A noi di sinistra certe persone non sono mai piaciute: né loro, né i loro metodi. Non si tratta di un nome in particolare, e non c’entra lo scandalo più recente, quello del Monte dei Paschi (purtroppo, ce ne sono altri...). E’ proprio il sistema, il modo di fare, la mentalità, che è del tutto estranea alla Sinistra: degli infiltrati, verrebbe da dire. Persone con mentalità di destra infilate nei partiti di Sinistra: reaganiani e thatcheriani, liberisti neanche tanto camuffati. E’ stato il pensiero dominante, dagli anni ’80 in poi, e anche a sinistra si è ceduto: il risultato è che la Coop non era più la Coop, banche e assicurazioni da sempre legate al mondo del lavoro sono diventate indistinguibili dalle altre banche e assicurazioni, le librerie Feltrinelli sono identiche alle Rizzoli e Mondadori, nemmeno il sindacato è rimasto indenne da questa deriva liberista e di destra. Il caso più eclatante è stato probabilmente l’elezione a deputato di Calearo, uomo di destra, cooptato nel PD da Walter Veltroni: e infatti dopo pochi mesi è passato nelle file della destra, con Berlusconi e con la Lega, al suo posto naturale. Non è una novità, insomma; e per questo il PD, e prima ancora i Ds e il Pds, ne sono stati penalizzati pesantemente, per vent’anni, in termini di voti alle elezioni.
A destra si sono persi, o hanno fatto finta di ignorare, tutte le discussioni che abbiamo fatto all’interno della Sinistra; a destra non hanno ancora capito che Prodi è democristiano, che Scalfaro era un cattolico conservatore, e su Libero e sul Giornale sono perfino arrivati a dare del comunista a Mario Monti – ma qui mi fermo e arrivo al dunque. Che è questo: noi di sinistra siamo contenti che sia finalmente scoppiato il caso del Monte dei Paschi, era ora, non se ne poteva più di vedere certi personaggi vicini ai nostri Partiti. Che si tolgano dai piedi, che vadano anche in galera se necessario.
Detto questo, mi guardo intorno e guardo in volto le persone che si sono alzate in questi giorni col ditino alzato, a indicare lo scandalo della banca legata al PD: Maroni, Berlusconi, Tremonti, Grillo, mamma mia, che parata di mostri... Quel dito puntato mi sembra ancora più inquietante, non il dito di una persona ma quello di un mostro, di uno zombie. Mi sembra di essere finito in uno di quei film degli anni ’50 dove c’erano tutti assieme Frankenstein, Dracula, l’Uomo Lupo, la Donna Pantera, la Mummia, e chissà cos’altro ancora. Scappi da uno di questi mostri, e te ne trovi davanti un altro... Impossibile sfuggire. E allora, che fare? Ricordare a Roberto Maroni la Banca Padana, la Popolare di Lodi, l’appoggio e la presenza fisica nella giunta più indagata, inquisita e condannata della Regione Lombardia, eccetera eccetera eccetera? Ricordare a Giulio Tremonti che è stato a capo dell’Economia per quasi vent’anni? Ricordare a Silvio Berlusconi le sue infinite holding tipo scatola cinese, i discorsi in favore degli evasori fiscali, i condoni edilizi, i condoni fiscali, gli infiniti scandali che lo vedono impegnato da trent’anni in infiniti processi? Non serve, sono come gli zombies: pensi di averli sistemati, risorgono subito più cattivi di prima.
Beppe Grillo mi sembra l’Uomo Lupo: che in un film di Gianni e Pinotto era un amico, ma ogni sera supplicava gli amici di tenerlo ben chiuso in una stanza, con la luna piena avrebbe potuto sbranarli lo stesso, alla faccia dell’amicizia.
Unica consolazione: nel PD nessuno ha difeso quello che è successo al Monte dei Paschi, così come nessuno ha difeso Filippo Penati, ormai da molto tempo fuori dal Partito. A destra, invece, tutti difendono tutti, negano anche l’evidenza, Formigoni anche dopo lo scandalo del San Raffaele e di altri ospedali lombardi continua a ripetere che non è successo nulla (e i soldi del ticket, contanti liquidi e puliti, a chi andavano?), la Lega Nord anche dopo lo scandalo delle discariche cremonesi e bresciane continua a dichiarare di aver fatto buon governo, Maroni si vanta dei successi contro la mafia proprio mentre la magistratura svela con chiarezza che la mafia e la ‘ndrangheta sono ormai ovunque, nella Padania leghista e in particolare in Lombardia.
In questo contesto, però, mi ricordo di essere lombardo. E, da lombardo, penso che il candidato del centrosinistra alle prossime elezioni si chiama Umberto Ambrosoli. Ecco, a Umberto Ambrosoli mi sento di dare fiducia. In parte per il cognome che porta, per la famiglia da cui proviene, e poi – soprattutto - per come si presenta e per quello che dice. E non è vero che “sono tutti uguali”, nel PD hanno iniziato davvero a lasciare a casa i mostri, quelli sacri e quelli ingombranti, il PD di oggi sta diventando un partito diverso rispetto al passato più recente. Anche nel movimento di Grillo ho visto emergere facce nuove, volti e modi di persone normali: si tratta comunque di fare piazza pulita rispetto al passato. Anche con Ingroia ci sono persone che hanno combattuto la deriva di questi anni. Abbiamo dunque a disposizione alcuni partiti o movimenti che cominciano a prendere le distanze dalla speculazione e dal pensiero dominante degli ultimi trent’anni, quello che ci ha portati alla crisi. Sia nel PD che con Ingroia che con il Movimento 5 stelle ci sono persone interessanti. Sta a noi elettori fare in modo che si continui sulla buona strada, vigilare; per intanto, l’importante è che si mettano fuori gioco tutti quelli che hanno portato la ‘ndrangheta perfino nel Consiglio regionale della regione più importante d’Italia: e intendo i Maroni, i Formigoni e i loro alleati che ci hanno portato alla crisi economica e morale.
