L'Italia fascista occupa militarmente l'Etiopia nel 1936, e la perderà molto presto, dopo cinque anni, nel 1941. Per la conquista dell'Etiopia, l'Italia fu duramente condannata dalla comunità internazionale e venne sottoposta alle cosiddette "inique sanzioni", che erano inique solo per la propaganda fascista. Nel corso della guerra per la conquista dell'Etiopia furono inoltre usate armi chimiche espressamente vietate dalle convenzioni internazionali. Il tutto è stato accuratamente documentato dallo storico Angelo Del Boca, ma anche da persone come lo scrittore Luigi Meneghello, che dopo il 1945 si trasferì in Inghilterra per insegnare all'università di Reading e scoprì che gli inglesi diffidavano di noi italiani anche (o soprattutto) per queste cose, che in Italia vennero tenute accuratamente nascoste. La propaganda fascista continua a funzionare, insomma, e neanche la documentazione storica sembra poterla intaccare; su internet ho trovato curiose risposte alla questione dei gas e delle armi chimiche usate dai fascisti in Etiopia, del tipo "gli inglesi usarono le pallottole dum dum". Dico "curiose risposte" perché è evidente che un crimine non annulla l'altro. Un morto di qua e un morto di là non fanno zero morti, la somma è di due morti. Provate a usare questo tipo di ragionamento in tribunale o magari anche soltanto a scuola, "io non ho studiato ma neanche quello là lo ha fatto"... In tribunale sarebbe un'ammissione di colpa, a scuola porterebbe alla bocciatura.
 
L'antica Abissinia corrisponde all'Etiopia, più o meno; comprendeva la Nubia e non solo le attuali Etiopia ed Eritrea. L'etimologia dice che per gli antichi greci e romani il significato del nome Abissinia è "pelle bruciata", a indicare il colore della pelle dei locali: "Faccetta nera", per l'appunto, che di per sè non è un insulto e anzi - nel prosieguo della canzone - è quasi una dichiarazione d'amore. Leggendo il testo, o cantando la canzone, appare evidente che gli attuali nostalgici di quel periodo dovrebbero accogliere a braccia aperte gli immigrati di queste settimane, almeno i somali e gli etiopi ed eritrei, come compatrioti. Io direi anche i libici, ma "Faccetta nera" parla delle belle abissine, e quindi per ora le belle libiche rimarranno fuori da quello che sto scrivendo. In effetti, va detto, ci furono molti matrimoni misti e molti italiani si comportarono bene in Etiopia e in Eritrea; non i capi militari, ma la gente comune (contadini e lavoratori) sì.

Passando a "Bella ciao", si tratta dell'elaborazione di una canzone popolare molto più antica e si riferisce, nel testo che conosciamo oggi, alla Resistenza contro il fascismo cioè dopo il 1943. I primi versi, "una mattina mi son svegliata / ed ho trovato l'invasor" mi fanno pensare a Sant'Anna di Stazzema, a Boves, a Marzabotto, a Civitella, a tutte le stragi nazifasciste di quel terribile anno 1944. E' possibile passare sopra a queste stragi nazi-fasciste? Ognuno ha la sua coscienza, non sto qui a discutere ma tengo a rimarcare che affrontare la questione con "uno di qui, uno di là" è davvero una cosa troppo superficiale per una persona con un minimo d'intelligenza.

C'è poi il lato estetico, tutt'altro che secondario. "Faccetta nera" è una marcetta molto rudimentale, una di quelle cose che ti si appiccicano addosso e non riesci più a mandarle vie. Jovanotti una volta ebbe a dire che "tanti auguri a te" è la canzone più brutta del mondo, ma secondo me si era dimenticato del trio Faccetta nera / Giovinezza/ Inno dei sommergibilisti, che meritano il primo posto ex aequo. Non per motivi storici o politici, ma proprio perché sono brutte. (Al quarto posto metterei Toto Cutugno, ma qui mi devo fermare per non uscire fuori tema). "Bella ciao", come si diceva, riprende una canzone molto più antica; Moni Ovadia ne ha trovato, nella melodia, un antecedente perfino nella musica klezmer; ma il tema musicale sembra essere ancora più antico. Dal punto di vista musicale, "Bella ciao" è una canzone ben costruita e ben armonizzata, tutt'altro che banale, come molte composizioni del nostro folklore. Non a caso, è stata ripresa e cantata da artisti di fama internazionale, come Yves Montand. Piace a tanti, "Bella ciao", al di là del testo.

Davanti alla dichiarazione di bruttezza per "Faccetta nera" c'è chi vorrebbe obiettare: e allora, "Fratelli d'Italia"? La pensavo anch'io così, tanti anni fa, ma poi ho ascoltato il nostro inno nazionale diretto da Salvatore Accardo e da Riccardo Muti, e ho cambiato idea. "Fratelli d'Italia" è spesso cantato male, ma non è così brutto come sembrerebbe. Allargando il discorso ad altri inni famosi, La Marsigliese, L'Internazionale, God save the Queen, sono musiche ben costruite e ben armonizzate, con temi e melodie non banali. Il lato estetico, la bellezza della melodia, è importante: per l'inno russo è stata conservata la musica dopo la caduta dell'Urss, così come per quello tedesco (opera di Franz Joseph Haydn, nel '700) dopo la caduta del nazismo. Non a caso, Arturo Toscanini si rifiutò di dirigere "Giovinezza" all'apertura di un concerto. Al di là delle opinioni politiche, certe musiche sono davvero troppo brutte per essere accettate in concerto.

In conclusione, la domanda d'obbligo è questa: serve poi fare l'analisi del testo, l'esegesi? No che non serve, chi canta "Faccetta nera" o "Giovinezza" non è il tipo che ascolta e che ragiona. So già cosa potrebbe succedere se qualcuno di loro leggesse ciò che ho appena scritto: farebbero come i fumatori degli anni passati, incuranti di tutto, che davanti al divieto di fumare ti buttavano il fumo in faccia. E allora per chiudere suggerisco testi alternativi: come "quando saremo a Macallè / noi mangerem la pastasciutta insieme a te". Non solo questa variazione è autentica (d'epoca) ma è divertente e nobilita molto la canzone. Buona pastasciutta a tutti.

(la foto di Abebe Bikila, due volte campione olimpico nella maratona, viene da Wikipedia.it)

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