AGGIORNAMENTO AL 2 FEBBRAIO 2013: il Corrierone fa un titolone, pare che Maroni accusi Napolitano di coprire lo scandalo. Oh bella, e Maroni dov'era, e Tremonti dov'era? Erano al governo, uno agli Interni e l'altro all'Economia. Non hanno visto niente? Tremonti pare che abbia firmato addirittura un mega prestito al Monte dei Paschi, i famosi Tremonti-bond... E i condoni, lo scudo fiscale, la depenalizzazione del falso in bilancio, chi li ha firmati? Lo scrivo qui per i distratti: Tremonti, ministro dell'Economia dal 2001 al 2012.
AGGIORNAMENTO AL 9 FEBBRAIO 2013: al Monte dei Paschi, stando alle notizie più recenti, faceva capo anche una persona vicina a Cesare Verdini, un deputato molto importante. Non sapete chi è Verdini? Male, molto male: andate a informarvi.
sabato 26 gennaio 2013
venerdì 18 gennaio 2013
L’on. Salvini e il federalismo degli Svizzeri
Il federalismo esiste in Svizzera da secoli, e in Germania da quasi duecento anni: è l’argomento di punta dei leghisti nelle infinite discussioni sul tema. E quindi, si conclude, dov’è il problema?
Il problema è questo: che se in Svizzera o in Germania venissero a sapere che un politico ha comperato una laurea lo metterebbero immediatamente alla porta, magari anche a pedate. E si tratta solo del primo esempio che mi è venuto in mente: provo a pensare a cosa succederebbe, in Svizzera o in Germania, se scoprissero che un politico o un assessore è colluso con la malavita organizzata, come è successo di recente in Lombardia: non so gli Svizzeri, ma di sicuro i Tedeschi ripristinerebbero seduta stante i metodi e i rituali praticati durante la battaglia di Teutoburgo (anno 9 d.C.), scorticazioni e impalazioni comprese.
Invece da noi, niente. Da noi, il deputato europeo nonché segretario regionale lombardo, onorevole Salvini, può tranquillamente andare in tv e parlare ancora di teoria politica, come se niente fosse, dopo aver governato in questo modo, e per vent’anni, non solo la principale regione italiana ma anche Roma e l’Italia intera. Ministri lombardi erano quasi tutti i membri del governo di cui ha fatto parte fino a ieri la Lega Nord: Bossi, Maroni, Berlusconi, Calderoli, Gelmini, Brambilla, Tremonti (Tremonti è di Sondrio, quasi svizzero), Irene Pivetti, Formigoni, eccetera eccetera. Se i Comuni e le Regioni italiane sono così disastrate, gran parte della colpa va proprio a Berlusconi, a Tremonti e alla Lega: gli altri erano all’opposizione, le decisioni vengono prese da chi comanda. Vogliamo parlare, magari, delle condizioni in cui è stata ridotta Parma, città modello ai tempi del PCI?
Cambiar discorso in tv è comunque facile, se vicino a te c’è il sindacalista si attacca a parlare del sindacato, se c’è Nichi Vendola si parla dei matrimoni omosessuali, se c’è Landini della FIOM gli si dice “non gridare che non sono sordo”; l’importante è sviare il discorso, evitare di rispondere. E’ facile, e il conduttore lo consente sempre. A scuola, o in tribunale, si verrebbe presi a bacchettate: non so niente di Traiano, sposto il discorso su Giulio Cesare. Non so niente delle reazioni delle ammine, provo a spostare il discorso su qualcosa che so – ma i professori raramente sono così fessi, e in tribunale a rispondere così si rischia, negli USA (paese federalista come pochi altri al mondo) quando si cerca di cambiar discorso davanti a un’osservazione precisa, si viene incriminati per vilipendio. In tv, invece, te lo lasciano fare senza problemi: che il conduttore sia connivente o solo un po’ distratto il risultato non cambia.
Ci si chiede anche che cosa bisogna fare per diventare assessori, onorevoli, ministri. Ai giovani che chiedono un posto di lavoro, anche uno qualsiasi, si chiede il curriculum e poi si storce il naso anche davanti a una laurea in ingegneria, a due lingue straniere parlate e scritte... Questi chi sono, come vengono selezionati? Non entro nel dettaglio, me ne guardo bene: me lo sono già comunque chiesto altre volte, per esempio qui; e mi è toccato prendere atto che abbiamo avuto non solo donnine allegre (questo arrivo a capirlo), ma perfino degli ultrà del calcio come assessori. In Lombardia e soprattutto nel Lazio si fa carriera così, alla faccia del curriculum vitae.
Conclusione: lasciamo stare gli svizzeri quando si parla di federalismo, se al posto di Guglielmo Tell ci fossero stati Bossi e Tremonti e Maroni non oso pensare a come sarebbe andata a finire, con quella mela e con quella balestra.
PS: Quando si parla della Fornero, bisogna ricordarsi che Roberto Maroni è stato ministro del Lavoro. I danni non li ha fatti la Fornero, ha cominciato Maroni: se vostro figlio è disoccupato, ricordatevi che in vent'anni Maroni non ha mai detto una parola mentre le fabbriche padane chiudevano o traslocavano all'estero.
Il problema è questo: che se in Svizzera o in Germania venissero a sapere che un politico ha comperato una laurea lo metterebbero immediatamente alla porta, magari anche a pedate. E si tratta solo del primo esempio che mi è venuto in mente: provo a pensare a cosa succederebbe, in Svizzera o in Germania, se scoprissero che un politico o un assessore è colluso con la malavita organizzata, come è successo di recente in Lombardia: non so gli Svizzeri, ma di sicuro i Tedeschi ripristinerebbero seduta stante i metodi e i rituali praticati durante la battaglia di Teutoburgo (anno 9 d.C.), scorticazioni e impalazioni comprese.
Invece da noi, niente. Da noi, il deputato europeo nonché segretario regionale lombardo, onorevole Salvini, può tranquillamente andare in tv e parlare ancora di teoria politica, come se niente fosse, dopo aver governato in questo modo, e per vent’anni, non solo la principale regione italiana ma anche Roma e l’Italia intera. Ministri lombardi erano quasi tutti i membri del governo di cui ha fatto parte fino a ieri la Lega Nord: Bossi, Maroni, Berlusconi, Calderoli, Gelmini, Brambilla, Tremonti (Tremonti è di Sondrio, quasi svizzero), Irene Pivetti, Formigoni, eccetera eccetera. Se i Comuni e le Regioni italiane sono così disastrate, gran parte della colpa va proprio a Berlusconi, a Tremonti e alla Lega: gli altri erano all’opposizione, le decisioni vengono prese da chi comanda. Vogliamo parlare, magari, delle condizioni in cui è stata ridotta Parma, città modello ai tempi del PCI?
Cambiar discorso in tv è comunque facile, se vicino a te c’è il sindacalista si attacca a parlare del sindacato, se c’è Nichi Vendola si parla dei matrimoni omosessuali, se c’è Landini della FIOM gli si dice “non gridare che non sono sordo”; l’importante è sviare il discorso, evitare di rispondere. E’ facile, e il conduttore lo consente sempre. A scuola, o in tribunale, si verrebbe presi a bacchettate: non so niente di Traiano, sposto il discorso su Giulio Cesare. Non so niente delle reazioni delle ammine, provo a spostare il discorso su qualcosa che so – ma i professori raramente sono così fessi, e in tribunale a rispondere così si rischia, negli USA (paese federalista come pochi altri al mondo) quando si cerca di cambiar discorso davanti a un’osservazione precisa, si viene incriminati per vilipendio. In tv, invece, te lo lasciano fare senza problemi: che il conduttore sia connivente o solo un po’ distratto il risultato non cambia.
Ci si chiede anche che cosa bisogna fare per diventare assessori, onorevoli, ministri. Ai giovani che chiedono un posto di lavoro, anche uno qualsiasi, si chiede il curriculum e poi si storce il naso anche davanti a una laurea in ingegneria, a due lingue straniere parlate e scritte... Questi chi sono, come vengono selezionati? Non entro nel dettaglio, me ne guardo bene: me lo sono già comunque chiesto altre volte, per esempio qui; e mi è toccato prendere atto che abbiamo avuto non solo donnine allegre (questo arrivo a capirlo), ma perfino degli ultrà del calcio come assessori. In Lombardia e soprattutto nel Lazio si fa carriera così, alla faccia del curriculum vitae.
Conclusione: lasciamo stare gli svizzeri quando si parla di federalismo, se al posto di Guglielmo Tell ci fossero stati Bossi e Tremonti e Maroni non oso pensare a come sarebbe andata a finire, con quella mela e con quella balestra.
PS: Quando si parla della Fornero, bisogna ricordarsi che Roberto Maroni è stato ministro del Lavoro. I danni non li ha fatti la Fornero, ha cominciato Maroni: se vostro figlio è disoccupato, ricordatevi che in vent'anni Maroni non ha mai detto una parola mentre le fabbriche padane chiudevano o traslocavano all'estero.
sabato 12 gennaio 2013
Maroni, Berlusconi, Santoro, Monti
L’altra sera, da Santoro, Silvio Berlusconi ha detto alcune inesattezze; pensavo che se ne parlasse sui giornali e su internet, così non è stato. Provo a parlarne qui.
- La prima inesattezza è quella sull’euro: un’ospite della trasmissione ha messo in evidenza i difetti della moneta unica, e Berlusconi ha approvato rincarando la dose. Ora, Berlusconi era al governo proprio nel momento più importante per l’euro: dal 2001 al 2006. Poteva intervenire e non lo ha fatto, poteva migliorare gli inizi della moneta unica e non lo ha fatto: oltretutto, nel Parlamento Europeo il partito di Berlusconi fa parte della maggioranza. Perché Berlusconi non si è mosso in quegli anni? Perché Tremonti, Brunetta, Bossi, Fini, Maroni, non sono intervenuti allora, facendo presente i difetti della Banca Centrale Europea e lavorando per migliorare la situazione?
Mi sarebbe piaciuto sentir fare questa domanda, ma questa domanda non è arrivata, e anzi si è lasciato indisturbato il principale responsabile dell’andamento dell’Economia italiana a fare il suo ennesimo comizio.
- L’euro, la moneta unica europea, è stato pensato da persone che poi non sono state presenti al momento della sua applicazione. La classe dirigente degli anni ’80 e ’90 è stata completamente sostituita al momento delle elezioni europee successive: per essere più precisi, al potere in Europa è arrivata una generazione di politici che nella moneta unica non hanno mai creduto fino in fondo. I difetti dell’euro arrivano proprio da qui, dai politici (in gran parte nazionalisti, e di destra) che non ci hanno mai creduto.
- Oltre a Berlusconi, nel Parlamento Europeo c’è anche la Lega Nord: vogliamo andare a vedere che cosa hanno fatto in tutti questi anni, che iniziative hanno preso, come si sono inseriti nelle decisioni importanti? Sarebbe interessante chiedere un parere a chi c’era, per esempio a Mario Monti. Che vantaggi ha avuto il nostro Paese dalla presenza di Borghezio, Speroni, Salvini nel Parlamento Europeo? Si è accresciuto il nostro prestigio? Siamo migliorati?
- Un’altra questione importante: la lotta alla mafia. Durante il ventennio berlusconiano (e leghista, e ciellino...) alle tre regioni tradizionalmente in mano alla malavita organizzata si è aggiunta anche la Lombardia. Ci sono già delle sentenze definitive, ci sono indagini e arresti, sedici componenti della giunta lombarda sono finiti sotto inchiesta o condannati. Sedici non sono pochi. Ne vogliamo parlare?
- Vogliamo parlare dei ripetuti insulti e attacchi rivolti ai magistrati che guidano le inchieste contro la mafia e la ‘ndrangheta? Vorrebbe Silvio Berlusconi, e con lui Roberto Maroni, chiedere pubblicamente scusa alla signora Ilda Boccassini per le ripetute ingiurie di questi ultimi vent’anni? E’ proprio Ilda Boccassini che sta guidando le principali indagini contro la ‘ndrangheta, gli arresti dei mafiosi sono merito suo e non di Roberto Maroni. Per chi non se ne fosse accorto, non solo gli arresti importanti sono continuati anche dopo la caduta del governo Berlusconi, ma dopo (dopo Maroni) si è arrivati anche ad arresti di politici e dirigenti di aziende pubbliche. Come mai a Maroni, “miglior ministro degli Interni della storia d’Italia” secondo la sua autodefinizione, sono sfuggite cose enormi come la gestione del finanziamento pubblico del suo stesso partito, come gli scandali delle discariche cremonesi e bresciane?
- Cesare Previti ha una condanna definitiva, su tre gradi di giudizio: sette anni di carcere per aver corrotto un giudice, così da avere una sentenza in favore. Per chi stava lavorando, l'avvocato Previti, in quel processo? Se si dà ancora credito a Previti, e a chi gli sta vicino, non ci si venga poi a lamentare dei politici corrotti, della casta, e di quant'altro ancora.
- E poi Travaglio. Che mi frega di Travaglio, mi sono chiesto durante lo show che è stato concesso a Silvio Berlusconi nella trasmissione di Santoro. Travaglio non ha mai avuto la minima influenza sulla mia vita, è solo un giornalista, posso leggerlo o non leggerlo, posso ascoltarlo o cambiar canale. Con Silvio Berlusconi, invece, cambiare canale non mi è stato mai concesso; e le sue decisioni hanno influito pesantemente sulla vita di noi tutti.
- Una domanda che andava fatta: le ditte italiane in questi ultimi dieci anni sono andate quasi tutte all’estero. Come mai Berlusconi, Maroni, Bossi, Borghezio, La Russa, Galan, Zaia, non ne hanno mai neppure accennato? Dov’erano, mentre gli industriali veneti tenevano le loro riunioni annuali in Romania? Ormai le ditte venete sono tutte in Romania, se non ve ne siete accorti o siete un po’ fresconi oppure siete d’accordo...
- Maroni è stato ministro del Lavoro: i danni della Fornero cominciano proprio da lui, da Roberto Maroni.
- E infine, quando avrei chiuso la trasmissione io? Io l’avrei chiusa quando Berlusconi si è messo a spiegare l’acqua alta a Venezia. Che c’entra, gli avrei chiesto, l’acqua alta con la peggiore crisi economica degli ultimi sessant’anni? Stia al tema, gli avrei detto, e non ci prenda per i fondelli.
A questo punto, è quasi certo, la trasmissione sarebbe finita. Mai occuparsi della verità, parole parole parole, tanto la gente ci casca sempre.
PS: per chi fosse interessato, alla voce “Chi vota a destra/Lega è un imbecille?” ho dedicato diversi post: qui, qui, qui, qui, qui, qui e poi ancora qui , e altro ancora. Ho portato parecchi argomenti, aspetto ancora risposte accettabili.
- La prima inesattezza è quella sull’euro: un’ospite della trasmissione ha messo in evidenza i difetti della moneta unica, e Berlusconi ha approvato rincarando la dose. Ora, Berlusconi era al governo proprio nel momento più importante per l’euro: dal 2001 al 2006. Poteva intervenire e non lo ha fatto, poteva migliorare gli inizi della moneta unica e non lo ha fatto: oltretutto, nel Parlamento Europeo il partito di Berlusconi fa parte della maggioranza. Perché Berlusconi non si è mosso in quegli anni? Perché Tremonti, Brunetta, Bossi, Fini, Maroni, non sono intervenuti allora, facendo presente i difetti della Banca Centrale Europea e lavorando per migliorare la situazione?
Mi sarebbe piaciuto sentir fare questa domanda, ma questa domanda non è arrivata, e anzi si è lasciato indisturbato il principale responsabile dell’andamento dell’Economia italiana a fare il suo ennesimo comizio.
- L’euro, la moneta unica europea, è stato pensato da persone che poi non sono state presenti al momento della sua applicazione. La classe dirigente degli anni ’80 e ’90 è stata completamente sostituita al momento delle elezioni europee successive: per essere più precisi, al potere in Europa è arrivata una generazione di politici che nella moneta unica non hanno mai creduto fino in fondo. I difetti dell’euro arrivano proprio da qui, dai politici (in gran parte nazionalisti, e di destra) che non ci hanno mai creduto.
- Oltre a Berlusconi, nel Parlamento Europeo c’è anche la Lega Nord: vogliamo andare a vedere che cosa hanno fatto in tutti questi anni, che iniziative hanno preso, come si sono inseriti nelle decisioni importanti? Sarebbe interessante chiedere un parere a chi c’era, per esempio a Mario Monti. Che vantaggi ha avuto il nostro Paese dalla presenza di Borghezio, Speroni, Salvini nel Parlamento Europeo? Si è accresciuto il nostro prestigio? Siamo migliorati?
- Un’altra questione importante: la lotta alla mafia. Durante il ventennio berlusconiano (e leghista, e ciellino...) alle tre regioni tradizionalmente in mano alla malavita organizzata si è aggiunta anche la Lombardia. Ci sono già delle sentenze definitive, ci sono indagini e arresti, sedici componenti della giunta lombarda sono finiti sotto inchiesta o condannati. Sedici non sono pochi. Ne vogliamo parlare?
- Vogliamo parlare dei ripetuti insulti e attacchi rivolti ai magistrati che guidano le inchieste contro la mafia e la ‘ndrangheta? Vorrebbe Silvio Berlusconi, e con lui Roberto Maroni, chiedere pubblicamente scusa alla signora Ilda Boccassini per le ripetute ingiurie di questi ultimi vent’anni? E’ proprio Ilda Boccassini che sta guidando le principali indagini contro la ‘ndrangheta, gli arresti dei mafiosi sono merito suo e non di Roberto Maroni. Per chi non se ne fosse accorto, non solo gli arresti importanti sono continuati anche dopo la caduta del governo Berlusconi, ma dopo (dopo Maroni) si è arrivati anche ad arresti di politici e dirigenti di aziende pubbliche. Come mai a Maroni, “miglior ministro degli Interni della storia d’Italia” secondo la sua autodefinizione, sono sfuggite cose enormi come la gestione del finanziamento pubblico del suo stesso partito, come gli scandali delle discariche cremonesi e bresciane?
- Cesare Previti ha una condanna definitiva, su tre gradi di giudizio: sette anni di carcere per aver corrotto un giudice, così da avere una sentenza in favore. Per chi stava lavorando, l'avvocato Previti, in quel processo? Se si dà ancora credito a Previti, e a chi gli sta vicino, non ci si venga poi a lamentare dei politici corrotti, della casta, e di quant'altro ancora.
- E poi Travaglio. Che mi frega di Travaglio, mi sono chiesto durante lo show che è stato concesso a Silvio Berlusconi nella trasmissione di Santoro. Travaglio non ha mai avuto la minima influenza sulla mia vita, è solo un giornalista, posso leggerlo o non leggerlo, posso ascoltarlo o cambiar canale. Con Silvio Berlusconi, invece, cambiare canale non mi è stato mai concesso; e le sue decisioni hanno influito pesantemente sulla vita di noi tutti.
- Una domanda che andava fatta: le ditte italiane in questi ultimi dieci anni sono andate quasi tutte all’estero. Come mai Berlusconi, Maroni, Bossi, Borghezio, La Russa, Galan, Zaia, non ne hanno mai neppure accennato? Dov’erano, mentre gli industriali veneti tenevano le loro riunioni annuali in Romania? Ormai le ditte venete sono tutte in Romania, se non ve ne siete accorti o siete un po’ fresconi oppure siete d’accordo...
- Maroni è stato ministro del Lavoro: i danni della Fornero cominciano proprio da lui, da Roberto Maroni.
- E infine, quando avrei chiuso la trasmissione io? Io l’avrei chiusa quando Berlusconi si è messo a spiegare l’acqua alta a Venezia. Che c’entra, gli avrei chiesto, l’acqua alta con la peggiore crisi economica degli ultimi sessant’anni? Stia al tema, gli avrei detto, e non ci prenda per i fondelli.
A questo punto, è quasi certo, la trasmissione sarebbe finita. Mai occuparsi della verità, parole parole parole, tanto la gente ci casca sempre.
PS: per chi fosse interessato, alla voce “Chi vota a destra/Lega è un imbecille?” ho dedicato diversi post: qui, qui, qui, qui, qui, qui e poi ancora qui , e altro ancora. Ho portato parecchi argomenti, aspetto ancora risposte accettabili.
domenica 6 gennaio 2013
Non luoghi, 2013
“Non luoghi” è un termine che dobbiamo al francese Marc Augé; la definizione precisa, che prendo da wikipedia, è questa: «... si è occupato di alcuni aspetti prioritari della società contemporanea metropolitana, quali il paradossale incremento della solitudine nonostante l'evoluzione dei mezzi di comunicazione; lo strano percorso relazionale dell'"io" e dell'"altro" immersi in un contesto europeo di fine millennio; il nonluogo, ovverosia quello spazio utilizzato per usi molteplici, anonimo e stereotipato, privo di storicità e frequentato da gruppi di persone freneticamente in transito, che non si relazionano, situazione riscontrabile negli aeroporti, negli alberghi, sulle autostrade, nei grandi magazzini; infine l'oblio e l'aberrazione della memoria. Augé ha eseguito un attento lavoro di raffronto fra l'impressione che questi "nonluoghi" suscitano nella gente comune e quella prodotta da alcuni grandi scrittori della letteratura francese. Il risultato di questa analisi è stato un apparente insuperabile gap fra il linguaggio e l'esperienza.» Marc Augé è un antropologo, nato a Poitiers, il 2 settembre 1935; ha passato molti anni in Africa e in America del Sud, per poi occuparsi di noi europei, cioè delle persone a lui più vicine e dei loro comportamenti. E’ qui, dall’osservazione sui nostri comportamenti nei luoghi come le stazioni e la metropolitana, che è nata la definizione di “non luogo” che ho riportato qui sopra, in un suo libro del 1992 (Non-Lieux. Introduction à une anthropologie de la surmodernité, 1992; pubblicato in Italia da Elèuthera, 1996). Di questo libro, e dei non luoghi, si era parlato molto; e del resto l’osservazione era molto precisa e le intenzioni erano ottime. Vediamo quindi cosa è successo in questi vent’anni che sono trascorsi, e cosa è successo ai non luoghi, cosa è cambiato rispetto ad allora.
Il primo posto che andrei a vedere è la metropolitana, oggetto di un altro libro di Marc Augé (Un ethnologue dans le métro, 1986; edito in Italia da Elèuthera), e poi anche le stazioni ferroviarie, le sale d’attesa, le banche, gli ospedali. Alla fine degli anni ’60, Dino Buzzati a Milano pensava ancora alla metropolitana come a un luogo con un’aura, vi ambientava il mito di Orfeo, gli inferi (non l’inferno, gli inferi); idem per Julio Cortàzar a Parigi negli anni ‘70, luogo d’incontri e di fantasie. Ancora nel 1992 la metropolitana era così, ma oggi è invasa da pubblicità e da luci invadenti, si viene filmati in ogni nostro passo ed è più che possibile finire al tg o su youtube, magari mentre facciamo una smorfia o ci soffiamo il naso. Direi che la metropolitana, oggi, è diventata ancora più non luogo di quanto non fosse prima.
E le stazioni ferroviarie? Anche qui non esiste più la privacy, anche qui la pubblicità è invadentissima (al punto da coprire gli annunci con le informazioni), e inoltre non esistono più le sale d’attesa, spesso per raggiungere i binari bisogna passare attraverso una serie infinita di tapis roulant e di forche caudine, le biglietterie sono chiuse definitivamente o magari chiuse sabato e domenica, se avete bisogno di un’informazione siete ridotti a dialogare con un robot, che magari non dà il resto al vostro biglietto da cinquanta: le stazioni non sono più stazioni, prendere il treno pare che vi sia diventata una cosa secondaria. Ma non basta: oggi a rendere sempre più “non luogo” non solo le stazioni ma anche il treno stesso, vi è anche l’alta velocità: a trecento all’ora esiste solo il treno, il paesaggio esterno è cancellato. Quantomeno, in aereo, alla stessa velocità si poteva vedere cosa c’era sotto, spesso anche in modo spettacolare; in treno a trecento all’ora il mondo esterno è solo un fastidio da superare, un noioso intoppo. Prendere un treno normale è ormai impossibile, anche se vuoi andare a Bologna o a Roma sei costretto a usare il supertreno, obbligato. Se dici “non ho fretta, voglio godermi il paesaggio” sappi che il paesaggio non esiste più, cancellato – come in “Brazil” di Terry Gilliam dove i cartelloni pubblicitari, enormi, impediscono ai viaggiatori di vedere il paesaggio devastato.
La stessa cosa è successa agli ospedali, quasi militarizzati: posso fare un raffronto di persona, perché nel 1995 ho passato un mese all’Istituto dei Tumori di Milano, un ospedale modello, e tutto vi funzionava a perfezione anche senza la disumanizzazione che si vede oggi. So che a molti piace, io quando sono andato a visitare qualcuno mi sono quasi sentito male: corridoi e sale d’attesa angoscianti, personale praticamente in divisa, montagne di divieti, parcheggi a pagamento (e molto cari), questo è veramente diventato uno dei non luoghi per eccellenza, nel 2013.
Sono ormai un non luogo anche le banche: musica diffusa e fastidiosa, luci orrende, arredi, pubblicità, visite corporali all’ingresso (ma se sono cliente qui da vent’anni...), vietato anche portarsi dietro le chiavi di casa.
Si ha l’impressione di essere degli automi anche sulle strade, superstrade e autostrade ormai inevitabili, se vuoi muoverti devi passare per forza da una strada statale, anche solo per cinquecento metri, e lì ti aspettano al varco, come se fossi un criminale, spiato ovunque, fra muri sempre più alti di cemento, sottopassi sempre di cemento. Non esistono alternative all’automobile: andare a piedi o in bicicletta è diventato pericolosissimo, negli anni passati abbiamo imparato che le antiche vie di comunicazione, come la via Francigena, sono diventate impraticabili e pericolose, ci sono le auto ovunque; anche se uno volesse andare a piedi o a cavallo, come suggeriscono gli idioti, è impossibile se non per brevissimi tratti. Prima o poi, la superstrada e il rondò li trovi di sicuro: i molti pellegrini che hanno voluto provare a seguire la via Francigena, negli anni ’90, hanno dovuto farsi scortare dalla polizia stradale.
Che cosa rende “luogo” un “non luogo”? E’ la presenza delle persone. Persone fisiche, presenti, ognuno con le sue caratteristiche, ognuno portatore di se stesso e dei propri difetti ed affetti. Così era il mondo, come era sempre stato, fino a una quindicina di anni fa. Le stazioni erano costruite intorno al passeggero, per esempio, e non il contrario come si vede oggi. Non esiste alternativa ai non luoghi, si fa così e basta, e se vuoi spostarti (se devi) esiste solo quella roba lì, e devi farlo in quel modo lì, a trecento all’ora, col tutor, in mezzo a persone isolate da auricolari e ipad, esseri umani solo in apparenza; perfino le valigie dei viaggiatori ormai sono tutte identiche, indistinguibili, tutti uguali, stesso modello, col trolley. Se dall’aereo, negli anni ’90, si vedeva ancora il mondo esterno, qui siamo al solipsismo: il mondo esterno è solo un fastidio da attraversare, il paese dove abiti, il laghetto dove andavi a pescare da bambino, sono stati cancellati da un esproprio, non luoghi anch’essi. I più giovani non sanno neanche più di cosa stai parlando, sono cresciuti nel cemento e nella plastica e il cemento e la plastica sono per loro l’ambiente naturale.
Buone idee danno spesso pessimi risultati, il libro di Marc Augé mi era sembrato interessante nel 1996, ma la realtà che ne è seguita è questa. Augé lo aveva previsto? Direi di no. Ai non luoghi non esiste più alternativa. Questa è una dittatura, non esiste altra parola più appropriata al momento.
In appendice, vorrei parlare di un lungo articolo a firma Ilaria Carra, che La Repubblica del 4 gennaio 2013 (edizione milanese) dove si parla della chiusura della metropolitana anche in uscita, e si prendono in giro i passeggeri che non si adeguano: “qualcuno continua a sbattere contro la barra, ma si ritiene che ormai questa prassi stia entrando gradualmente nelle abitudini dei milanesi” . Le persone che escono dalla metropolitana vanno a sbattere sulle uscite perché la chiusura delle uscite esiste da pochissimi giorni; e soprattutto direi che vanno a sbattere perché questa è una minchiata, nessuno si aspetta una minchiata ma invece c’è chi le pensa e chi le fa. Nel frattempo, in altri Paesi si sta pensando di rendere gratuiti i mezzi pubblici, si progettano quartieri senza automobili...da noi si arriva sempre in ritardo, e dall’estero si importano, per l’appunto, quasi solo le minchiate. L’articolo prosegue con espressioni come “piano antifurbetti” e “un nuovo step”, e con tutta una sequela di frasi fatte e di luoghi comuni ripetuti a macchina che rendono ormai anche il giornalismo un non luogo. Solo verso la fine, quando si scrive “L’obiettivo finale di Atm è di allargare la sperimentazione anche alla mattina prima delle 9.30 e dopo le 16.30 le due fasce d’orario più critiche, quando i passeggeri sono tanti e il tornello rischia di generare caos” si riconosce finalmente che non è tutto bello come veniva descritto. Ma poi leggo che “il Comune apprezza il piano e ha sempre incoraggiato l’azienda a proseguire su questa strada”: ecco una stilettata particolarmente dolorosa, perché il sindaco di Milano è una persona nuova, Giuliano Pisapia: anche il sindaco Pisapia continua nell’opera di tirar su muri e barriere, di mettere dazi e videocamere, musichette sceme e pubblicità invadenti, forse ben determinato, anche lui, a trasformare ogni luogo in un non luogo, cioè a peggiorare continuamente la nostra vita, anche con provvedimenti in apparenza minimi.
Non vedo più vie d’uscita, tra poco saranno dei non luoghi anche le nostre case, senza librerie (nell’era dell’ebook e del tablet, suvvia), controllati in ogni minima spesa, controllati anche nei rifiuti. L’unica consolazione, per adesso, è che molti (davvero molti) di quelli che hanno preso queste decisioni sono finiti in galera o agli arresti domiciliari (per esempio il signor Biesuz, gran capo delle Ferrovie Lombarde, ciellino). Essere costretti a sperare nei Carabinieri per avere un mondo migliore, ne converrete, non è comunque un bel segnale.
AGGIORNAMENTO al 2 febbraio 2013: il non luogo più spaventoso, a Milano, è probabilmente il percorso che porta alla linea gialla, nella fermata Duomo. Non è nemmeno un orrore, siamo addirittura oltre, chissà chi è il robot che lo ha approvato.
AGGIORNAMENTO al 5 febbraio 2013: da questa settimana, l'obbligo di timbratura anche in uscita è stato esteso a tutta la giornata, sempre a Milano nel metrò; la novità è che prima dicevano di rivolgersi al personale in caso di difficoltà (ma loro dicono: "chi non è in regola", dando per scontato che non esistano persone in difficoltà, ma solo furbi e furbetti), adesso invece dicono: «Rivolgersi alle apposite macchine». Eh già, certo: in un nonluogo i contatti umani sono vietati. E poi, vuoi mettere: le persone bisogna pagarle, il trend invece è di licenziare. E infine, viene da pensare, chissà mai che qualcuno non ci guadagni qualcosa, comperando tutte quelle macchine, quei tornelli.
AGGIORNAMENTO al 3 maggio 2013: vedo al tg le immagini delle nuove metropolitane, a Milano e a Brescia. I responsabili del progetto mettono molta enfasi sul fatto che non c'è personale, treni e stazioni vengono guidati da lontano; uno dei progettisti mostra gli interni e dice che sono confortevoli. Li guardo anch'io, sono come gli interni dei videogames. Per dirla tutta: pochi giorni fa ho visto "Tron Legacy", e gli interni delle nuove metropolitane sono confortevoli come quelli del film, plastica rilucente e metalli freddi, nessun colore, nessun calore, e molto probabilmente nessuno che vi dia un'informazione se ne avete bisogno.
Il primo posto che andrei a vedere è la metropolitana, oggetto di un altro libro di Marc Augé (Un ethnologue dans le métro, 1986; edito in Italia da Elèuthera), e poi anche le stazioni ferroviarie, le sale d’attesa, le banche, gli ospedali. Alla fine degli anni ’60, Dino Buzzati a Milano pensava ancora alla metropolitana come a un luogo con un’aura, vi ambientava il mito di Orfeo, gli inferi (non l’inferno, gli inferi); idem per Julio Cortàzar a Parigi negli anni ‘70, luogo d’incontri e di fantasie. Ancora nel 1992 la metropolitana era così, ma oggi è invasa da pubblicità e da luci invadenti, si viene filmati in ogni nostro passo ed è più che possibile finire al tg o su youtube, magari mentre facciamo una smorfia o ci soffiamo il naso. Direi che la metropolitana, oggi, è diventata ancora più non luogo di quanto non fosse prima.
E le stazioni ferroviarie? Anche qui non esiste più la privacy, anche qui la pubblicità è invadentissima (al punto da coprire gli annunci con le informazioni), e inoltre non esistono più le sale d’attesa, spesso per raggiungere i binari bisogna passare attraverso una serie infinita di tapis roulant e di forche caudine, le biglietterie sono chiuse definitivamente o magari chiuse sabato e domenica, se avete bisogno di un’informazione siete ridotti a dialogare con un robot, che magari non dà il resto al vostro biglietto da cinquanta: le stazioni non sono più stazioni, prendere il treno pare che vi sia diventata una cosa secondaria. Ma non basta: oggi a rendere sempre più “non luogo” non solo le stazioni ma anche il treno stesso, vi è anche l’alta velocità: a trecento all’ora esiste solo il treno, il paesaggio esterno è cancellato. Quantomeno, in aereo, alla stessa velocità si poteva vedere cosa c’era sotto, spesso anche in modo spettacolare; in treno a trecento all’ora il mondo esterno è solo un fastidio da superare, un noioso intoppo. Prendere un treno normale è ormai impossibile, anche se vuoi andare a Bologna o a Roma sei costretto a usare il supertreno, obbligato. Se dici “non ho fretta, voglio godermi il paesaggio” sappi che il paesaggio non esiste più, cancellato – come in “Brazil” di Terry Gilliam dove i cartelloni pubblicitari, enormi, impediscono ai viaggiatori di vedere il paesaggio devastato.
La stessa cosa è successa agli ospedali, quasi militarizzati: posso fare un raffronto di persona, perché nel 1995 ho passato un mese all’Istituto dei Tumori di Milano, un ospedale modello, e tutto vi funzionava a perfezione anche senza la disumanizzazione che si vede oggi. So che a molti piace, io quando sono andato a visitare qualcuno mi sono quasi sentito male: corridoi e sale d’attesa angoscianti, personale praticamente in divisa, montagne di divieti, parcheggi a pagamento (e molto cari), questo è veramente diventato uno dei non luoghi per eccellenza, nel 2013.
Sono ormai un non luogo anche le banche: musica diffusa e fastidiosa, luci orrende, arredi, pubblicità, visite corporali all’ingresso (ma se sono cliente qui da vent’anni...), vietato anche portarsi dietro le chiavi di casa.
Si ha l’impressione di essere degli automi anche sulle strade, superstrade e autostrade ormai inevitabili, se vuoi muoverti devi passare per forza da una strada statale, anche solo per cinquecento metri, e lì ti aspettano al varco, come se fossi un criminale, spiato ovunque, fra muri sempre più alti di cemento, sottopassi sempre di cemento. Non esistono alternative all’automobile: andare a piedi o in bicicletta è diventato pericolosissimo, negli anni passati abbiamo imparato che le antiche vie di comunicazione, come la via Francigena, sono diventate impraticabili e pericolose, ci sono le auto ovunque; anche se uno volesse andare a piedi o a cavallo, come suggeriscono gli idioti, è impossibile se non per brevissimi tratti. Prima o poi, la superstrada e il rondò li trovi di sicuro: i molti pellegrini che hanno voluto provare a seguire la via Francigena, negli anni ’90, hanno dovuto farsi scortare dalla polizia stradale.
Che cosa rende “luogo” un “non luogo”? E’ la presenza delle persone. Persone fisiche, presenti, ognuno con le sue caratteristiche, ognuno portatore di se stesso e dei propri difetti ed affetti. Così era il mondo, come era sempre stato, fino a una quindicina di anni fa. Le stazioni erano costruite intorno al passeggero, per esempio, e non il contrario come si vede oggi. Non esiste alternativa ai non luoghi, si fa così e basta, e se vuoi spostarti (se devi) esiste solo quella roba lì, e devi farlo in quel modo lì, a trecento all’ora, col tutor, in mezzo a persone isolate da auricolari e ipad, esseri umani solo in apparenza; perfino le valigie dei viaggiatori ormai sono tutte identiche, indistinguibili, tutti uguali, stesso modello, col trolley. Se dall’aereo, negli anni ’90, si vedeva ancora il mondo esterno, qui siamo al solipsismo: il mondo esterno è solo un fastidio da attraversare, il paese dove abiti, il laghetto dove andavi a pescare da bambino, sono stati cancellati da un esproprio, non luoghi anch’essi. I più giovani non sanno neanche più di cosa stai parlando, sono cresciuti nel cemento e nella plastica e il cemento e la plastica sono per loro l’ambiente naturale.
Buone idee danno spesso pessimi risultati, il libro di Marc Augé mi era sembrato interessante nel 1996, ma la realtà che ne è seguita è questa. Augé lo aveva previsto? Direi di no. Ai non luoghi non esiste più alternativa. Questa è una dittatura, non esiste altra parola più appropriata al momento.
In appendice, vorrei parlare di un lungo articolo a firma Ilaria Carra, che La Repubblica del 4 gennaio 2013 (edizione milanese) dove si parla della chiusura della metropolitana anche in uscita, e si prendono in giro i passeggeri che non si adeguano: “qualcuno continua a sbattere contro la barra, ma si ritiene che ormai questa prassi stia entrando gradualmente nelle abitudini dei milanesi” . Le persone che escono dalla metropolitana vanno a sbattere sulle uscite perché la chiusura delle uscite esiste da pochissimi giorni; e soprattutto direi che vanno a sbattere perché questa è una minchiata, nessuno si aspetta una minchiata ma invece c’è chi le pensa e chi le fa. Nel frattempo, in altri Paesi si sta pensando di rendere gratuiti i mezzi pubblici, si progettano quartieri senza automobili...da noi si arriva sempre in ritardo, e dall’estero si importano, per l’appunto, quasi solo le minchiate. L’articolo prosegue con espressioni come “piano antifurbetti” e “un nuovo step”, e con tutta una sequela di frasi fatte e di luoghi comuni ripetuti a macchina che rendono ormai anche il giornalismo un non luogo. Solo verso la fine, quando si scrive “L’obiettivo finale di Atm è di allargare la sperimentazione anche alla mattina prima delle 9.30 e dopo le 16.30 le due fasce d’orario più critiche, quando i passeggeri sono tanti e il tornello rischia di generare caos” si riconosce finalmente che non è tutto bello come veniva descritto. Ma poi leggo che “il Comune apprezza il piano e ha sempre incoraggiato l’azienda a proseguire su questa strada”: ecco una stilettata particolarmente dolorosa, perché il sindaco di Milano è una persona nuova, Giuliano Pisapia: anche il sindaco Pisapia continua nell’opera di tirar su muri e barriere, di mettere dazi e videocamere, musichette sceme e pubblicità invadenti, forse ben determinato, anche lui, a trasformare ogni luogo in un non luogo, cioè a peggiorare continuamente la nostra vita, anche con provvedimenti in apparenza minimi.
Non vedo più vie d’uscita, tra poco saranno dei non luoghi anche le nostre case, senza librerie (nell’era dell’ebook e del tablet, suvvia), controllati in ogni minima spesa, controllati anche nei rifiuti. L’unica consolazione, per adesso, è che molti (davvero molti) di quelli che hanno preso queste decisioni sono finiti in galera o agli arresti domiciliari (per esempio il signor Biesuz, gran capo delle Ferrovie Lombarde, ciellino). Essere costretti a sperare nei Carabinieri per avere un mondo migliore, ne converrete, non è comunque un bel segnale.
AGGIORNAMENTO al 2 febbraio 2013: il non luogo più spaventoso, a Milano, è probabilmente il percorso che porta alla linea gialla, nella fermata Duomo. Non è nemmeno un orrore, siamo addirittura oltre, chissà chi è il robot che lo ha approvato.
AGGIORNAMENTO al 5 febbraio 2013: da questa settimana, l'obbligo di timbratura anche in uscita è stato esteso a tutta la giornata, sempre a Milano nel metrò; la novità è che prima dicevano di rivolgersi al personale in caso di difficoltà (ma loro dicono: "chi non è in regola", dando per scontato che non esistano persone in difficoltà, ma solo furbi e furbetti), adesso invece dicono: «Rivolgersi alle apposite macchine». Eh già, certo: in un nonluogo i contatti umani sono vietati. E poi, vuoi mettere: le persone bisogna pagarle, il trend invece è di licenziare. E infine, viene da pensare, chissà mai che qualcuno non ci guadagni qualcosa, comperando tutte quelle macchine, quei tornelli.
AGGIORNAMENTO al 3 maggio 2013: vedo al tg le immagini delle nuove metropolitane, a Milano e a Brescia. I responsabili del progetto mettono molta enfasi sul fatto che non c'è personale, treni e stazioni vengono guidati da lontano; uno dei progettisti mostra gli interni e dice che sono confortevoli. Li guardo anch'io, sono come gli interni dei videogames. Per dirla tutta: pochi giorni fa ho visto "Tron Legacy", e gli interni delle nuove metropolitane sono confortevoli come quelli del film, plastica rilucente e metalli freddi, nessun colore, nessun calore, e molto probabilmente nessuno che vi dia un'informazione se ne avete bisogno.
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